La festa di san Josemaría in Italia

Per la festa di san Josemaría è stata celebrata una Messa solenne in più di 50 città italiane. Riportiamo di seguito i testi di alcune omelie.

Per la festa di san Josemaría è stata celebrata una Messa solenne in più di 50 città italiane. Riportiamo di seguito i testi di alcune omelie.

GENOVA

S.E.R. Mons. Luigi Ernesto Palletti, Vescovo Ausiliare, Genova, 30 giugno 2005, Cattedrale di san Lorenzo.

Ma tutto questo (dominio dell’uomo sul creato, la filiazione divina, l’essere apostoli e chiamati) – ricordiamoci – proprio il Santo odierno, lo vede nella quotidianità, nella concretezza del lavoro personale di ognuno, nella serietà professionale con cui ognuno di noi è tenuto a portare e a fare bene le cose che di fatto deve compiere nella giornata, ma tutto raggruppato, scaturito e restituito nel mistero dell’Eucaristia. È dall’Eucaristia che nasce il Santo di oggi, ed è nell’Eucaristia che va letto il Santo di oggi. Non è un organizzatore – è anche quello -, non è un Santo che sa intuire grandi cose e le porta alla portata di questo mondo – anche quello - , ma è fondamentalmente una persona che sa mettersi in ginocchio di fronte al mistero dell’Eucaristia. Lui stesso sottolinea come l’uomo abbia un solo cuore e con quel cuore deve amare i fratelli e deve amare Dio, deve amare il mondo in cui vive e deve amare il Regno in cui è chiamato ad essere figlio. E questo è possibile nella misura in cui sa alimentarsi costantemente del mistero dell’Eucaristia. Un mistero peraltro letto in quella dolcezza, in quella tenerezza del cuore umano.

(...) Così – ci ricorda ancora in quell’omelia del Giovedì Santo – scopriremo un Cristo che esercita la sua regalità sulla nostra vita, e al quale dobbiamo obbedienza vera. Un Cristo che diventa maestro nella nostra vita e diventa fonte di luce, di verità, di modo che il nostro agire non sia segnato dalla nostra, ma dalla sua volontà. Un Cristo che diventa capacità di risanare ognuno di noi, altrimenti da soli non saremmo capaci di fare il cammino, e un Cristo che diventa amico e dunque capace di compiere il cammino insieme a noi. Questa è la grande eredità di questo santo: un’eredità di concretezza e un’eredità di santificazione. Un’eredità di alto spessore mistico: quante ore passate di fronte all’Eucaristia nel silenzio! Quante celebrazioni dell’Eucaristia, fatte con dignità e consapevolezza! E nello stesso tempo la capacità di mettere al servizio dei fratelli la professionalità di ognuno di noi, perché nel quotidiano, nell’animazione delle cose di questo mondo, l’uomo possa trovarsi animato nelle cose del regno dei cieli.

Così lo accogliamo, così lo ringraziamo, così partecipiamo a quest’Eucaristia, portando il nostro lavoro e attingendo dal mistero della Croce reso presente sull’altare la forza per continuare ad essere testimoni autorevoli, veri ed efficaci.

Mons. Carlo Faccendini, Vicario Episcopale di zona, Sesto San Giovanni, lunedì 27 giugno 2005, ore 18.30, Basilica di Santo Stefano (Appunti tratti dalla omelia)

Un’idea forte, centrale di San Josemaría: non esiste una santità teorica, astratta, ma ci dobbiamo santificare nel mondo, nelle cose di tutti i giorni (cfr. Gn 2, 4b-9.15).

San Paolo (Rm 8, 14-17) rinforza lo stesso concetto.

Ciò restituisce alla nostra vita cristiana unità, contro le divisioni che spesso invece troviamo.

Facciamo degli esempi: “mi piacerebbe, Signore, essere santo, servirTi nel mio lavoro, nella mia vita: ma vedi, ho questi problemi, sono malato, ci sono questi ostacoli, ecc.” Come se le circostanze normali non fossero santificabili; e la vita cristiana viene relegata in alcuni momenti.

Invece no: cristiani qui, e lì, anche nelle condizioni non favorevoli, ma che sono quelle vere. Questa è un’intuizione forte di San Josemaría.

MILANO

Card. Tettamanzi Milano, 25 giugno 2005, Duomo

“Celebriamo l’Eucaristia nel XXX anniversario della morte o, come ama esprimersi la liturgia della Chiesa, del dies natalis di san Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei.

La Messa è per noi il momento più forte e significativo per fare memoria di questo Santo che ci è particolarmente caro.

La nostra è una memoria segnata dal rendimento di grazie al Signore: nella santità di questo figlio della Chiesa noi riconosciamo con gioia una reale partecipazione alla santità stessa di Dio, una partecipazione che è frutto dell’amore assolutamente libero e gratuito del Signore.

È, poi, una memoria segnata dalla contemplazione ammirata della figura spirituale di san Josemaría, che si presenta a tutti noi come modello affascinante ed esempio stimolante e concreto da seguire e imitare nella nostra vita.

Ed è, infine, una memoria che accende in noi la preghiera fiduciosa di essere seguiti, incoraggiati e sostenuti dall’aiuto spirituale che ci viene dal cuore di questo nostro Santo.

Vogliamo ora raccogliere, in sintesi, il messaggio che ci viene dalle parole, dagli scritti, dalle opere, dalla vita e, più radicalmente, dal cuore di san Josemaría. Questo messaggio è per noi esempio vivo al quale guardare in continuità e fonte di energie spirituali per riviverlo nella nostra esistenza, secondo le condizioni di vita e le caratteristiche personali di ciascuno di noi.

È la stessa liturgia della Chiesa, nostra maestra e madre, a dirci, ancora una volta, il messaggio di vita e di santità di Josemaría Escrivá. E lo fa con la preghiera iniziale della Messa.

TORINO

Mons. Guido Fiandino, Vescovo Ausiliare di Torino, 22 giugno 2005, Duomo

All'inizio delle celebrazione, mons. Fiandino ha ringraziato dell'invito rivoltogli per presiedere la concelebrazione, e ha raccontato che la figura di San Josemaría è a lui particolarmente gradita, in quanto la meditazione dei suoi scritti gli sono stati di aiuto nei tempi del Seminario.

Napoli: lunedì 27 giugno 2005

Sempre in questa breve introduzione, ha anche aggiunto che la celebrazione che stava iniziando era la continuazione della giornata di lavoro che tutti avevamo avuto, perchè se eravamo stati buoni figli del nostro Fondatore avremmo già dovuto avere numerose occasioni di incontro con il Signore, attraverso le attività della giornata.

Nell'omelia si è soffermato su alcuni aspetti essenziali dello spirito dell'Opera, con particolare riguardo alla centralità dell'orazione e della vita interiore, all'importanza della santificazione della giornata e delle attività ordinarie, all'apostolato in mezzo al mondo.

BOLOGNA

S.E. Mons. Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna, 25 giugno 2005, Cattedrale

“La riscoperta dell’universale chiamata alla santità, alla pienezza della propria umanità nell’unione con Cristo, comporta anche che ogni attività umana divenga luogo di incontro con Dio. Sta in questa visione unitaria dell’umano nel cristiano e del cristiano nell’umano la vera genialità spirituale di San Josemaría.

Egli ha capito, come forse nessuno prima di lui nella tradizione della Chiesa, che la vocazione alla santità non richiedeva azioni od esperienze straordinarie, ma che la vera straordinarietà consiste nella fedeltà figliale con cui si vive la vita quotidiana ordinaria. L’ordinaria vita umana è l’avvenimento straordinario, perché è la vita di un figlio di Dio.

(...) Insegnando a vivere questa connessione fra il dinamismo naturale dell’operare umano e quello della grazia, San Josemaría afferma con grande forza il primato della vita soprannaturale, dell’unione con Cristo ed al contempo vede chiaramente che questa soprannaturale unione deve tradursi in animazione cristiana del mondo da parte di tutti i fedeli. "Vi è una sola vita", egli scrisse, "fatta di carne e di spirito, ed è questa che dev’essere – nell’anima e nel corpo – santa e piena di Dio" [Colloqui, n. 114].

Carissimi fedeli, molti sono i santi e le sante che accompagnano il pellegrinaggio terreno della Sposa di Cristo, la Chiesa. In questa moltitudine innumerevole forse possiamo fare una distinzione. Vi sono i santi che principalmente sono donati dalla Chiesa a Cristo: i doni della Sposa e allo Sposo. Per dimostrarle il suo amore fedele, la sua sequela ininterrotta. Ma vi sono i santi che sono donati alla Chiesa da Cristo: i doni dello Sposo alla Sposa. Per dirle ciò che desidera da essa; per guidarla ad un’unione più intima.

Sono molto meno numerosi dei primi, ma sono i più preziosi: quelli che la Chiesa ha in particolare venerazione. San Josemaría è fra questi pochi: donato alla Chiesa con un carisma singolare. Un carisma di cui oggi il mondo ha particolare bisogno”.

FIRENZE

Mons. Claudio Maniago, Vescovo Ausiliare di Firenze, 22 giugno 2005, Cattedrale Santa Maria del Fiore

Quattro sono stati gli spunti toccati nell'omelia dal Vescovo Ausiliare:

- la singolare coincidenza della celebrazione con la memoria di San Tommaso Moro, di cui il fondatore dell'Opus Dei era devoto: coincidenza che fa pensare all'importanza della mentalità laicale nell'insegnamento dell'Opera; Mons. Maniago ha citato alcuni brani dell'omelia "Amare il mondo appassionatamente";

- importanza del ricorso alla mediazione di San Josemaría quale potente intercessore presso Dio, per far crescere il nostro impegno nel mondo e comprendere che cosa significhi spendersi per le anime;

- ricorrere al Santo per capire qual è la nostra vocazione, per essere strumenti di Dio, capaci di rispondere alla sua chiamata nel mondo;

- l'unita; il Vescovo ha voluto spiegarla ricorrendo all'immagine del Tabernacolo della sede centrale dell'Opera, dove San Josemaría volle l'iscrizione Consummati in unum; il Vescovo ha sottolineato che non è possibile una testimonianza d'amore che non sia al tempo stesso un coinvolgimento di tutta la vita.

BRESCIA

Mons. Giulio Sanguineti, Vescovo di Brescia, 27 giugno 2005, Duomo

Per l'ultimo Giovedì Santo, Giovanni Paolo II ha scritto una lettera “molto vicina nello spinto al nostro San Josemaría Escrivá”, citando il passo in cui il pontefice parla del “sacerdote come «uomo del ricordo fedele di Cristo», nel tempo in cui tanti cambiamenti sociali e culturali allentano il senso della tradizione, mentre la Chiesa è volta a promuovere la ricerca della santità attraverso la santificazione del lavoro”.

“I fedeli aiutino noi ad essere noi stessi in forza del loro battesimo", ha aggiunto parlando dei rispettivi compiti e della comune chiamata alla santità. “I sacerdoti, scriveva San Josemaría Escrivá, sono tenuti a servire e donarsi. L'uomo è chiamato a «portare ordine nel creato, per ordinare le cose a Colui che le ha create». È questo il cammino che attende i laici: «Svolgere apostolato nel mondo senza cambiare il proprio stato di vita». È questo il cammino della santità proposto dal sacerdote spagnolo canonizzato da Giovanni Paolo II il 6 ottobre 2002”.

BERGAMO

Mons. Roberto Amadei, Vescovo di Bergamo, 25 giugno 2005, Chiesa di Santo Spirito

“Quando parliamo di Santi dobbiamo evitare due tentazioni. La prima è considerarli come medaglie preziose di cui fregiarsi invece che testimoni della Parola di Dio nella storia. La seconda è guardare ai Santi come persone che non hanno nulla da dire al cammino dell'uomo. No, santità significa parlare delle nostre giornate, dello scopo della vita, scoprire il progetto di Dio su ogni uomo, testimoniare il suo amore nella storia. Ecco perché i Santi sono persone veramente realizzate e modelli per la nostra vita. Questo è il messaggio del Signore trasmesso attraverso la vita, gli insegnamenti e la stupenda attività di San Josemaría Escrivá”.

(...) “È stato uno straordinario uomo di azione e contemplativo itinerante, unicamente preoccupato di realizzare la volontà di Dio nella vita quotidiana e di scorgere l'assidua presenza del Signore anche nel frastuono del mondo. In tutta la sua esistenza ha obbedito a Dio, prendendo il largo in ogni ambito della società, per testimoniare l'amore del Signore con una santità possibile a tutti, perché figli dello stesso Padre. Soltanto così si diventa apostoli, altrimenti tutto si riduce ad attivismo. Il sentirsi figli dello stesso Padre fa testimoniare la bellezza di una vita vissuta secondo il Vangelo, offrendo il proprio contributo alla storia comune. Soltanto così si può destare nell'uomo la nostalgia del volto di Dio e si può coltivare il giardino della nostra vita, della società e del mondo. Oggi, c'è estremo bisogno di testimoniare il volto di Dio, perché anche i credenti sono tentati di relegare la fede in momenti religiosi”.

Interrogarsi sulla propria vita è un altro messaggio di San Josemaría Escrivá. “E un messaggio grande e urgente perché nella società sempre meno si mette a tema l'uomo e lo scopo della vita, domande a cui la scienza non può rispondere. Il senso della vita viene smarrito perché la società basa l'esistenza su soldi, carriera, consumare cose. Come dice San Josemaría Escrivá, il cammino verso la santità ha bisogno di almeno due mezzi. Dare ordine alle giornate, curando la relazione col Signore. Ascoltare il Signore, gli appelli dell'uomo e il magistero della Chiesa, perché non si può separare Gesù Cristo dalla Chiesa, suo corpo concreto”.