Con la tenerezza di una madre

Perché nella Chiesa siamo così contenti di festeggiare la Madonna, come in occasione della solennità dell’Assunzione? Don Armando Catapano, riflettendo sulla grande festa mariana del 15 agosto, approfondisce il senso della devozione nei confronti della Madonna.

Ricordo ancora la profonda emozione sperimentata 30 anni fa quando entrai nella Cattedrale dell’Assunzione del Cremlino (costruita tra il 1475 e il 1479) a Mosca, le sue cupole d’oro, l’interno completamente ricoperto di icone, tra cui la Theotokos di Vladimir (nota come la Madonna della tenerezza): un segno evidente della perennità della fede della Chiesa in questa verità, proclamata solennemente da Pio XII il 1° novembre 1950, nel corso dell’Anno Santo.

il mondo intero, nel ripartire si ritrovava, ancora una volta, a guardare alla Madonna.

I filmati dell’epoca mostrano la solenne processione dell’immagine della Madonna Salus populi Romani che dall’Ara Coeli si diresse verso San Pietro nella notte precedente la solenne promulgazione: si parla di 250.000 persone venute da tutto il mondo, in un momento in cui i trasporti erano difficili, a solo 5 anni dalla fine della II Guerra mondiale. Il riferimento del Pontefice, nel suo discorso al termine della lettura della Bolla, alle sofferenze, ai senza tetto, ai disoccupati, ci riporta a quegli anni complessi in cui il mondo intero, nel ripartire dopo la tragedia della guerra, si ritrovava, ancora una volta, a guardare alla Madonna.

Pio XII mette in relazione l’Assunzione della Madonna in corpo ed anima con il dogma dell’Immacolata Concezione, promulgato da Pio IX nel 1854: Questi due privilegi infatti sono strettamente connessi tra loro. Cristo con la sua morte ha vinto il peccato e la morte, e sull'uno e sull'altra riporta vittoria in virtù di Cristo chi è stato rigenerato soprannaturalmente col battesimo. Ma per legge generale Dio non vuole concedere ai giusti il pieno effetto di questa vittoria sulla morte se non quando sarà giunta la fine dei tempi. Perciò anche i corpi dei giusti dopo la morte si dissolvono, e soltanto nell'ultimo giorno si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima gloriosa. Ma da questa legge generale Dio volle esente la beata vergine Maria. Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo[1].

Maria, dunque, non ha conosciuto la corruzione del corpo nel sepolcro ed è stata assunta in Cielo in corpo ed anima.

Maria, dunque, non ha conosciuto la corruzione del corpo nel sepolcro ed è stata assunta in Cielo in corpo ed anima, pur avendo potuto fare esperienza della morte, come Gesù.

Maria è stata assunta da Dio, in corpo e anima, nei Cieli. Ne gioiscono gli angeli e gli uomini. Perché ci pervade oggi questa letizia intima, perché sentiamo il cuore traboccante e l'anima inondata di pace? Perché celebriamo la glorificazione di nostra Madre, ed è naturale che i suoi figli, costatando l'onore tributatole dalla Trinità Beatissima, sentano una grande allegrezza[2]: inizia così l’omelia su questa festa di san Josemaría.

Ma vedendo la Madonna così pura, così santa, così gloriosa non potremmo correre il rischio di vederla lontana, un modello irraggiungibile, che evidenzierebbe ancora di più la nostra miseria? La pienezza di santità della Madonna, che questo mistero fa brillare, non potrebbe indurre un sentimento di scoraggiamento dinanzi alla consapevolezza della nostra debolezza? Da dove nasce la gioia della Chiesa?

Ella è capace di chinarsi su ciascuno di noi con la tenerezza di una madre che non si spaventa della bruttezza delle nostre ferite.

Maria partecipa in maniera eminente della santità di Dio. Ma tale santità consiste nell’essere resi partecipi della natura divina (2Pt 1, 4), nell’assomigliare a Dio. Ma Dio, come scrive san Giovanni, è Amore (1Gv 4, 8). Maria, santa in modo eminente, è resa capace dallo Spirito Santo di amare in modo eminente. E quindi di amare anche chi, di per sé, non è amabile, come siamo noi a causa delle nostre miserie.

Ella è capace di chinarsi su ciascuno di noi con la tenerezza di una madre che non si spaventa della bruttezza delle nostre ferite, del cattivo odore dei nostri peccati. Con la gioia di quei nostri fratelli della fede che affollavano il colonnato del Bernini in quel giorno del 1950 sentendo riaffermare, con la proclamazione del dogma dell’Assunzione, la certezza della vicinanza di Maria, nonostante le devastazioni della guerra, così anche noi accostiamoci con fiducia a Lei, Madre amabile sempre, con questa certezza: Ecco tua Madre! (Gv 19, 27).


[1] Costituzione apostolica Munificentissimus Deus, 1 novembre 1950.

[2] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 171.