L'Avvento: tempo di fervida speranza

Parole di Mons. Javier Echevarría sull’Avvento, tempo di preparazione al Natale, pronunciate nella Parrocchia di san Josemaría a Roma il 30 novembre 2002, durante la Messa per l’ordinazione diaconale di vari fedeli della Prelatura dell’Opus Dei.

Nascita di Gesù, Johann Koerbecke (particolare).

Oggi comincia l'Avvento. Il canto d'ingresso mette sulle nostre labbra parole che echeggiano la fiduciosa attesa che informa questo tempo liturgico di preparazione al Natale: rorate cæli desuper, et nubes pluant iustum (Domenica I d'Avvento, Canto d'ingresso -Is 45, 8-); stillate dall'alto, o cieli, la vostra rugiada e dalle nubi scenda a noi il Giusto. (…)

La vera gioia è frutto dell'identificazione la più perfetta possibile con la Volontà di Dio. Se così non fosse, sarebbe qualcosa di fragile, deliquescente, non durevole. L'allegria che devi avere — ci insegna San Josemaría Escrivá — non è quella che potremmo chiamare fisiologica, da animale sano, ma quella soprannaturale, che procede dall'abbandonare tutto e dall'abbandonare te stesso nelle braccia amorose di nostro Padre-Dio (San Josemaría, Cammino, n. 659).

La nostra vera gioia non può prescindere della consapevolezza di essere peccatori. Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi (1 Gv 1, 8), ammonisce San Giovanni. Ma siamo peccatori che — come affermava spesso il Fondatore dell'Opus Dei — amano follemente Gesù Cristo, o almeno aspirano ad amarlo così. In questo modo, le nostre debolezze e le nostre mancanze ci potranno servire — attraverso la contrizione e la penitenza — per cercare di avvicinarci a Lui con nuovo slancio. Proprio a questo fine il Signore ha istituito i sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia, che noi tutti dobbiamo frequentare con assiduità, e li ha affidati alla Chiesa.

La prima lettura riporta una preghiera rivolta a nome degli israeliti, tante volte infedeli all'alleanza d'amore che Dio aveva stretto con il popolo eletto. Isaia riconosce i torti commessi e ne chiede perdono, consapevole di una realtà che è e sarà la sorgente della nostra massima fiducia: siamo figli di Dio. È una preghiera che possiamo fare nostra, perché si adatta perfettamente alle necessità di ciascuno di noi.

Tu, Signore, tu sei il nostro Padre, da sempre ti chiami nostro Redentore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna, per amore dei tuoi servi... Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti (Prima lettura - Is 63, 16-19-).

Ciò che il profeta ardentemente desiderava — che, cioè, i cieli si aprissero — è veramente accaduto duemila anni fa con l'Incarnazione del Figlio di Dio. La nostra speranza ha un saldo fondamento: il Verbo eterno, per noi uomini e per la nostra salvezza, si è fatto uomo, per opera dello Spirito Santo, nel seno purissimo della Vergine Maria.

Rendiamo grazie al Signore, cari fratelli e sorelle, di questa divina condiscendenza e cerchiamo di corrispondere all'amore infinito di Dio con l'offerta dell'amore di cui siamo capaci: forse ci sembrerà poco, ma quel poco dobbiamo darlo al Signore senza riserve (…).

L'Avvento è tempo di fervida speranza. Ma ci propone anche, specie nelle prime settimane, la necessità di non assopirsi nel sonno della mediocrità e della tiepidezza. State attenti, vegliate — ci dice oggi Gesù nel Vangelo —, perché non sapete quando sarà il momento (Mc 13, 33): il momento cioè in cui il Signore ci chiederà conto della nostra vita, di come abbiamo speso i doni ricevuti. Siamo consapevoli del fatto che Dio si attende da noi amore e servizio agli altri nelle circostanze in cui ci troviamo?

Nella prima domenica d'Avvento, la Chiesa ci trasmette questo insegnamento mediante le parole di Gesù nel Vangelo. È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!(Mc 13, 34-37).