Meditazioni, 4ª domenica di Avvento (Ciclo C)

Riflessioni per la domenica della quarta settimana d'Avvento (Ciclo C). Ecco i temi proposti: Maria sapeva aprirsi all'azione di Dio; Dio si avvicina all'uomo in un modo inimmaginabile; Una risposta al nostro desiderio di salvezza.

- Maria sapeva aprirsi all'azione di Dio

- Dio si avvicina all'uomo in un modo inimmaginabile

- Una risposta al nostro desiderio di salvezza


LA VERGINE MARIA aveva ascoltato con sorpresa le parole dell'angelo: «Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù» (Lc 1, 31). Ma invece di essere paralizzata dal piano divino che doveva cambiare il suo presente e il suo futuro, esclamò con tranquilla convinzione: «"Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola". E l'angelo si allontanò da lei.» (Lc 1, 38). Ci riempie di meraviglia che parole così semplici siano la porta attraverso la quale Dio ha voluto entrare nel nostro mondo, e sono anche la porta attraverso la quale entriamo in questa settimana di Natale. «Eccomi è la parola-chiave della vita. Segna il passaggio da una vita orizzontale, centrata su di sé e sui propri bisogni, a una vita verticale, slanciata verso Dio. Eccomi è essere disponibili al Signore, è la cura per l’egoismo, è l’antidoto a una vita insoddisfatta, a cui manca sempre qualcosa.»[1].

«E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele» (Mi 5, 1), aveva detto il profeta Michea. Un'umile donna diventa la Madre di Dio; un popolo quasi sconosciuto diventa la culla del Messia. È così che Dio lavora. Anche in noi, una risposta apparentemente piccola e piena di fede può trasformare la nostra vita quotidiana in una grande opera divina. Nei momenti più semplici della nostra vita quotidiana possiamo dire “sì” a Dio che viene: in un incontro casuale con un amico, nel procedere, talvolta monotono, delle ore di lavoro, o in una piacevole serata in famiglia.

Forse in questi ultimi giorni di Avvento siamo stati impegnati ad armeggiare con i nostri presepi. Abbiamo spostato una pecora che si era smarrita ed era rivolta lontano dal Bambino, o abbiamo cercato di rendere più accogliente il muschio arido del prato vicino alla stalla. Sono piccoli gesti che desideriamo siano un'immagine della fede con cui vogliamo rispondere alle costanti e quasi impercettibili chiamate di Dio. Vieni, Signore, non tardare, abbiamo bisogno di te e vogliamo preparare il tuo arrivo con amore.


«O DIO, fa' che ritorniamo, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.» (Sal 79, 4). Queste parole piene di attesa esprimono uno dei desideri più profondi del salmista: vedere il volto di Dio. Tuttavia, il popolo d'Israele sapeva che questo era un desiderio impossibile da realizzare. Inoltre, si riteneva che chiunque avesse visto Dio sarebbe morto immediatamente, poiché l'essere umano non sarebbe stato in grado di sopportare la contemplazione di tale grandezza. Per questo siamo così sorpresi - e non vogliamo abituarci - che Dio Onnipotente abbia voluto mostrare il suo volto nella tenera figura di un bambino. Vorremmo avvicinarci a Betlemme in questi giorni con due sentimenti che si completano a vicenda: la riverenza per il mistero e l'affetto che lo accoglie nel calore di una casa.

«Dio degli eserciti, ritorna! Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna,» (Sal 79, 15), il salmista continua a cantare. Dio è stato molto più generoso di quanto il cuore umano potesse immaginare. Non ha solo voluto guardarci dal cielo con affetto e visitarci per un po': è diventato uno con noi e si è talmente impegnato nella sua vigna che è venuto a dirci: «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.» (Gv 15, 5). Tutto può essere alimentato dalla linfa che Cristo ci dà nei suoi sacramenti, nella preghiera, nella sua costante compagnia. Ha voluto vivere una vita umana, affinché la nostra vita umana acquistasse una dimensione divina.

«Gesù nacque a Betlemme in una grotta, dice la Scrittura, “perché non c'era posto per loro nell'albergo”. — Non mi discosto dalla verità teologica, se ti dico che Gesù sta ancora cercando alloggio nel tuo cuore»[2]. Ogni giorno abbiamo l'opportunità di seguire il suggerimento di san Josemaría e aprire il nostro cuore a Gesù. La fede non è solo un insieme di verità, né un insieme di regole astratte da seguire. Credere in Dio è, prima di tutto, accogliere suo Figlio in noi e condividere con lui tutta la nostra vita. In breve, trasformare la nostra anima in Betlemme. Se, grazie all'amore di Maria e Giuseppe e al calore di alcune pecore, Gesù ha potuto sentirsi a suo agio nella povertà di quella stalla... Perché non dovrebbe sentirsi felice anche nei nostri cuori, se cerchiamo di dargli le gioie e i dolori di ognuno dei nostri giorni?


«STILLATE, CIELI, dall'alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia» (Is 45, 8). L'antifona d'ingresso di questa quarta domenica d'Avvento esprime con una forza insolita il bisogno che sentiamo di un Dio che ci salva. In molte occasioni, la nostra preghiera consisterà nell'esprimere dal profondo del nostro cuore quel desiderio di Dio. Sia quando sentiamo i nostri limiti e il dolore delle nostre ferite, sia quando sperimentiamo le gioie nei piccoli dettagli, desideriamo che tutto sia permeato dall'amore di Dio. Ci rendiamo conto che una vita con lui è radicalmente diversa da un'esistenza chiusa in noi stessi.

La seconda lettura della Messa di oggi spiega la causa dell'incarnazione di Cristo: «Ecco, io vengo [...] per fare, o Dio, la tua volontà!» (Eb 10, 7). Il Figlio ha voluto diventare uomo per salvarci. E questa salvezza si spiega solo con il grande amore di suo Padre per noi. «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.» (Gv 3, 16). Quando contempliamo il Bambino di Betlemme, come facciamo a non essere certi dell'amore di Dio per noi e delle sue cure amorevoli? In tutti gli eventi che fanno parte della nostra esistenza possiamo essere sicuri che Dio ci parla e ci salva.

Possiamo immaginare quanto deve essere stato difficile per nostra madre vedere il suo amato figlio nascere nella povertà di una mangiatoia. Ma anche in quell'evento, così oscuro agli occhi degli uomini, deve aver visto brillare la luce di Dio. «Ciò che è veramente grande passa spesso inosservato e il quieto silenzio si rivela più fecondo del frenetico agitarsi che caratterizza le nostre città»[3]. Possiamo chiedere alla Madonna di darci il dono della sua sensibilità e del suo cuore pieno di fede affinché anche noi possiamo percepire Dio in tutti gli aspetti della nostra vita. In questo modo, come san Giovanni Battista saltò di gioia nel grembo di sua madre alla presenza della Madonna in attesa, così noi saremo pieni di gioia nel ricordare la nascita di Gesù.


[1] Papa Francesco, Angelus, 8-XII-2018.

[2] San Josemaría, Forgia, n. 274.

[3] Benedetto XVI, Discorso, 8-XII-2012.