Da una gioventù difficile alla comunicazione istituzionale: Gianluca

Gianluca, originario di Teramo, racconta la sua vocazione di aggregato e il percorso professionale che lo ha portato a lavorare nel mondo della comunicazione.

«Mio padre ci ha abbandonato quando eravamo piccoli, lasciandoci in una situazione economica molto difficile. È stato un periodo di grande sofferenza, e per molto tempo ho provato una rabbia intensa nei suoi confronti».

Gianluca è nato e cresciuto a Teramo, in una famiglia che non praticava la fede cattolica, eccezion fatta per sua nonna. La sua conversione ha avuto inizio grazie a una gita e al coraggio di un sacerdote: «Avevamo fatto il ritiro per la cresima, sacramento che comunque io non volevo ricevere. Facevo parte di un gruppo di amici che all’epoca si comportavano davvero male: in quella circostanza avevamo procurato più di diecimila euro di danno alle strutture che ci ospitavano. Qualche tempo dopo eravamo andati a un grest con il prete dei focolarini che ci aveva accompagnato, temendo che facessimo altri danni, perché la nostra fama ci precedeva per quanto eravamo terribili. Ma eravamo ragazzi che, per ragioni diverse, soffrivano. In quel grest ogni giorno si trattava un tema. Uno degli ultimi giorni si parlava di Gesù abbandonato, Gesù sulla Croce. E io lì ho pianto tanto e qualcosa nel mio cuore si è mosso. Se quel prete dei focolarini fosse stato meno coraggioso, probabilmente la mia vita avrebbe preso un’altra piega».

Dall’agenzia di viaggi alla comunicazione

Dopo la scuola, Gianluca ha iniziato a lavorare in un’agenzia di viaggi a Pescara, dove ha incontrato un soprannumerario dell’Opus Dei: «Mi invitò a considerare l’idea di proseguire gli studi, anche se non ero convinto. Alla fine, mi parlò della Pontificia Università della Santa Croce e, senza un piano preciso, decisi di iscrivermi alla facoltà di Comunicazione». A diciannove anni, Gianluca si è trasferito a Roma, un cambiamento radicale: «Passare da Teramo a Roma fu un bello shock. All’inizio è stata dura perché la mia città è di dodicimila abitanti, dove siamo tutti cugini, parenti e amici. Qui a Roma non avevo grandi punti di riferimento. Incontri una persona, c’è un legame, ma non c’è possibilità di incontrarla almeno che non ti organizzi settimane prima». Gianluca inizia a frequentare il centro dell'Opus Dei Collalto, dove aveva trovato un ambiente familiare che lo attira sinceramente: «Quello spirito di famiglia e casa che respiravo lì mi aveva fatto sentire subito accolto, e questo legame si è rafforzato sempre di più».

Mentre studiava a Roma, Gianluca aveva iniziato a lavorare nello studio televisivo dell’università, affinando le sue competenze in comunicazione. Un momento cruciale del suo percorso professionale era stato lo stage a Rio de Janeiro durante la Giornata Mondiale della Gioventù del 2013: «Lavorare per l'ufficio comunicazione a Rio, occupandomi di video e della regia delle conferenze stampa di Padre Lombardi, è stata un’esperienza incredibile».

La vocazione e gli incontri con papa Francesco

Dopo un ritiro spirituale ad Ovindoli, Gianluca iniziò a pensare che forse Dio lo stava chiamando al celibato apostolico, e trascorsi meno di due anni comprese che la vocazione di aggregato si adattava meglio alla sua situazione familiare e personale.

Durante questo periodo, aveva iniziato a lavorare per la piattaforma multimediale americana EWTN, un’esperienza che lo aveva portato a rivestire il ruolo di Senior Producer di programmi in multilingua e a viaggiare per e con il Papa: «La prima volta che ho avuto la possibilità di incontrare il Papa, gli ho parlato di mio padre. Gli ho chiesto di pregare per me, perché non ce la facevo più. In un’altra occasione gli ho chiesto una dedica sulla fotografia di mio nonno che qualche giorno dopo avrebbe fatto il compleanno. Il Papa mi aveva chiesto quanti anni avrebbe compiuto, e dopo avergli risposto ottantatré, mi aveva detto, scherzando: "Allora è un giovanotto!"».

All’inizio del 2024, Gianluca ha iniziato una nuova avventura professionale come consulente di comunicazione per fondazioni e istituti ecclesiastici: «Come libero professionista ci sono momenti di vertigine e anche di sconforto, ma in questi frangenti mi torna spesso in mente la frase di san Josemaria: "Fa' quello che devi e sta' in quello che fai"».