“Il Signore Gesù, re della gloria, vincitore del peccato e della morte, oggi è salito al cielo tra il coro festoso degli angeli”. Tra poco, nel prefazio, leggeremo queste parole solenni, che ci presentano il mistero dell’Ascensione del Signore, che oggi celebriamo.
Gesù lascia questa terra, al compimento della sua missione redentrice. Sale alla destra del Padre, nella gloria che gli spetta. Ad uno sguardo superficiale potrebbe sembrare un semplice allontanamento. Probabilmente gli stessi Apostoli all’inizio hanno sentito un certo smarrimento dovuto al distacco dal Maestro: essi infatti continuavano a fissare il cielo, finché uomini in bianche vesti si presentano a loro per ammonirli: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?” (At 1, 11). Ma subito dopo, come scrive san Luca, essi “tornarono a Gerusalemme con grande gioia” (Lc 24, 52); in realtà il Signore non li aveva lasciati, perché come aveva loro detto: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).
l’Ascensione è festa che accende il nostro cuore di speranza
Dal momento dell’Ascensione l’Umanità di Cristo partecipa ormai pienamente e definitivamente alla gloria del Dio Uno e Trino. E questo è per tutti noi fonte di speranza. La stessa liturgia lo sottolinea con forza: “Giudice del mondo e Signore dell’universo, non si è separato dalla nostra condizione umana, ma ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena fiducia che dove è lui, capo e primogenito, saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria” (Prefazio). Dunque l’Ascensione è festa che accende il nostro cuore di speranza. Gesù aveva detto: “vado a prepararvi un posto”. Così ha fatto, e ci attende per condividere con noi la sua gloria.
Ma vi è un altro motivo importante di gioia nella festa di oggi. Proprio dopo l’Ascensione, Gesù invierà lo Spirito Santo, che è Spirito del Padre e del Figlio, e che nella sua missione di santificatore, ci identifica con Gesù stesso, che continua a vivere in ciascuno di noi.
L’Ascensione, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, è inoltre il momento in cui risuona la missione dei discepoli: “il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni” ( Lc 24, 46-47). Da allora tutti i discepoli saranno testimoni, apostoli in mezzo al mondo. Possiamo quindi sottolineare nella festa di oggi tre idee: speranza, presenza di Cristo tra noi, missione apostolica.
Oggi celebriamo questa solennità in una giornata di incontro delle famiglie del Campus. Un momento festivo, gioioso, di amicizia.
Nella famiglia, pur con le sue imperfezioni e i suoi limiti, si rende presente Gesù stesso
La famiglia è luogo di speranza. Gesù ci attende in Cielo, ci ha preparato un posto. Ma possiamo aggiungere che oltre a prepararci un posto per il futuro, ci ha mostrato anche la strada per raggiungerlo, che per moltissimi di voi è la vita familiare. Pur con le sue difficoltà e fatiche, la vita di ogni famiglia può essere illuminata dalla speranza: quando attraversiamo momenti difficili, problemi di ogni tipo (relazionali, economici, professionali, educativi) possiamo sentirci incoraggiati dal Signore che desidera che arriviamo alla meta e ci dona la sua grazia per raggiungerla.
Nella famiglia poi, pur con le sue imperfezioni e i suoi limiti (dato che non ci sono famiglie perfette), si rende presente Gesù stesso, che desidera abitare in noi e nelle nostre case, nel nostro lavoro quotidiano. La realtà di ogni giorno, infatti, non costituisce qualcosa di profano a cui al massimo si giustapporrebbe l’impegno cristiano, magari limitato alla partecipazione alla Messa domenicale e poco più. Al contrario: come diceva san Josemaría, “non si danno realtà nobili che siano tali in senso esclusivamente profano, dal momento che il Verbo si è degnato di assumere integralmente la natura umana e di consacrare la terra con la sua presenza e con il lavoro delle sue mani” (È Gesù che passa, n. 120).
La famiglia è infine occasione continua di missione. Ogni famiglia, infatti, oltre ad occuparsi del proprio futuro e della propria crescita armoniosa, può collaborare e aiutare altre famiglie: famiglie che aiutano altre famiglie. Questo non significa mettersi in cattedra. Significa invece con naturalezza e amicizia aiutare una famiglia di amici che attraversa un momento di particolare difficoltà, orientare con il proprio esempio e la propria esperienza giovani sposi che affrontano l’avventura della vita familiare, sostenere e accompagnare famiglie ferite, ecc.
Ogni famiglia può collaborare e aiutare altre famiglie
La Madonna, che ha accompagnato gli Apostoli dopo l’Ascensione e ha accolto con loro l’effusione dello Spirito Santo nella Pentecoste, è particolarmente presente anche al fianco di ciascuno di noi: lo è stata certamente in questo mese di maggio che si avvia alla conclusione, e lo è sempre.
Amen.