Lavoro e famiglia. La «via» dei laici

“Perché tanto interesse per Escrivá?” Riportiamo un articolo di Massimo De Angelis uscito su Avvenire il 5 ottobre 2002.

Perché un liberale, come capitò ad esempio tempo fa a Indro Montanelli, può essere interessato al messaggio e alla vita di Escrivá? Innanzitutto, credo, per il costante riferimento del prossimo santo alla laicità. Non solo teorizzata ma soprattutto praticata. Non è davvero un caso che laici siano per la maggior parte gli aderenti all’Opus Dei. Nei discorsi di Escrivá si coglie che il cristiano per lui è chi tira fuori da sé tutto il buono che c’è e che è abbondante, riconoscendovi i doni del Creatore. E che qualsiasi uomo che agisca con virtù è “in grazia di Dio”.

Un secondo elemento, che discende dal primo, è il forte richiamo al valore del lavoro, quasi modalità del pregare e via alla santità ma dunque anche, laicamente, espressione di virtù. Lavoro non come narcisistica affermazione solitaria ma come servizio. Questo conduce a un terzo aspetto: la centralità della famiglia. L’Opus Dei appare innanzitutto come un grande movimento di famiglie. Quel che spesso risulta, nella vita di ciascuno, in conflitto e scisso: lavoro e famiglia, dimostra così di poter essere saldato, non a parole ma nel concreto. E perché, d’altra parte, lavoro e famiglia devono essere scissi se lavoro è virtù e servizio e anche la famiglia è virtù e servizio (e l’una e l’altra anche, naturalmente, amore)? Se noi mettiamo insieme il lavoro come espressione di virtù, l’unione di cuore e lavoro e quindi di intelligenza ed affetti, di lavoro e famiglia non troviamo un messaggio forte per individui che avvertono sempre più il morso della frammentazione? Un messaggio che offre professionalizzazione per gli ultimi, per il Sud del mondo e che chiede più cuore, più compassione alle élites, nella nostra vita economica e civile? Lavoro e famiglia. Non c’è solo la circostanza che oggi nel mondo (dalla Cina al Veneto) si riscopre la bontà della loro unione, dell’economia a base familiare. E’ che oggi la vita non solo economica ma sociale, civile dimostra di aver sempre più bisogno di una ecologia morale, di un ambiente etico.

Appunto della virtù, di diverse virtù (sicurezza di sé, onestà, saggezza) che vengono dalla formazione e in primo luogo da quella che si assimila in famiglia, la quale sola può consentirci di vivere il lavoro come libera espressione di creatività in cui si dà e non come arena di lotta in cui ricercare quel che sin da bambini ci manca. Tutto questo, infine, sembra rimandi a un quarto centro del messaggio di Escrivá. L’amore per le piccole cose della vita, per la vita ordinaria. Anche qui, in questa mite, debole forza dell’ordinario che ci richiama alla straordinaria testimonianza di Teresina di Lisieux, c’è una possibile congiunzione con uno spirito liberale. Lontano dal vigore di utopie e miti palingenetici, e perciò di essi apparentemente più debole, ma forte, appunto, del suo attaccamento a una ordinaria operosità. Credo che in questa scoperta del buono nel piccolo, nella vita di ogni giorno, nei gesti che compiamo e che possiamo compiere, in questa sorta di eroismo della normalità, vi sia un messaggio forte e attraente in un’epoca stordita e di serpeggiante nichilismo.

Massimo De Angelis // Avvenire