Il Papa invita i giovani a “rendere presente Dio nelle nostre società”

"Sono necessari, ha detto Benedetto XVI, “coraggio e umiltà, fiducia e apertura per chiedersi cosa vuole il Signore. E' una grande avventura, ma la vita può essere vissuta solo con la fiducia che il Signore non lascia soli”.

Per l’incontro, svoltosi in previsione della Domenica delle Palme, giorno in cui celebrano questa Giornata le diocesi del mondo, piazza San Pietro si è riempita per la quarta volta in una settimana per assistere ad un dialogo spontaneo tra il Papa e cinque giovani.

All’inizio dell’atto, i presenti hanno accolto la Croce della Giornata Mondiale della Gioventà portata a spalla dai ragazzi dell’Arcidiocesi tedesca di Colonia, dove l’evento si è svolto nell’agosto scorso. Dopo la lettura di un breve brano del Vangelo, Simone, 21 anni, studente di ingegneria, ha chiesto al Santo Padre come percepire nella vita quotidiana la Bibbia come Parola di Dio. “Bisogna leggere la Sacra Scrittura non come un libro storico”, come se fosse un classico di Ovidio, ha risposto il Santo Padre, “ma come Parola di Dio, cioè in colloquio con Dio”. ”La Parola non si legge in un clima accademico, ma pregando e dicendo a Dio: ‘Aiutami a capire la tua Parola’”.

In secondo luogo, ha detto il Papa, non si può leggere la Scrittura “da soli”; è necessario lasciarsi “accompagnare dai maestri della Lectio divina, come il Cardinale Martini”, ha detto citando l’Arcivescovo emerito di Milano. In terzo luogo, ha aggiunto, “è importante leggerla nella grande compagnia del popolo di Dio”, in comunione con la Chiesa, che trasmette la Parola attraverso i secoli.

Anna, 19 anni, studentessa di Lettere, ha riconosciuto davanti al Papa che nel mondo di oggi risulta difficile vivere ciò che propone la Chiesa, soprattutto per quanto riguarda la morale sessuale.

Dopo aver ricordato che l’amore che rende felici è un amore di donazione, il Papa ha spiegato che “è bello che nelle prime pagine della Scrittura troviamo la definizione dell'amore e del matrimonio: L'uomo abbandonerà padre e madre, seguirà la donna e saranno una carne, un'unica esistenza”. “E' una profezia del matrimonio che rimane identica anche nel Nuovo Testamento”, ha constatato. Citando i teologi medioevali, ha affermato che in un certo senso il matrimonio è stato il primo sacramento, perché è stato istituito da Dio nella creazione, “è un sacramento iscritto nello stesso essere umano”. “Non è quindi invenzione della Chiesa”, ha spiegato, riconoscendo che a causa del peccato originale, della fragilità dell’essere umano, a volte sembra davvero difficile. Per questo, ha segnalato, “per vivere questa vocazione, avremmo bisogno di un cuore nuovo, di carne come dice Ezechiele. Il Signore nel Battesimo ci impianta questo nuovo cuore. Non è un trapianto fisico, ma così come dopo un trapianto servono le cure, ciò vale anche in un trapianto spirituale”. “Così il matrimonio e l'affetto di un uomo e una donna diventa possibile anche se appare impossibile nel clima del nostro mondo”, e come prova di questo, ha constatato, “nonostante tanti modelli di vita, ci sono tante famiglie cristiane che vivono con gioia”.

Inelde, 17 anni, ha chiesto cosa si aspetta il Papa dai giovani: il Pontefice ha risposto che è meglio chiedersi “cosa si aspetta Dio da voi”.

In un mondo che vive come se Dio non esistesse, in cui Dio rimane relegato nella sfera privata, il Papa ha invitato i ragazzi a “rendere presente Dio nelle nostre società e nella nostra vita”. “Quale Dio?”, si è chiesto, rispondendo che ci sono molte visioni di Dio, anche di un Dio violento, e ha aggiunto: “E' il Dio che ci ha mostrato il volto in Gesù, ci ha amato fino alla morte e ha vinto la violenza”. Il Vescovo di Roma ha invitato a “fare esperienza di questo Dio insieme agli amici e alla grande compagnia della Chiesa”, spiegando che in questo consiste l’“apostolato”.

Vittorio, 20 anni, ha chiesto al Papa di raccontare come ha deciso di diventare sacerdote e di dare consigli a quei giovani che pensano di poter consacrare la propria vita a Dio.

“Sono cresciuto in un mondo molto diverso da quello di oggi ma le cose si assimilano. Da una parte c'era il messaggio cristiano, dall'altro un regime nazista che profetizzava un mondo senza sacerdoti. E' di fronte a questa cultura antiumana che ho capito che il Vangelo e la fede ci indicano la strada giusta”, ha confessato Benedetto XVI. In questa situazione, ha aggiunto, “la vocazione è cresciuta in modo naturale, senza grandi elementi di conversione”. In particolare, ha menzionato due elementi che lo hanno aiutato quando era ragazzo. In primo luogo, ha detto, “ho scoperto la bellezza della liturgia, amandola perché in essa ci appare la bellezza divina e si apre il cielo”. In secondo luogo, “ho scoperto la bellezza di Dio, entrando in un dialogo con lui attraverso la teologia, un lavoro millenario in cui Dio è con noi”. “Naturalmente le difficoltà non mancavano e mi sono chiesto se sarei riuscito a vivere per tutta la vita il celibato, consapevole che la teologia non era sufficiente per essere un buon sacerdote. La teologia è bella, ma era necessario essere semplici con i semplici. Il Signore mi ha aiutato, con la compagnia di buoni sacerdoti e amici”. Quanto ai giovani che pensano di rispondere alla chiamata di Dio alla vita consacrata, ha raccomandato loro di entrare “in amicizia con Gesù, senza fermarsi ai libri, ma vivere una relazione personale per capire cosa dice proprio a me”. Sono necessari, ha detto, “coraggio e umiltà, fiducia e apertura per chiedersi cosa vuole il Signore. E' una grande avventura, ma la vita può essere vissuta solo con la fiducia che il Signore non lascia soli”.

Giovanni, 17 anni, studente delle superiori, ha chiesto infine al Papa di spiegare qual è il rapporto tra Scienza e Fede.

Benedetto XVI ha affermato che la matematica è una creazione della mente umana, ma corrisponde alle leggi oggettive della natura. C’è, però, un’intelligenza che precede la matematica e le leggi naturali, l’intelligenza di Dio, vale a dire “un progetto intelligente”. “Le opzioni sono due”, ha riconosciuto, Dio esiste o non esiste, cioè “la priorità della ragione creatrice o la priorità irrazionale”, perché se non c’è Dio rimane solo il caos. “Non si può provare l'uno o l'altro progetto, ma l'opzione del cristianesimo è la prima e cioè che dietro tutto c'è una grande intelligenza a cui affidarsi”. “Ci potremmo chiedere come il male sia compatibile con la razionalità del creatore. Qui abbiamo bisogno di tornare al Dio morto in croce per capire che la ragione non è solo matematica. Con fiducia possiamo elaborare una visione del mondo in base alla quale la ragione creatrice è amore e quindi Dio”, ha concluso.

Il Papa ha consegnato simbolicamente ad alcuni giovani la Bibbia volendo proporla a tutti i presenti come “lampada” per i propri passi.

Al termine dell’incontro, Benedetto XVI ha ricordato un grande testimone della Parola di Dio, Giovanni Paolo II, pochi giorni dopo l’anniversario della sua morte ed è sceso, accompagnato da alcuni giovani, a pregare sulla sua tomba, nelle grotte vaticane. Nel frattempo, il nome di Giovanni Paolo II veniva scandito dalla folla presente in piazza San Pietro.

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