«Escrivá ha riempito il mondo di miracoli»

"Parla monsignor Capucci, postulatore della causa di canonizzazione del Beato spagnolo". Riportiamo un articolo uscito mercoledì 2 ottobre su "Il Tempo"

Un mondo di miracoli, quello legato alla devozione del Fondatore dell’Opus Dei, il Beato Josemaría Escrivá che domenica prossima sarà elevato da Giovanni Paolo II alla gloria degli altari. Sono tante, tantissime le guarigioni ottenute grazie alla intercessione del novello santo. Almeno 48 i miracoli accertati dalla morte del Fondatore dell’Opus Dei. Ne è certo il postulatore della causa monsignor Flavio Capucci che ieri presso la sala Quirinetta ha spiegato le ragioni che lo hanno spinto a presentare all’attenzione del Santo Padre, fra tante guarigioni, proprio quella relativa al dottor Manuel Nevado Rey, il medico spagnolo guarito inspiegabilmente, grazie ad Escrivá, da una radiodermite cronica. Miracolo che ha dunque per messo la conclusione del processo. “Il miracolo del dottor Nevado - commenta mons. Capucci - era quello che la Congregazione delle Cause dei Santi avrebbe approvato senza ombra di dubbio, perché si tratta di una guarigione che non ha precedenti nella letteratura medica.

Il postulatore, nel corso della serata, ha ricordato anche la grande mole di documenti, circa 30 mila pagine, che hanno formato il documento ufficiale presentato al dicastero vaticano (“positio”) per l‘approvazione finale.

Ma per diventare santi è proprio necessario compiere grandi miracoli? Secondo monsignor Capucci la santità sta nel vivere cristianamente e nell‘esercitare le virtù cristiane in modo eroico”. Tra tutte le virtù - spiega il postulatore - forse la più difficile da praticare è la costanza. E poi il Signore ogni giorno compie miracoli, basta guardare ciò che succede ad ognuno di noi nella sua vita quotidiana.

“Ricordo - aggiunge -che il nostro Fondatore, a proposito dei miracoli, ripeteva spesso che fanno pena quei cristiani che sorridono quando sentono parlare di eventi soprannaturali. Noi stessi ne potremmo fare se avessimo fede”.

Fra i tanti episodi che il postulatore ricorda sulla vita e sul carisma del novello santo, c’è quello in cui Monsignor Escrivá regala un libro sulla storia di Cristo ad un giovane studente dì architettura. Nella dedica il Fondatore gli scrive: “Cerca Cristo, trova Cristo, ama Cristo”. Poco dopo quel giovane studente diventerà un sacerdote dell’Opus Dei. “In questo episodio – osserva Monsignor Capucci - è racchiuso perfettamente il messaggio del Fondatore. E’ un invito costante ad entrare in comunicazione con il Signore. A desiderare costantemente questo incontro. Questo è il senso della sua vita, insegnarci a scoprire Cristo. Non a caso “Cammino” si conclude con queste parole: “Qual è il segreto della perseveranza? L’Amore. Innamorati e non lo lascerai.”

Invece per Umberto Farri, presidente dell’Istituto per la Cooperazione Universitaria (Icu) il Beato Josemaría ha avuto una grande “intuizione” e cioè quella di “aver capito l’importanza del ruolo sociale delle università come luoghi di formazione”. Infatti le università sono, secondo lo spirito e il carisma dell’Opus Dei, dei luoghi privilegiati in cui, prima di formare dei validi professionisti, vengono formate delle persone.

David Murgia // Il Tempo