Commento al Vangelo: “Marta e Maria”

Vangelo della 16ª domenica del Tempo ordinario (Ciclo C) e commento al Vangelo

Vangelo (Lc 10, 38-42)

Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva un sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse:

– Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti.

Ma Gesù le rispose:

– Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta.

Commento

San Luca racconta che una donna, chiamata Marta, ricevette Gesù nella sua casa. “Lo accolse come si è soliti ricevere i pellegrini – commenta sant’Agostino -. Anche se in realtà la serva ricevette il suo Signore, la malata il suo Salvatore, la creatura il suo Creatore”[1]. Il racconto ci dice che questa donna aveva una sorella chiamata Maria. Marta, però, è nominata per prima probabilmente perché era la padrona della casa. Comunque, ben presto Marta si sentirà sovraccarica di lavoro e preoccupata di preparare tutto ciò che le sembra necessario per servire Gesù. Frattanto Maria gode della conversazione “non solo seduta vicino a Gesù – precisa san Giovanni Crisostomo –, ma ai suoi piedi; per manifestare la sollecitudine, l’assiduità, il desiderio di ascoltarlo e il grande rispetto che voleva dimostrare al Signore”[2]. Alla fine, infastidita da ciò che considera uno sgarbo della sorella e forse una certa indifferenza da parte di Gesù, Marta apostrofa il Signore con grande confidenza perché sia Lui a chiedere a Maria di collaborare. Non sappiamo se alla fine Maria, o anche lo stesso Gesù, si sia alzata per aiutarla. L’evangelista, invece, registra una lezione fondamentale del Maestro: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta”.

Nel corso della storia della Chiesa questa scena è stata molto meditata e interpretata dai Padri e dai santi. Spesso Marta è stata vista come simbolo dell’azione e del lavoro in questo mondo, mentre Maria come un simbolo della contemplazione e di ciò che sarà la visione beatifica di Dio. “Che cosa vuole dire Gesù? – si domandava Papa Francesco – Qual è questa cosa sola di cui abbiamo bisogno? Anzitutto è importante capire che non si tratta della contrapposizione tra due atteggiamenti: l’ascolto della parola del Signore, la contemplazione, e il servizio concreto al prossimo. Non sono due atteggiamenti contrapposti, ma, al contrario, sono due aspetti entrambi essenziali per la nostra vita cristiana; aspetti che non vanno mai separati, ma vissuti in profonda unità e armonia. Ma allora perché Marta riceve il rimprovero, anche se fatto con dolcezza? Perché ha ritenuto essenziale solo quello che stava facendo, era cioè troppo assorbita e preoccupata dalle cose da “fare”. In un cristiano, le opere di servizio e di carità non sono mai staccate dalla fonte principale di ogni nostra azione: cioè l’ascolto della Parola del Signore, lo stare - come Maria - ai piedi di Gesù, nell’atteggiamento del discepolo. E per questo Marta viene rimproverata”[3].

Gesù fa capire che l’ascolto attento ai suoi piedi deve essere preferito e anteposto se vogliamo compiere veramente il suo comandamento d’amore. San Josemaría spiegava così questa realtà: “Maria ha scelto la parte migliore, si legge nel santo Vangelo. Se ne sta lì, a bere le parole del Maestro. In apparente inattività, prega e ama. Poi, accompagna Gesù nelle sue predicazioni per città e villaggi. Senza orazione, come è difficile accompagnarlo!”[4]. Ecco perché Gesù afferma anche che “la parte migliore” di Maria non le sarà tolta, alludendo al fatto che invece la parte di Marta si può perdere. In altre parole, senza la contemplazione, che dà senso ed efficacia al lavoro che si fa per Dio, prima o poi si finirà con l’abbandonare anche questo. San Josemaría mette mirabilmente in evidenza questo problema quando in un altro momento esorta: “Lavoriamo, e lavoriamo molto e bene, senza dimenticare che la nostra arma migliore è l’orazione. Pertanto, non mi stanco di ripetere che dobbiamo essere anime contemplative in mezzo al mondo, che cercano di trasformare il loro lavoro in orazione”[5]. Infatti, quando non si trascura l’orazione, prima o poi ogni cosa si trasforma in luogo d’incontro con Dio, di dialogo amoroso con Lui.

Pablo M. Edo


[1] Sant’Agostino, Sermo 26.

[2] San Giovanni Crisostomo, Catena aurea, in loc.

[3] Papa Francesco, Angelus, 21-VII-2013.

[4] San Josemaría, Cammino, n. 89.

[5] San Josemaría, Solco, n. 497.