“La fede è come un fanale che si accende”

Sposata, madre di 4 figli, ingegnere chimico, oggi è la Segretaria Regionale del Ministero dell’Ambiente del Bio Bio, una provincia del Cile. Si è convertita al cattolicesimo cercando di dare un significato alla malattia della figlia. Cooperatrice dell’Opus Dei, racconta come ha incontrato Cristo e spiega che la fede aiuta a dare il meglio di sé nel quotidiano.

Marianne con suo marito, un grande appoggio nella sua vita.

Io ero luterana, ma non praticante. Frequentavo la scuola tedesca nella città di Concepción e, secondo la tradizione locale, sono stata cresimata in seconda media. A quel punto ho avuto voglia di conoscere meglio la mia religione, anche se credevo soltanto in Dio, ma non nella persona di Gesù. Vedevo la necessità di formarmi, volevo imparare e interiorizzare la fede, ma non assistevo a nessuna liturgia. Ho cominciato a uscire con colui che sarebbe diventato mio marito, che è cattolico, e lo accompagnavo tutte le domeniche a Messa.

Anche se ci siamo sposati in chiesa, io continuavo a non conoscere e a non imparare molto di religione. Invece, la partecipazione alla Santa Messa aveva cominciato ad assumere un ruolo centrale nella mia vita.

 

La malattia di mia figlia

Sua figlia Trini, che ora ha 13 anni.

Nel 1999 è nata Trini, la mia figlia maggiore, cui dopo pochi mesi di vita è stata diagnosticata una complessa epilessia, che le causava gravi danni neurologici, obbligandomi a rimanere chiusa in casa per un anno, perché non la potevo lasciare sola neppure un secondo.

In queste circostanze, difficili e dolorose per la famiglia, uno dei miei momenti di respiro era assistere tutti i lunedì a una riunione che teneva una mia cognata, in cui si leggeva e commentava il Vangelo. Ciò dava un senso alla mia settimana e mi dava ossigeno per affrontare le difficoltà e le preoccupazioni quotidiane. La presenza continua a questi incontri ci ha aiutato come coniugi, perché, per la malattia di nostra figlia, avevamo bisogno di un aiuto per rimanere uniti in modo da non intaccare la nostra stabilità coniugale e familiare.

Marianne con sua figlia Trini.

Però questi incontri non mi lasciavano del tutto soddisfatta; sentivo che a questo grande travaglio spirituale mancava qualcosa. Mi costava molto, per esempio, avvicinarmi alla Madonna. In questo pesavano le mie radici luterane. Per molti luterani l’affetto per la Vergine Maria non ha alcuna importanza per la crescita della loro fede. Si può dire che nella maggioranza delle chiese luterane non vi sono immagini della Madonna. Allora, in modo personale, ho cominciato a coltivare un rapporto con lei; mi incoraggiava il suo ruolo di madre che poteva accogliermi e aiutarmi nei problemi che mi assillavano.

In questo processo di conversione, il passo successivo è avvenuto quando mia figlia ha potuto iscriversi alla Scuola Itahue, un istituto in cui la formazione è affidata all’Opus Dei. Lì ho avuto modo di mettermi in contatto con un’amica che ha cominciato ad aiutarmi a cercare Dio.

In un primo momento aveva da ridire su ogni mio passo; poi però, un po’ per volta, si è impegnata a fondo per farmi fare la professione di fede nella Chiesa cattolica. Devo riconoscere che in questo cammino, come cooperatrice dell’Opus Dei, ho approfittato sempre dell’Opera: della scuola e del suo ambiente, dei ritiri mensili, dell’orientamento familiare, della direzione spirituale con il sacerdote e della grande amicizia di Mary Jane, l’amica che mi aiuta e orienta. Ella, con i suoi consigli e la sua disponibilità, mi aiuta ad adeguare la mia fede al quotidiano. In questo processo, non posso tacere anche l’aiuto datomi da mio marito, che è stato sempre molto generoso e rispettoso della mia ricerca e del mio processo personale.

È strano che mia figlia Trini, con la sua malattia, sia stata il motore di questa ricerca. Se non l’avesse avuta, credo che sarebbe stato diverso. È facile collegarsi con Dio attraverso il dolore, e nei momenti di crisi ti aiuta straordinariamente l’affetto che cominci a ricevere... Se non avessi fatto questo cammino, credo che avrei perduto la metà di queste esperienze.

 

Tutto ciò che mi succede viene dalla mano di Dio

La famiglia al completo.

La fede aiuta a stare sempre allegra, a trovare un senso per tutto. Grazie a questo faro, so che tutto ciò che succede viene dalla mano di Dio, e questo mi aiuta a prendere decisioni, soprattutto a servire. Il cattolicesimo mi ha dato molte opportunità per crescere: la Messa quotidiana, le confessioni frequenti, i mezzi di formazione... Sono come uno specchio, per conoscermi meglio e prendere coscienza dei miei difetti e delle mie debolezze; questa è la cosa più importante, chiedere aiuto al Signore nella lotta per superarli.

Per esempio, se perdo la pazienza chiedo a Dio di ridarmela e di aiutarmi a non sbagliare. Inoltre, dà una pace incredibile: vivo intensamente il quotidiano. Se dovessi definire la fede, direi che è come un fanale che si accende: ti aiuta a conoscere te stessa ed è un ponte per servire meglio gli altri. Vivere di fede aiuta a dare il meglio di sé ogni giorno, perché non sappiamo se ci sarà un domani.