L'umanesimo di Escrivá

Estratto dell'articolo di Giulio Andreotti pubblicato sulla rivista “30 Giorni” lo scorso settembre.

… Quando nel maggio 1992 in una piazza San Pietro gremita oltre misura il Papa ha iscritto don Josemaría Escrivá nell'albo dei beati non mancò qualche voce critica sulla rapidità del processo rituale. Ma chi ha studiato gli atti relativi (io mi ci dedicai per preparare - grande privilegio - un discorsetto celebrativo) ha constatato non solo il rigore nelle valutazioni, ma la perfezione nella raccolta degli scritti e delle testimonianze, dovuta proprio allo stile che il padre ha dato all'Opera.

Mi guardo bene dal fare graduatorie sulla santità delle figure che, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II o prima, sono state elevate agli onori degli altari. Tuttavia in questa specifica procedura canonica si trova - sempre scrupolosamente documentata - qualcosa di più, che suscita particolare devozione.

Di norma i tribunali ecclesiastici analizzano in dettaglio il corso delle relative vite, per accertare l'esistenza in grado eroico delle virtù e valutano poi con estrema attenzione i giudizi individuali e collegiali dei medici sulla soprannaturalità degli eventi miracolosi richiesti sine qua non per "procedere". Nelle carte riguardanti monsignor Josemaría, accanto alle due "guarigioni prodigiose" per cosi dire ufficiali, si trova in due documentatissimi volumi la descrizione di altri venti episodi di uscita da malattie gravissime ottenuta per la mediazione dell’invocato fondatore dell'Opus Dei.

Con particolare emozione ho letto le pagine riguardanti Maria del Carmine Marchante Teiada strappata alla sicura morte per un attacco di meningite meningocoggica sopravvenuta a gravi fatti polmonari. Emozione perché cosi mori a diciotto anni nel 1935 l’unica mia sorella.

Sotto un altro aspetto mi ha colpito la guarigione di Paolo Vargas, definito «il più grande interprete di tutti i tempi della canzone tradizionale messicana». Quando superata l'agonia poté riprendere i concerti, tenne pubblicamente a mostrare l'immagine del padre, con una toccante apologetica per il padre stesso, al quale doveva il recupero della vita.

Ma c’è di più. Nella presentazione a questi casi di fama signorum il postulatore parla di oltre 75mila relazioni firmate giunte da tutto il mondo sui "favori" dovuti alla intercessione del beato la cui devozione si è diffusa con straordinaria intensità in tutto il mondo, vecchio e nuovo.

… Mi sembra importante, in un momento nel quale si parla molto dei problemi del sottosviluppo economico, rimettendone pero le soluzioni ai pubblici poteri e alle conferenze internazionali, sottolineare che nella prima residenza universitaria fondata nel 1934 a Madrid, il padre volle che i giovani si applicassero alla catechesi ma praticassero congiuntamente l’assistenza ai poveri e agli ammalati della periferia.

Ma a parte i miracoli e le possibili statistiche sulla continua espansione dell'Opera, vi è una "azione" del beato nella vita di un numero indefinite di persone. Mi riferisco alla straordinaria diffusione dei pensieri di don Josemaría; in modo particolare alle massime contenute nel Cammino tradotte in tutte le lingue (la versione italiana e alla XXXVIII edizione!). Sono 999 (già il numero è stimolante) piccolissimi spunti ispirati alle circostanze più varie della vita e ai soggetti più diversi; con il consiglio iniziale di leggerli adagio e meditarli con calma. Iniziano invitando ad una vita non sterile: «lasciando tracce e incendiando tutti i cammini della terra con il fuoco di Cristo che ognuno porta nel cuore». L'ultimo consiglio indica nell'Amore il segreto della perseveranza: «Innamorati, e non lo lascerai».

Ricorre spesso il motivo del dolore, con grande comprensione per la spontanea attitudine a lamentarsene. «Non importa, purché la tua volontà voglia in te ora e sempre quello che vuole Dio».

La carne è debole e l'uomo, fragile, ha anche profonde cadute. Coraggio. «Dio non disprezzerà un cuore contrito e umiliato».

Bando alla tristezza. «Siamo portatori naturali di gioia, perché: la nostra fede cattolica e tanto bella; risolve ogni nostra ansietà, appaga l'intelligenza e colma il cuore di speranza».

Non ci si deve lasciar trascinare dalle passioni ritenendo per di più di poter prolungare ciò che è piacevole: «Sulla terra tutto finisce... tutto è un continuo finire: neppure comincia il piacere e già è terminato». Però si elogia l'allegria: «La vera virtù non è triste né antipatica». Si apprezza anche la discrezione: «Di tacere non ti pentirai mai; di parlare, molte volte. Quanto è fecondo il silenzio»

Altri consigli sono dati perché si apprezzi l’umiltà: «Hai sbagliato il cammino se disprezzi le cose umili... La santità grande consiste nel compiere i doveri piccoli ad ogni istante... Le anime grandi hanno in gran conto le cose piccole».

Molto incisivi i passi sulla devozione alla Vergine: «Ama la Madonna e lei ti otterrà grazia abbondante per vincere nella lotta quotidiana… Sii di Maria e sarai nostro... Impara da lei a vivere con naturalezza... Guarda come prega suo figlio a Cana. E come insiste senza perdersi d'animo. E co-me ottiene: impara»,

In qualche tratto il linguaggio è di una semplicità toccante, «Per chi ama Gesù anche l’orazione arida è dolcezza che pone sempre fine alla pena; si va alla orazione con l’ansia del bambino che cerca lo zucchero dopo aver preso la medicina amara». E più avanti: «Cerca, nell'orazione, di evitare le distrazioni, ma non ti preoccupare se, malgrado tutto, continui ad essere distratto. Anche i bambini più giudiziosi si divertono con quanto li circonda senza badare spesso ai ragionamenti del loro bab-bo. Ciò non significa mancanza di amore o di rispetto... Ebbene tu sei un bambino davanti a Dio».

Mi fermo qui suggerendo di fare di questo massimario un indirizzo di vita da cui attingere quotidianamente per avere un indirizzo sicuro, nella fierezza di non essere mai soli: «Non ti preoccupare se dicono che hai spirito di corpo, che pretendono? Uno strumento fatiscente che si sgretola al momento di prenderlo in pugno?-. »

L'umanesimo di Josemaría Escrivá non potrà essere mai logorato da invecchiamenti.

    30 Giorni