Il bis per Escrivá senza blackout

Il sindaco: "Roma ha superato un'altra prova difficile". Per i duecentomila fedeli confluiti ieri mattina a San Pietro si temeva un colossale ingorgo di traffico.

Di lunedì, in duecentomila a San Pietro. Ma non c'è stata la temuta apocalisse, né un colossale ingorgo di traffico. Il "giubileo" di Josemaría Escrivá ha vissuto ieri l'ultima, importante giornata e il popolo dell'Opus Dei è tornato in piazza San Pietro per ricevere il saluto del Papa, per celebrare, con il prelato dell'Opera Echevarría, la messa di ringraziamento per la canonizzazione del fondatore della Prelatura personale. La circolazione è stata pesante dalle 7.30 alle 10 a Prati e intorno all'area vaticana, sul lungotevere e al Muro Torto. Poi, tutto è tornato alla normalità.

«La città - dice a botta calda il sindaco Veltroni - è riuscita a superare un'altra prova importante, con serietà e spirito di accoglienza. Ha dato prestigio all'immagine del Paese, dimostrando ancora una volta di essere capitale d'Italia». È stato un altro giorno di festa e preghiere, di canti e di assalto alla Roma dei musei e dei siti archeologici. «Confidavamo nell'efficienza del Comune e della Prefettura, ma non ci aspettavamo un'accoglienza così grande» confessa Giorgio Fossati, del comitato organizzativo dell'Opus Dei. Sarà per questo, che i pellegrini hanno affollato le mostra dei Beatles, di Rembrandt e degli Espressionisti (tra sabato e domenica ci sono stati 12 mila visitatori). E anche nei prossimi giorni continueranno a sciamare per le strade della capitale.

L'impatto dell'esercito dei pellegrini non ha creato lo sconquasso temuto, anche se il traffico nella zona vaticana e al Muro Torto ne ha risentito, specie nelle prime ore della mattina. Ha funzionato il piano di Comune e Prefettura, che avevano chiesto all'Opera di far arrivare tutti i fedeli in piazza entro le 8. Poi il deflusso da San Pietro è stato graduale e pilotato, e i vigili urbani, schierati massicciamente sul posto, sono riusciti a governare la circolazione. La partita è stata vinta anche grazie ai romani, che hanno seguito le indicazioni del Campidoglio, evitando l'area delle celebrazioni.

«Anche i cittadini - spiega Veltroni - hanno contribuito alla riuscita dell'evento, i romani sono riusciti ad organizzarsi anticipando gli spostamenti con l'auto e con i mezzi pubblici». A supporto di questa tesi, il sindaco porta in visione grafici e tabelle della Sta, l'Agenzia comunale per la mobilità, che rivela che ieri e oggi i flussi di traffico sul lungotevere sono stati inferiori a quelli di domenica e lunedì scorsi. Mentre, al contrario, in questi due giorni in 250 mila sono saliti sui bus e sulle metropolitane, grazie al potenziamento del servizio di trasporto: Trambus e metro hanno messo in campo 130 autisti, 1400 controllori, 300 operai, 150 macchinisti.

I numeri sono da piccolo Anno Santo: l'Ama ha impiegato 235 uomini e 67 automezzi, la protezione civile comunale ha messo in campo 250 persone, i vigili urbani 600, polizia e carabinieri 850. «La capitale - aggiunge Veltroni - ha vissuto con orgoglio e spirito di accoglienza questi giorni particolari. Sabato la città era proprio bella: c'erano i no global con le loro bandiere, i pellegrini dell'Opus Dei con le proprie bandiere, così come i tifosi della Roma che andavano allo stadio. Il tutto in un clima di assoluta serenità». «Ringrazio le forze dell'ordine per l'efficienza e il garbo con cui hanno garantito la sicurezza - chiude il prefetto Emilio Del Mese. La maggiore soddisfazione? Vedere il Papa sfilare in una macchina scoperta in mezzo a trecentomila persone. Il segno che il Vaticano ha ritenuto Roma una città tranquilla, nonostante gli allarmi terrorismo».

Intorno a Wojtyla c'erano quattro guardie del corpo. Ma servivano a porgere a Giovanni Paolo II i bambini per la benedizione.

Alberto Mattone // La Repubblica (Ed. Roma)