Cos’è la Dottrina Sociale della Chiesa? Quali sono i suoi principi?

Nel suo impegno per la salvezza di ogni persona, la Chiesa si preoccupa di tutta la famiglia umana e delle sue necessità, compresi gli ambiti materiali e sociali. A tal fine sviluppa, come una bussola, una dottrina sociale per formare le coscienze e aiutare a vivere secondo il Vangelo e la stessa natura umana.

Sommario

  1. Cos’è la dottrina sociale della Chiesa?
  2. Dove viene esposta? (Sviluppo storico)
  3. La Dottrina sociale della Chiesa è una qualche forma di dottrina politica o ideologica?
  4. Perché la Chiesa si occupa di temi sociali?
  5. Principi della dottrina sociale della Chiesa

Per approfondire: Amore e bene comune; Lavorare bene, lavorare per amore; La Chiesa e lo Stato; La funzione dell’impresa nella società; La persona e la società; La sussidiarietà, principio di speranza; eBook gratuito: Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa.


«Con tale dottrina, la Chiesa non persegue fini di strutturazione e organizzazione della società, ma di sollecitazione, indirizzo e formazione delle coscienze» (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 81).

«La Chiesa (…) ha però una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell'uomo, della sua dignità, della sua vocazione» (Caritas in veritate, n. 9).


1. Cos’è la Dottrina sociale della Chiesa? (DSC)

La dottrina sociale è l’annuncio di fede del Magistero di fronte alle realtà sociali. Raccolta in un compendio, tale dottrina si esprime in indicazioni, consigli ed esortazioni con cui la Chiesa incoraggia i cristiani ad essere cittadini responsabili.

In effetti «non c’è unanimità riguardo la realtà che viene detta “DSC”». Giovanni Paolo II – al quale dobbiamo la definizione più precisa che è stata data dal Magistero – afferma che essa è «l'accurata formulazione dei risultati di un'attenta riflessione sulle complesse realtà dell'esistenza dell'uomo, nella società e nel contesto internazionale, alla luce della fede e della tradizione ecclesiale» (Sollicitudo Rei Socialis 41)”.

L’unico scopo della Chiesa è «aiutare l’uomo nel cammino della salvezza» (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 69). Questa è la sua unica missione e anche la ragione per la quale la Chiesa ha il diritto e il dovere di sviluppare una dottrina sociale per formare le coscienze degli uomini e aiutarli a vivere secondo il Vangelo e la propria natura umana. Un cristiano coerente rivolge tutti gli aspetti della propria vita verso Dio, vivendo secondo il suo disegno salvifico. La Chiesa accompagna i cristiani in questo impegno.

Tutto ciò comprende le dimensioni della vita umana e della cultura, come l’economia e il lavoro, passando dalla comunicazione alla politica, fino a temi quali la comunità internazionale e le relazioni tra le culture e i popoli.

La carità è una «forza capace di suscitare nuove vie per affrontare i problemi del mondo d'oggi e per rinnovare profondamente dall'interno strutture, organizzazioni sociali, ordinamenti giuridici. In questa prospettiva la carità diventa carità sociale e politica: la carità sociale ci fa amare il bene comune e fa cercare effettivamente il bene di tutte le persone, considerate non solo individualmente, ma anche nella dimensione sociale che le unisce» (Compendio della dottrina sociale della Chiesa, n. 207).


2. Dove viene esposta la dottrina sociale della Chiesa?

La DSC nasce con la Rerum Novarum di papa Leone XIII, preoccupato dalla “questione operaia”, cioè dalla condizione di molti poveri lavoratori della terra che ormai vivevano in modo miserabile nelle città. A partire da questo momento gli insegnamenti sociali, esistenti sin dagli inizi del cristianesimo, vengono ordinati in modo sistematico. Le lettere sociali dei pontefici avranno la Rerum Novarum come punto di riferimento. Tra le tante encicliche sociali, successive alla RN, si distinguono quelle di Giovanni Paolo II: Laborem Exercens (90 anni dopo la Rerum Novarum), Sollicitudo Rei Socialis e Centesimus Annus (100 anni dopo la Rerum Novarum). Recentemente papa Francesco si è rivolto ai cristiani con due encicliche a tema sociale: Laudato si' (2015) e Fratelli Tutti (2020).

Allo scopo di rendere agevole la ricerca tematica dei contenuti, negli ultimi anni è stato redatto un Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, che può servire come punto di riferimento.


3. La Dottrina Sociale della Chiesa coincide con una forma di dottrina politica o ideologica?

No. La sua competenza non si estende alle questioni tecniche, né propone sistemi di organizzazione sociale, che non appartengono alla sua missione, limitata all’ambito morale ed evangelico. Inoltre, tale funzione non viene esercitata sulla base di un potere coercitivo (proprio dello Stato), né servendosi del cosiddetto “braccio secolare” (cioè, usando istituzioni civili che agiscono secondo le proprie leggi, esercitando in questo modo la sua influenza sulla società); la esercita, invece, attraverso un potere di convinzione, nel rispetto della laicità della vita pubblica. Conseguentemente, l’insegnamento sociale del Magistero non ostacola l’autonomia delle realtà terrene. Piuttosto, le interpreta per capire come adeguarle allo spirito evangelico e orientare la condotta cristiana.

«È suo diritto predicare la fede e insegnare la propria dottrina sociale, esercitare senza ostacoli la propria missione tra gli uomini e dare il proprio giudizio morale, anche su cose che riguardano l'ordine politico, quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali della persona e dalla salvezza delle anime. E farà questo utilizzando tutti e soli quei mezzi che sono conformi al Vangelo e in armonia col bene di tutti, secondo la diversità dei tempi e delle situazioni» (Gaudium et Spes, 76).

«Per ciò che attiene alla sfera della moralità, essa è investita di una missione distinta da quella delle autorità politiche: la Chiesa si interessa degli aspetti temporali del bene comune in quanto sono ordinati al Bene supremo, nostro ultimo fine. Cerca di inculcare le giuste disposizioni nel rapporto con i beni terreni e nelle relazioni socio-economiche».(Catechismo della Chiesa cattolica, n.76)


Meditare con san Josemaría

«Tutto ciò comporta una visione più profonda della Chiesa, vista come comunità formata da tutti i fedeli, per cui siamo tutti solidalmente responsabili di una stessa missione, che va compiuta da ciascuno d'accordo con le circostanze personali. I laici, grazie agli impulsi dello Spirito Santo, sono sempre più consapevoli di "essere Chiesa", e di avere quindi una missione specifica, sublime e necessaria perché voluta da Dio. E sanno che questa missione deriva dalla loro stessa condizione di cristiani, e non necessariamente da un mandato della Gerarchia; anche se evidentemente dovranno compiere questa missione in unione con la Gerarchia ecclesiastica e d'accordo con gli insegnamenti del Magistero». (Colloqui, 59)

«Non ho mai chiesto a nessuno di coloro che mi sono venuti vicino che cosa pensasse in materia politica: non me ne importa! Vi manifesto, con questa mia regola di condotta, una realtà profondamente innestata nel cuore dell'Opus Dei, a cui con la grazia e la misericordia di Dio mi sono dedicato pienamente, per servire la santa Chiesa. L'argomento non mi interessa perché, in quanto cristiani, voi godete la più completa libertà, con la conseguente responsabilità personale, per intervenire come più vi piaccia nelle questioni di carattere politico, sociale, culturale, eccetera, senza altri limiti oltre quelli indicati dal Magistero della Chiesa». (Amici di Dio, 11)

«Io non parlo mai di politica. Quando penso al compito dei cristiani sulla terra non lo vedo come lo scaturire di un movimento politico-religioso: considero questa pretesa una pazzia, anche quando la si rivesta del buon proposito di infondere lo spirito di Cristo in tutte le attività umane. Si tratta piuttosto di aiutare ciascuno, chiunque esso sia, a mettere il proprio cuore in Dio. Cerchiamo dunque di parlare a ogni singolo cristiano, affinché là dove si trova — nelle circostanze che non dipendono soltanto dalla sua posizione nella Chiesa o nella vita civile, ma anche dalle mutevoli situazioni storiche — sappia dare testimonianza, con l'esempio e la parola, della fede che professa». (È Gesù che passa, 183).


4. Perché la Chiesa si occupa di temi sociali?

La salvezza operata da Cristo e, conseguentemente, la missione della Chiesa, abbraccia l’uomo in tutta la sua completezza, compreso l’ambito sociale. In più, il cristianesimo non può restringersi a mera devozione, perché è prima di tutto un modo di vivere nella società.

Papa Benedetto XVI afferma che la dottrina sociale della Chiesa risponde alla dinamica della carità ricevuta e offerta e riassume la sua funzione come «annuncio della verità dell’amore di Cristo nella società».(Caritas in veritate, n. 5)

Papa Francesco spiega la ragione per la quale la Chiesa esprime il proprio parere su argomenti che riguardano la comunità mondiale (Discorso del Santo Padre al corpo diplomatico, 7 gennaio 2019), affermando che è la missione spirituale che Gesù Cristo ha affidato a San Pietro e ai suoi successori ciò che motiva il Pontefice e la Santa sede «a preoccuparsi per tutta la famiglia umana e le sue necessità, compreso l’ambito materiale e sociale» e chiarisce che «la Santa Sede non vuole interferire nella vita degli stati», ma guarda con attenzione «i problemi che riguardano l’umanità», per «mettersi al servizio del bene di tutto il genere umano» e «lavorare per favorire l’edificazione di società pacifiche e riconciliate». Per questo motivo, la Chiesa non può restare al margine delle realtà umane, e interviene con la sua dottrina per illuminare i diversi aspetti della società. La Chiesa dall’esperienza del contatto con la gente e i popoli, e dalla sua dottrina della fede poggiata a una profonda riflessione, è un grande interlocutore, per difendere e dare voce ai più deboli, alle nazioni povere e al pianeta minacciato dalla crisi ecologica.


5. Principi della dottrina sociale della Chiesa

Questa preoccupazione della Chiesa si manifesta in valori che servono come base per l’azione sociale. Tutti questi principi hanno una base evangelica e sono in accordo con la natura umana, che la Chiesa assume e difende, cercando di portarla a pienezza, per la Redenzione operata da Cristo. Tali valori sono:

  1. La dignità della persona umana: la vita umana è sacra e la sua dignità inviolabile, indipendentemente dall’età, stato di salute, ricchezza o condizione sociale. Ogni persona ha il diritto alla vita dal suo concepimento sino alla morte naturale. Inoltre, una vita degna comporta la pace, che in molti casi è minacciata dalla guerra e dalla violenza.
  2. Famiglia e comunità: l’uomo è un essere sociale e ha il diritto di crescere in comunità. Il matrimonio e la famiglia sono la base della società (già agli inizi della Chiesa la famiglia era considerata “chiesa domestica”, un termine che è stato recuperato nel Concilio Vaticano II e che san Giovanni Paolo II ha diffuso). Tutti hanno diritto a fare parte della società.
  3. Diritti e doveri: tutti hanno diritti da far valere e doveri da compiere, tanto a livello individuale che familiare e sociale. In particolare i lavoratori: l’economia dev’essere al servizio delle persone, non il contrario. I lavoratori hanno diritto a un lavoro dignitoso, sicuro e ben remunerato.
  4. Opzione preferenziale per i poveri e i deboli: Gesù ci ha insegnato che i più deboli nella società hanno un posto privilegiato nel suo Regno. È un dovere di giustizia aiutare tutti a lottare contro la povertà e le condizioni di rischio, come il Papa ha sottolineato sin dall’inizio del suo pontificato.
  5. Bene comune: è «l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione» (GS 26).
  6. Solidarietà: la Chiesa promuove la pace e la giustizia al di là delle differenze di razza, nazionalità, religione, ecc. C’è una sola famiglia umana della cui cura siamo tutti responsabili.
  7. Sussidiarietà: lo Stato deve consentire «ad associazioni minori e inferiori il disbrigo degli affari e delle cure di minor momento, dalle quali esso del resto sarebbe più che mai distratto; e allora potrà eseguire con più libertà, con più forza ed efficacia le parti che a lui solo spettano»(QA 81).
  8. Cura del creato: Dio ha messo l’uomo di fronte alle realtà terrene per dominarle e averne cura, dimostrando il rispetto dovuto al Creatore con il rispetto per le altre creature. La crisi ambientale ha dimensione morale.

Meditare con san Josemaría

«La Chiesa, pertanto, è inseparabilmente umana e divina. Per sua origine è società divina, per suo fine e per i mezzi che sono ordinati prossimamente a tal fine è soprannaturale; ma, in quanto fatta di uomini, è una comunità umana (Leone XIII, enciclica Satis cognitum ASS 28, 710). Vive e agisce nel mondo, ma il suo fine e la sua forza non sono sulla terra, ma nel Cielo» (Amare la Chiesa, 6).

«Questo, e null’altro, è il fine della Chiesa: la salvezza delle anime, una a una» (Amare la Chiesa, 7).

«Cercare la santità, malgrado gli errori e le miserie personali, vuol dire impegnarsi, con la grazia di Dio, a praticare la carità, che è la pienezza della legge e il vincolo della perfezione. E la carità non è una cosa astratta; vuol dire dedizione reale e totale al servizio di Dio, e di tutti gli uomini; al servizio di Dio che ci parla nel silenzio della preghiera e nel frastuono del mondo, e al servizio degli uomini, la cui esistenza si intreccia con la nostra.

Praticando la carità — l'Amore — si attuano tutte le virtù umane e soprannaturali del cristiano, che formano un'unità e non possono ridursi a una enumerazione completa e definitiva. La carità richiede la pratica della giustizia, la solidarietà, la responsabilità famigliare e sociale, la povertà, la gioia, la castità, l'amicizia...»(Colloqui, 62).

«Sulla terra non c'è che una razza: quella dei figli di Dio. Tutti dobbiamo parlare la stessa lingua, quella che ci insegna il Padre nostro che è nei cieli, la lingua del dialogo di Gesù col Padre, la lingua che si parla col cuore e con la mente, quella stessa che usate ora nella vostra orazione. È la lingua delle anime contemplative, di coloro che sanno essere spirituali perché consapevoli della loro filiazione divina; una lingua che si esprime in mille mozioni della volontà, in tante illuminazioni radiose dell'intelligenza, negli affetti del cuore, nelle decisioni di condurre una vita retta, santa, lieta e pervasa di pace» (È Gesù che passa, 13).

«L'università non deve formare uomini che poi si dedichino a godere egoisticamente dei benefici ottenuti con gli studi, ma deve prepararli a un lavoro di generoso appoggio al prossimo, di fraternità cristiana.

Tante volte questa solidarietà si limita a manifestazioni verbali o scritte, se non a chiassate sterili o dannose: io misuro la solidarietà sul metro delle opere concrete di servizio, e conosco migliaia di casi di studenti di tante nazioni che hanno rinunciato a costruirsi il loro piccolo mondo privato, dandosi agli altri mediante un lavoro professionale che si sforzano di realizzare con perfezione umana, in attività di istruzione, di assistenza, di promozione sociale e cosi via, con uno spirito pieno di gioventù e di gioia»(Colloqui, 75).

«È tempo che i cristiani dicano ben forte che il lavoro è un dono di Dio e che non ha alcun senso dividere gli uomini in categorie diverse secondo il tipo di lavoro; è testimonianza della dignità dell'uomo, del suo dominio sulla creazione; promuove lo sviluppo della sua personalità, è vincolo di unione con gli altri uomini, fonte di risorse per sostenere la propria famiglia, mezzo per contribuire al miglioramento della società in cui si vive e al progresso di tutta l'umanità» (È Gesù che passa, 47).

«Un uomo o una società che non reagiscano davanti alle tribolazioni e alle ingiustizie, e che non cerchino di alleviarle, non sono un uomo o una società all'altezza dell'amore del Cuore di Cristo»(È Gesù che passa, 167).