​Che cos'è la coscienza? Che cos'è l’obiezione di coscienza?

Che cos'è la coscienza? Come funziona? Come si forma la coscienza? Che cos’è l’obiezione di coscienza? Alcune domande e risposte sullo “spazio interiore di dialogo” tra Dio e gli uomini.

Sommario

1. Che cos'è la coscienza?

2. Come funziona la coscienza?

3. Come si forma la coscienza?

4. Coscienza e verità.

5. Coscienza e libertà.

6. Che cos’è l’obiezione di coscienza?

“Lampada del Signore è lo spirito dell’uomo: essa scruta dentro, fin nell’intimo” (Pr 20, 27).

“Quando i pagani, che non hanno la Legge, per natura agiscono secondo la Legge, essi, pur non avendo Legge, sono legge a se stessi. Essi dimostrano che quanto la Legge esige è scritto nei loro cuori, come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono. Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini, secondo il mio Vangelo, per mezzo di Cristo Gesù” (Rm 2, 14-16).

1. Che cos'è la coscienza?

La coscienza è lo spazio interiore di dialogo tra Dio e l’uomo. Viene chiamata coscienza morale perché attraverso di essa l’uomo identifica il bene e il male nella propria vita. Se ne parla in due sensi: in senso globale e più ampio è la conoscenza del bene e del male che permette alla persona di giudicare moralmente la realtà e le azioni. In senso stretto è il giudizio pratico che agisce per discernere la bontà o la cattiveria di ogni singola azione [1].

In definitiva, “la coscienza è il testimone esclusivo di ciò che succede nell’intimità della persona, della sua essenziale rettitudine o malvagità morale” [2]. Attraverso di essa l’uomo entra in dialogo con se stesso, ma soprattutto con Dio, che è l’autore della legge morale, alla quale l’uomo si orienta e aspira per raggiungere la propria felicità.

Nella costituzione pastorale Gaudium et spes si legge che “è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria. Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge, che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del prossimo” (n. 16).

Dice Papa Francesco:La coscienza è lo spazio interiore dell’ascolto della verità, del bene, dell’ascolto di Dio; è il luogo interiore della mia relazione con Lui, che parla al mio cuore e mi aiuta a discernere, a comprendere la strada che devo percorrere, e una volta presa la decisione, ad andare avanti, a rimanere fedele [3].

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“Chiedi al Signore di concederti tutta la sensibilità necessaria per renderti conto della malizia del peccato veniale; per considerarlo come un autentico e radicale nemico della tua anima; e per evitarlo con la grazia di Dio” (Forgia, 114).

“D’accordo, hai agito male per fragilità. Però non capisco perché non reagisci con chiarezza di coscienza: non puoi fare cose cattive, e dire – e pensare – che sono sante, o che sono prive d’importanza” (Forgia, 164).

2. Come funziona la coscienza

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci insegna che la coscienza morale è presente nell’intimo di ogni persona e agisce al momento opportuno ordinandole di compiere il bene e di evitare il male. Quando una persona nel suo agire si trova davanti a scelte diverse, la coscienza giudica la bontà o la malvagità di ognuna di esse e invita a scegliere il bene, al quale l’uomo si sente attratto in quanto vincolato alla sua vera felicità. “Quando ascolta la coscienza morale, l’uomo prudente può sentire Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria” [4].

Questo significa che l’uomo ha l’obbligo di seguire ciò che la sua coscienza gli detta. Inoltre ha l’obbligo di formarla in modo tale che i suoi siano giudizi retti che lo avvicinino al vero bene. Il Catechismo afferma: “Messa di fronte ad una scelta morale, la coscienza può dare sia un giudizio retto in accordo con la ragione e con la legge divina, sia, al contrario, un giudizio erroneo che da esse si discosta” [5].

Meditare con san Josemaría

“Ti domandarono – in tono inquisitorio – se giudicavi buona o cattiva quella tua decisione, che essi consideravano indifferente. “E con tranquilla coscienza, rispondesti: «So soltanto due cose: che la mia intenzione è pura e che..., so bene quello che mi costa». E aggiungesti: «Dio è la ragione e il fine della mia vita, pertanto so che non c’è nulla di indifferente» (Solco, 583).

3. Come si forma la coscienza?

“Dio rende partecipe l’uomo della sua legge, cosicché l’uomo [...] possa sempre più conoscere l’immutabile verità. Perciò ognuno ha il dovere e quindi il diritto di cercare la verità in materia religiosa per formarsi, utilizzando i mezzi idonei, giudizi di coscienza retti e veri secondo prudenza” (Dignitatis Humanae, n. 3).

Alcuni mezzi concreti che aiutano l’uomo ad avere una coscienza che formuli giudizi retti, sono la formazione morale e religiosa, l’amicizia e il consiglio di persone formate, la pratica delle virtù che rendono più facile la scelta del bene morale, e la preghiera, luogo specifico del dialogo con Dio. È importante tenere presente che le amicizie e la scelta degli ambienti che frequentiamo hanno anche un loro ruolo nella formazione della nostra coscienza. In definitiva, possono contribuire positivamente alla sua formazione se in essi troviamo un sincero desiderio di ricerca del bene comune e personale; oppure possono deformarla se, al contrario, stimolano l’assunzione di cattive decisioni, che generano danni personali o all’ambiente nel quale ci si muove.

Riguardo a questi mezzi, la Dignitatis Humanae ci invita a cercare la verità “in modo rispondente alla dignità della persona umana e alla sua natura sociale, cioè con una ricerca libera, con l’aiuto del magistero o dell’insegnamento, della comunicazione e del dialogo, con cui, allo scopo di aiutarsi vicendevolmente nella ricerca della verità, gli uni espongono agli altri la verità che hanno scoperta o che ritengono di aver scoperta; e alla verità conosciuta si deve aderire fermamente con assenso personale”[6].

Nella misura in cui l’uomo si sforza di raggiungere una coscienza formata seguendo questi mezzi, la sua coscienza avrà più luce e carità per discernere e agire più rettamente nelle situazioni concrete e singolari nelle quali liberamente si viene a trovare.

Meditare con san Josemaría

“Studente: fórmati in una pietà solida e attiva, distinguiti nello studio, senti grandi aneliti di apostolato professionale. E io ti prometto, con il vigore della tua formazione religiosa e scientifica, una rapida e vasta espansione” (Cammino, 346).

4. Coscienza e verità

Papa Francesco ci invita ad ascoltare di più la nostra coscienza, e inoltre ci avverte: “Ma attenzione! Questo non significa seguire il proprio io, fare quello che mi interessa, che mi conviene, che mi piace... Non è questo!” [7].

Allora, qual è la relazione tra coscienza e verità? “Nell'intimo della coscienza — scrive il Concilio Vaticano II — l'uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, quando occorre, chiaramente dice alle orecchie del cuore: fa' questo, fuggi quest'altro. L'uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro il suo cuore: obbedire ad essa è la dignità stessa dell'uomo, e secondo questa egli sarà giudicato” (Cost. past. Gaudium et spes, 16).

Meditare con san Josemaría

“«Sancta Maria, sedes Sapientiae» - Santa Maria, sede della Sapienza. Invoca di frequente in questo modo nostra Madre, perché Ella ricolmi i suoi figli, nel loro studio, nel loro lavoro, nel loro stare insieme, della Verità che Cristo ci ha portato” (Solco, 607).

5. Coscienza e libertà

Nella misura in cui l’uomo forma la propria coscienza ed è capace di conoscere la legge scritta da Dio nel suo cuore, conosce più profondamente la verità alla quale è chiamato, e questo lo rende più libero. Gesù, durante il suo passaggio sulla terra, viveva in continuo dialogo con suo Padre, e nel farlo sapeva qual’era la sua volontà e la seguiva, anche se questo significava dare la sua vita sulla Croce. La Passione di Gesù ci appare come una libera scelta d’amore, conseguenza di avere scoperto la volontà del Padre e di riconoscere in essa il bene.

“Gesù ci vuole liberi e questa libertà dove si fa? Si fa nel dialogo con Dio nella propria coscienza. Se un cristiano non sa parlare con Dio, non sa sentire Dio nella propria coscienza, non è libero, non è libero”[8].

Meditare con san Josemaría

“Con gratitudine, perché intuiamo la felicità alla quale siamo chiamati, abbiamo imparato che tutte le creature sono state tratte dal nulla da Dio e per Iddio: tanto le creature razionali, cioè noi uomini, anche se così spesso perdiamo la ragione, quanto le creature irrazionali, quelle che vagano sulla superficie della terra, o abitano nelle viscere del mondo, o spaziano nell’azzurro del cielo, capaci perfino di guardare fisso il sole. Ma, in mezzo a questa meravigliosa realtà, soltanto noi uomini – sugli angeli va fatto un discorso a parte – ci uniamo al Creatore attraverso l’esercizio della nostra libertà: possiamo rendere o negare a Dio la gloria che gli compete in quanto Autore di tutto ciò che esiste.

“Questa possibilità tratteggia il chiaroscuro della libertà dell’uomo. Il Signore ci invita, ci spinge – perché ci ama teneramente – a scegliere il bene. Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti comando di amare il Signore Dio tuo, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva... Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza (Dt 30, 15-16.19).

“Vuoi considerare – anch’io mi sto esaminando – se mantieni immutabile e ferma la tua scelta per la vita? Se rispondi liberamente di sì alla voce di Dio, amabilissima, che ti stimola alla santità? Rivolgiamo lo sguardo a Gesù, mentre parlava alla folla nelle città e nelle campagne di Palestina. Non vuole imporsi. Se vuoi essere perfetto..., dice al giovane ricco. Quel ragazzo respinse l’invito e, dice il Vangelo, abiit tristis, se ne andò triste. Aveva perso la gioia, perché aveva rifiutato di dare a Dio la sua libertà” (Amici di Dio, 24).

6. Che cos’è l’obiezione di coscienza

Per rispetto alla sua coscienza e dignità umana, l’uomo ha l’obbligo e il diritto di seguire la propria coscienza, anche quando una legge civile si propone di ostacolarla. La dichiarazione Dignitatis Humanae sulla libertà religiosa afferma che “l’uomo coglie e riconosce gli imperativi della legge divina attraverso la sua coscienza che egli è tenuto a seguire fedelmente in ogni sua attività, per arrivare a Dio, suo fine. Non lo si deve costringere ad agire contro la sua coscienza. Ma non si deve neppure impedirgli di operare in conformità ad essa...” (Dignitatis Humanae, 3).

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“Libertà di coscienza: no! Quanti mali ha causato ai popoli e alle persone questo deplorevole errore, che permette di agire contro i propri intimi dettami. “Libertà «delle coscienze», sì: che significa il dovere di seguire l’imperativo interiore..., ah, ma dopo aver ricevuto una seria informazione!” (Solco, 389).

“Quando nella mia attività sacerdotale, ormai lunga, non solo predico, ma addirittura grido il mio amore alla libertà personale, noto in qualcuno un gesto di diffidenza, come se si possa sospettare che la difesa della libertà comporti un pericolo per la fede. Non si inquietino, i pusillanimi. Porta attentati alla fede soltanto un’errata interpretazione della libertà, una libertà senza scopo, senza norma oggettiva, senza legge, senza responsabilità. In una parola: il libertinaggio. Purtroppo, è di questo che molti si fanno propugnatori; e questa rivendicazione effettivamente è un attentato alla fede.

“Pertanto, non è esatto parlare di libertà di coscienza, nel senso di considerare moralmente valido che l’uomo respinga Dio. Abbiamo già ricordato che possiamo opporci ai disegni di salvezza del Signore; lo possiamo, ma non lo dobbiamo fare. E se qualcuno deliberatamente assumesse tale atteggiamento, peccherebbe trasgredendo il primo e fondamentale comandamento: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore (Dt 6, 5).

“Difendo invece con tutte le mie forze la libertà delle coscienze, che sta a significare che a nessuno è lecito impedire che la creatura renda il culto a Dio. Bisogna rispettare i legittimi desideri di verità: l’uomo ha l’obbligo grave di cercare il Signore, di conoscerlo e di adorarlo, ma nessuno sulla terra deve permettersi di imporre agli altri una fede che non hanno; e, reciprocamente, nessuno può arrogarsi il diritto di porre ostacoli a chi ha ricevuto la fede da Dio” (Amici di Dio, 32).


[1] Cfr. Enríque Colom – Ángel Rodríguez Luño, Elegidos en Cristo para ser santos, p. 281.

[2] Ibid., p. 287.

[3] Papa Francesco, Angelus, 30-VI-2013.

[4] Catechismo della Chiesa Cattolica, 1777.

[5] Ibid., 1786.

[6] Concilio Vaticano II, dich. Dignitatis Humanae, 3.

[7] Papa Francesco, Angelus, 30-VI-2013.

[8] Ibid.


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