Meditazioni: 25 luglio, San Giacomo apostolo

Riflessioni per meditare il 25 luglio (san Giacomo). I temi proposti sono: La vocazione di Giacomo e Giovanni; Lampo e tuono; La grandezza di Giacomo.

- La vocazione di Giacomo e Giovanni

- Lampo e tuono

- La grandezza di Giacomo


La vocazione di Giacomo e Giovanni

«Mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello che riassettavano le reti, e li chiamò»[1]. Essi, lasciato tutto, lo seguirono. Comincia così la nuova vita di Giacomo accanto al Signore. La sua avventura sarà veloce e intensa: sarà il primo degli apostoli a dare la propria vita per Cristo (cfr. At 12, 2). A Giovanni, invece, il Signore chiederà di aspettare finché egli torni a cercarlo, dopo essersi speso in una vita tanto lunga che aveva fatto pensare ai discepoli che non sarebbe mai morto (cfr. Gv 21, 23).

Il Maestro chiese ai due fratelli una donazione assoluta, benché con manifestazioni diverse. Offrì a entrambi di bere dal suo stesso calice, ed essi accolsero l’invito con tutto l’ardore della loro natura appassionata (cfr. Mt 20, 22). Gesù chiamava i due fratelli Boanèrghes, cioè «figli del tuono» (Mc 3, 17), e fece in modo che incanalassero tutte le loro energie nel servizio. Quando la madre dei figli di Zebedeo gli chiese per i suoi figli il primo posto nel suo regno, Gesù le spiegò che regnare con lui vuol dire servire; che il primo nel suo regno è colui che si fa ultimo e servitore di tutti (cfr. Mt 20, 25-28). Questa logica spesso contrasta con la nostra, è rivoluzionaria, perché si oppone alla dominazione degli uni sugli altri; proprio per questo Gesù ci invita anche a essere vigilanti, a stare sempre attenti a non ingannarci con una lettura edulcorata del suo Vangelo.

Cristo «non ha vissuto la sua libertà come arbitrio o come dominio. L'ha vissuta come servizio. In questo modo ha "riempito" di contenuto la libertà, che altrimenti rimarrebbe "vuota" possibilità di fare o di non fare qualcosa. Come la vita stessa dell'uomo, la libertà trae senso dall'amore»[2]. Gesù aiutò Giacomo e Giovanni a riempire le loro vite di significato, di amore per le altre persone, aprendo a quei semplici pescatori di Galilea orizzonti insospettati, «gli orizzonti del servizio»[3], molto più ampi di quelli immaginati. E così trasformò la loro vita in una appassionante avventura.


Lampo e tuono

Spinti da Gesù, Giacomo e Giovanni ebbero «fretta di amare»[4], di dedicare l’intera loro esistenza a una vita di intenso servizio. Quella di Giacomo – facendo onore al suo appellativo – fu come un lampo che attraversa il cielo in un istante, riempiendolo di luce. Egli si mise immediatamente in marcia e portò Gesù Cristo sino ai confini del mondo allora conosciuto, prima di ritornare a Gerusalemme e fecondare col suo sangue gli inizi della missione della Chiesa. La vita di Giovanni, invece, fu come il tuono, che arriva senza fretta ma con decisione, ma con peso, riempiendo tutto con le sue parole profonde e belle. Giovanni ebbe la possibilità di meditare a lungo sulla vita e gli insegnamenti di Gesù, lasciandoci poi il tesoro dei suoi scritti.

Il lampo e il tuono sono indispensabili l’uno dopo l’altro, manifestano una medesima forza e portano uno stesso messaggio. Non possiamo separarli, come non possiamo separare i Boanerges. Mentre stava con loro, Gesù li volle insieme. Infatti, i due formavano insieme a Pietro un piccolo gruppo di discepoli con quali il maestro aveva una maggiore intimità. Quando il Signore salì al cielo, Giacomo e Giovanni continuarono a diffondere lo stesso messaggio, ognuno a suo modo.

Giacomo continua a farlo ancora oggi, radunando le moltitudini attorno alla sua tomba a Compostela. Ci invita a metterci in cammino, ad essere disposti ad arrivare ai confini del nostro mondo e ad andare oltre le nostre sicurezze e le nostre comodità. «Questo è fondamentale per i cristiani: noi discepoli di Gesù, noi Chiesa, stiamo seduti aspettando che la gente venga o sappiamo alzarci, metterci in cammino con gli altri, cercare gli altri? È una posizione non cristiana dire: “Ma che vengano, io sono qui, che vengano”. No, vai tu a cercarli, fai tu il primo passo»[5]. Giovanni, invece, ci ricorda che se le nostre radici non affondano nell’amore a Cristo, tutto questo movimento e questo camminare valgono molto poco. Scriveva sant’Agostino: «Chi corre fuori dalla via corre invano; non solo, corre per stancarsi. Fuori da essa, quanto più corre. più si smarrisce. Quale è la via nella quale corriamo? Cristo lo ha detto: “Io sono la via” Quale è la patria verso cui ci dirigiamo? Cristo ha detto: “Io sono la verità”. Per lui corri, verso lui corri, in lui troverai riposo»[6].


La grandezza di Giacomo

C’è qualcosa di grande nella vita dell’apostolo Giacomo che rimane nascosto ai nostri occhi. È molto poco quello che sappiamo di questo apostolo dalla vita breve, che non ha lasciato nessuno scritto. Il Vangelo, inoltre, contiene poche sue parole. A fronte del silenzio dello Zebedeo, appare la figura di un altro Giacomo, con titoli importanti come «fratello del Signore» (Gal 1, 19), testimone famoso della sua risurrezione (cfr. 1 Cor 15, 7), vescovo di Gerusalemme (cfr. At 15, 13-21) e colonna della Chiesa (cfr. Gal 2, 9). Quest’altro Giacomo godeva di grande autorità nella prima comunità cristiana, come si legge negli Atti degli Apostoli e nelle lettere di san Paolo. Inoltre dà il nome a uno degli scritti del Nuovo Testamento. Ecco perché appare strano che la Tradizione abbia voluto attribuire il titolo di Maggiore al fratello di Giovanni, del quale sappiamo ben poco.

Il figlio di Zebedeo arrivò ad essere il Maggiore seguendo la via che gli aveva proposto il Maestro. Gesù gli aveva detto: «Chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (Mt 20, 26-28)». Questo fece Giacomo: vivere per servire, dare la propria vita. «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12, 24), scriverà Giovanni nel suo Vangelo, gettando un po’ di luce che ci permette di capire il mistero della vita e della morte di suo fratello Giacomo. Un mistero che si estende all’impressionante potere di attirare gente che ha ancora oggi il sepolcro dell’apostolo.

Gesù ha dato ai Boanerges un altro grande esempio dell’importanza del servizio: la Vergine Maria, con la quale sarebbero stati spesso. Anche lei ci aiuterà a lanciarci nell’avventura di «poter vivere felici in amicizia con Dio e di condurre un’esistenza di dedizione e di servizio»[7].


[1] Messale Romano, Antifona d’ingresso della festa di San Giacomo Apostolo.

[2] Benedetto XVI, Angelus, 1-VII-2007.

[3] Papa Francesco, Udienza, 11-I-2023.

[4] San Josemaría, Amici di Dio, n. 140.

[5] Papa Francesco, Udienza, 11-1-2023.

[6] Sant’Agostino, Omelia X sulla prima Lettera di San Giovanni.

[7] San Josemaría, Lettere vol. 2, Lettera n. 6, 35c, Ares, Milano 2023, p. 96.