«Grazie Josemaría. Un esempio per tutti»

“Il Vescovo Echevarría: questi uomini e donne, pur diversi hanno qualcosa in comune.” Articolo tratto da Avvenire del 27 febbraio 2002.

«Oggi vorrei dire soltanto grazie». Queste le commosse parole a caldo del vescovo Javier Echevarría, secondo successore di Josemaría Escrivá alla guida della Prelatura dell'Opus Dei dopo l'annuncio della data per la canonizzazione del fondatore. Il Prelato ha espresso la sua gratitudine alla Trinità, alla Chiesa, alla famiglia del beato spagnolo, ai sacerdoti e religiosi e a tutti quelli «che in vari modi hanno contribuito alla sua formazione». Poi ai sofferenti, che «gli donarono generosamente l'unica cosa che possedevano, il loro dolore trasformato in orazione dal lavoro sacerdotale del fondatore dell'Opus Dei». Senza dimenticare «tante migliaia di persone, di molte delle quali non conosciamo nemmeno il nome». Il vescovo ha associato al suo «grazie» anche gli altri otto beati che saranno in varie date proposti alla venerazione della Chiesa universale. «Ognuno di loro - ha detto - è vissuto in un'epoca, in un Paese e in situazioni differenti. Ognuno aveva la sua personalità. Eppure ci accorgiamo che avevano tutti qualcosa in comune».

Già, la santità è patrimonio di tutta la Chiesa. «La storia personale di Josemaría Escrivá e quella dell'istituzione da lui fondata sono contrassegnate dalla comunione ecclesiale, che è una caratteristica distintiva della biografia dei santi», ha sottolineato, sempre ieri, monsignor Flavio Capucci, postulatore della causa di Escrivá. Parole che trovano conferma nelle dichiarazioni di stima e affetto verso il nuovo santo provenienti anche dall'esterno della Prelatura. Tutte sottolineano l'importanza della spiritualità di santificazione della vita quotidiana che è nel «dna» dell'Opera.

Don Domenico Segalini, viceassistente generale dell'Azione Cattolica, ha parlato del santo come di uno che «ha intercettato i sogni di Dio su questa umanità». Che ci sia qualcuno che riesca a far diventare la santità «esperienza viva di ogni laico, nel suo lavoro, nella sua competenza professionale, nel suo tessuto di relazioni, nella vita quotidiana e spesso viene fatta vivere come un supplizio in attesa della distrazione o del divertimento, è un grande dono di Dio», ha sottolineato il sacerdote. Insieme a questo carisma, «i laici possano dare il loro contributo per rinnovare il mondo del lavoro, della politica, dell'economia, dell'arte e della comunicazione e ridare un'anima ai vari ambiti della società», è l'auspicio espresso dal Movimento dei Focolari. Ogni lavoro come occasione di santità. In questa sento - a parlare è Giancarlo Cesana di Comunione e Liberazione - tutto il fascino e, perché no, la pretesa del cristiano, come esperienza che cambia, rendendola piena di senso, ogni circostanza della vita anche la più routinaria e banale». Sull'impegno per i poveri del santo si è soffermato padre Brian Kolodiychule, postulatore della causa di canonizzazione di un'altra grande testimone, Madre Teresa di Calcutta: sia per la suora albanese, sia per il sacerdote spagnolo «alla base di questo impegno stava sempre la fede, che faceva loro scoprire Cristo in ogni uomo».

«E’ stato padre e maestro di molti nella strada della santità e dell'apostolato», è stato il ricordo del sottosegretario del Pontificio Consiglio dei laici, Guzman Carriquiry Lecour. E anche suor Lucia di Fatima, ha scritto la superiora del convento di Coimbra, «condivide» la gioia per la canonizzazione di Escrivá, che ella conobbe e che «spinse» al lavoro di evangelizzazione in Portogallo».

A questo coro di felicitazioni hanno contribuito, parlando nelle scorse settimane in varie celebrazioni, anche alcuni vescovi e cardinali. Innanzitutto gli spagnoli: Antonio Maria Rouco Varela, porporato di Madrid e il vescovo della diocesi natale di Escrivá, quella di Barbasto-Monzón. E poi il primate del Messico, Cardinale Norberto Rivera Carrera, il vicario di Roma, Card. Camillo Ruini, l'austriaco Christoph Schonborn (Vienna) e l'arcivescovo di Colonia, Joachim Meisner.

Gianni Santamaria // Avvenire