In ventidue a Ljubljana con bici a seguito

Nell’ultima settimana di luglio ventidue ragazze di Torino, Milano, Napoli e Verona si sono date appuntamento a Ljubljana per cooperare con un centro di cura per anziani, malati e disabili.

Città mitteleuropea circondata da montagne e attraversata dal fiume Ljubljanica, la capitale della Slovenia ha un volto giovane e aperto. Il ritmo vivace delle biciclette e dei roller, l’allegria della musica sui ponti e l’atmosfera concentrata degli studi universitari è ciò che colpisce andando in giro per le sue strade.

Per una settimana ventidue studentesse provenienti da varie parti d’Italia hanno offerto il loro tempo e la loro fantasia per far compagnia a decine di anziani ospiti della struttura assistenziale Dom Kolezija.

“L’accoglienza che abbiamo incontrato a Ljubljana è quella di un Paese dove si sa apprezzare lo spirito di servizio” - commenta Elisabetta, di Verona. Laura, di Milano, aggiunge: “il direttore della Dom Kolezija ci ha detto che nella sua struttura ogni persona desiderosa di servire è benvenuta, ma che per servire davvero bisogna aver incontrato una leadership spirituale. Noi ci siamo sentite davvero le benvenute e gli abbiamo presentato San Josemaría Escrivá, che è senz’altro il leader che ci ha accomunate in questa impresa”.

Tutte le mattine erano dedicate all’intrattenimento degli ospiti della Dom, all’interno come all’esterno della casa di cura. “Era da tantissimo tempo che non potevamo uscire insieme per andare al mercato, vedere la nostra città, entrare in una Chiesa”, gioisce Marjana , in sedia a rotelle da vent’anni, al rientro da un’allegra passeggiata. “Queste ragazze – continua - ci hanno portato il sole, non quello che splende nel cielo ma quello che hanno nel cuore. Le lingue diverse non sono state un ostacolo!”. Effettivamente le lingue in ci si esprimeva sono state tante: lo sloveno, il tedesco, l’inglese, il francese e l’italiano. Vanja, giovane nuora di un’infermiera della Dom e docente di inglese nelle scuole, veniva ogni mattina, presto e di sua iniziativa, per facilitare la comunicazione tra le volontarie e i malati.

Nei pomeriggi c’era tempo per visitare la città e i dintorni e approfondire alcune tematiche relative all’esperienza di servizio che si stava prestando, mettendo a fuoco le virtù umane maggiormente implicate. “Personalmente ho scoperto – afferma Serena, laureanda in Giurisprudenza - che ci sono tante piccole attenzioni che possono rendere più amabile la collaborazione e più interessante il contesto in cui si opera; a cominciare dal farsi una visione d’insieme e al tempo stesso saper cogliere le necessità di ogni persona…”.

C’è stata anche la possibilità di assistere a momenti di formazione umana e cristiana presso il Centro dell’Opus Dei aperto alla fine del mese di giugno a Ljubljana, che a detta di tutte le partecipanti sono stati di grande aiuto. Con Urška, Cecilia e Ivana, studentesse slovene, le 22 italiane hanno anche brindato al primo mese del lavoro apostolico delle donne dell’Opera in terra slovena. “È bello vedere che le ragazze dell’Opera sono già a Ljubljana e ci riempie di orgoglio sapere che ci sono anche grazie alla nostra fantasia!” ripetono felici le veronesi, che durante l’anno si sono inventate mille modi per raccogliere fondi per il nuovo Centro. Tra questi, ad esempio, quello di confezionare con le loro mani delle bambole di pezza, per poi venderle con l’aiuto delle compagne di classe, ma anche quello di portare in regalo una bicicletta… “perché in Slovenia si pedala!”.