Caso Calvi

Offriamo una serie di documenti che fanno chiarezza sull’errato coinvolgimento della Prelatura dell’Opus Dei o di suoi membri.

Per chi desidera avere a disposizione l’opportuna documentazione che riguarda il caso Calvi e l’errato coinvolgimento della Prelatura dell’Opus Dei, riportato negli anni passati da qualche organo di informazione e da qualche pubblicazione, offriamo di seguito una sintesi documentata.

La tragica scomparsa di Roberto Calvi, Presidente del Banco Ambrosiano, avvenne nel giugno del 1982. Nell’agosto dello stesso anno il figlio Carlo rilasciò alcune dichiarazioni a giornali americani, riportando la convinzione che suo padre si era recato a Londra, pochi giorni prima della sua morte, per ricevere un sostanzioso aiuto economico da parte di membri dell’Opus Dei, che avrebbero salvato dalla bancarotta il Banco Ambrosiano. Immediata fu la smentita dell’Opus Dei, riportata dalla stragrande maggioranza dei mezzi di comunicazione italiani:

Comunicato stampa del 20 agosto 1982

La Segreteria dell’Opus Dei in Italia, in merito all’intervista rilasciata da Carlo Calvi al Wall Street Journal e ripresa dai quotidiani italiani, nel dichiararla completamente priva di fondamento per la parte che riguarda l’Opus Dei, precisa ancora una volta:

- che i fini dell’Opus Dei sono esclusivamente spirituali, come ben sa chiunque conosca le attività apostoliche che l’istituzione svolge in tutto il mondo;

- che pertanto è falso sostenere che l’Opus Dei abbia avuto parte alcuna in qualsiasi operazione economico-finanziaria di qualsivoglia entità o rilevanza;

- che, in particolare, nessuna persona per conto dell’Opus Dei ha mai intrattenuto alcun rapporto o trattativa del tipo descritto da Carlo Calvi nella sua intervista.

La Segreteria dell’Opus Dei in Italia chiede alla stampa che, per correttezza e obiettività, si astenga dal dare credito a tale dichiarazione totalmente priva di fondamento.

In seguito, nel mese di settembre, alcuni componenti della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia massonica deviata P2 ipotizzarono alcuni coinvolgimenti di membri dell’Opus Dei con la P2 e con alcuni suoi affiliati, tra cui Roberto Calvi. Anche in questo caso netta e puntuale fu la smentita della Prelatura dell’Opus Dei (ripresa da moltissimi giornali), sia per quanto riguardava la P2 che Roberto Calvi:

Comunicato stampa del 24 settembre 1982

In merito agli interrogativi sollevati da alcuni componenti la Commissione parlamentare di inchiesta sulla P2, la Segreteria dell’Opus Dei per l’Italia dichiara nella maniera più ferma e categorica che non è mai esistito, né può esistere, nessun tipo di rapporto tra l’Opus Dei e qualsivoglia organizzazione massonica. In particolare dichiara che né Roberto Calvi, né Umberto Ortolani, né alcun appartenente alla P2, è, o è stato, membro dell’Opus Dei.

L’Opus Dei, come è noto, ha finalità di natura esclusivamente spirituale, e si ispira, nella sua azione, con totale adesione, al Magistero della Chiesa e ai principi della morale cattolica.

Si ricorda, inoltre, che questa Segreteria ha già smentito a suo tempo, come totalmente prive di fondamento, le dichiarazioni che riguardavano l’Opus Dei, fatte dal figlio di Roberto Calvi.

Successivamente, a inizio ottobre, la vedova di Roberto Calvi, signora Clara, rilasciò alcune interviste, per es. a “La Stampa”, riprendendo e ampliando le affermazioni di suo figlio. Si ripeterono allora le smentite già effettuate da parte dell’Opus Dei. Riportiamo qui di seguito un breve commento de “L’Osservatore Romano” dell’8 ottobre 1982, che definisce come non rispondenti al vero alcune delle dichiarazioni della Calvi:

L’ Osservatore Romano, 8 ottobre 1982

“Per rispetto della verità”

Nella tragica vicenda di Roberto Calvi, che attraverso fatti, notizie, indiscrezioni, supposizioni e invenzioni ha ammorbato il mondo intero, si inserisce ora una intervista attribuita alla vedova dell’ex Presidente dell’Ambrosiano.

L’intervista, che ha tutta l’apparenza dello sfogo di un animo comprensibilmente amareggiato, contiene tuttavia tali enormità, contrarie ai fatti e alla stessa evidenza, da non poterne tacere.

Si deve subito dire che alla Signora Calvi, affranta per la tragica perdita del marito va tutto il nostro rispetto. Ma non possiamo consentire che le sue parole, se esattamente riferite, divulghino come verità ciò che appartiene al puro regno della fantasia.

Ci limiteremo a due esempi. Scorrendo l’intervista nella sua realtà obiettiva, ci si imbatte innanzitutto in una dichiarazione già categoricamente smentita dai diretti interessati (cfr. i comunicati stampa emessi dalla Segreteria dell’Opus Dei in Italia in data 20 agosto e 24 settembre scorsi).

Ma il colmo, nell’intervista, è toccato quando si afferma che il Papa ricevette Roberto Calvi all’inizio di quest’anno e gli disse che “gli avrebbe affidato le finanze vaticane per rimetterle in sesto”. Con Roberto Calvi sembra morto anche il senso dei confini del verosimile. Ad ogni modo, possiamo assicurare che iil Papa non ha ricevuto Roberto Calvi né mai gli ha affidato, o inteso affidargli, incarichi del genere!

In alcune di queste interviste, si affermava, tra l’altro, che il personaggio chiave, che aveva stabilito i rapporti tra Roberto Calvi e l’Opus Dei, era mons. Hilary Franco, che lavorava in Vaticano. Puntuale la smentita della Prelatura; vedi per es.:

Lettere al Direttore, “Il Giorno”, 20 ottobre 1982

Egregio direttore,

in riferimento all’articolo di Sandro Paternostro pubblicato su “Il Giorno” del 13-10-82, desidero precisare che la segreteria dell’Opus Dei per l’Italia ha già dichiarato in data 20-8 e 7-10-82 che tutte le informazioni riguardanti l’Opus Dei contenute nelle recenti interviste alla moglie e al figlio di Roberto Calvi sono totalmente prive di fondamento. Ricordo inoltre che l’Opus Dei non ha e non può avere influenza alcuna su nessuna banca o attività di tipo finanziario.

Desidero inoltre chiarire che mons. Franco Hilary non ha mai avuto alcun rapporto con l’Opus Dei.

Con i migliori saluti.

Dott. Ing. Giuseppe Corigliano

Ufficio informazioni dell’Opus Dei in Roma

Dopo l’intervista rilasciata a “L’Espresso” da Clara Calvi, nel novembre 1982, pur comprendendo la dolorosa situazione in cui si erano venuti a trovare i famigliari di Roberto Calvi, dopo la sua tragica morte, l’allora Consigliere della Prelatura dell’Opus Dei per l’Italia, mons. Mario Lantini, si sentì in dovere di scrivere una lettera alla signora Calvi e a suo figlio, in cui ribadiva l’assoluta estraneità dell’Opus Dei e dei suoi membri nelle vicende di Calvi e del Banco Ambrosiano e nel contempo chiedeva di sapere su quali elementi si basassero le loro dichiarazioni, per fare piena luce sulla vicenda. Ecco il testo della lettera:

Lettera a Clara e Carlo Calvi del 19 novembre 1982

Illustri Signori,

Nel partecipare con cristiana condoglianza al lutto per le Loro dolorose vicende famigliari e nel riferirmi a quanto, nelle interviste rilasciate al Wall Street Journal, a La Stampa e più recentemente a L’Espresso, Loro hanno dichiarato in merito ai rapporti che il defunto Roberto Calvi avrebbe intrattenuto con l’Opus Dei, ritengo doveroso significare quanto appresso, in ordine all’accertamento della verità dei fatti.

Nella mia qualità di Consigliere dell’Opus Dei per l’Italia, desidero, innanzitutto, confermare quanto già più volte comunicato e diffuso da tutta la stampa, che cioè nessuna persona per conto dell’Opus Dei ha mai intrattenuto alcun rapporto o trattativa, né direttamente né indirettamente, né con Roberto Calvi né con lo IOR, in merito a compravendite di azioni dell’Ambrosiano o a qualsiasi altra operazione ( o progetto di operazione) economico-finanziaria di qualsiasi entità o rilevanza.

Data questa assoluta estraneità dell’Opus Dei, affinché possa essere fatta piena luce su questo aspetto, appare evidente la necessità di conoscere a quali elementi Loro fanno riferimento nel parlare dell’Opus Dei. Ciò, tra l’altro, al fine di evidenziare chi abbia indebitamente usato il nome dell’Opus Dei o cercato di accreditare false giustificazioni.

Chiedo, perciò, alle SS.VV. di volermi, in particolare, fornire indicazioni su persone, fatti, circostanze e precisare ogni altro dato utile al chiarimento dei fatti ai quali Loro accennano nelle citate interviste.

Con i migliori saluti

don Mario Lantini

Questa lettera pervenuta nelle mani della signora Calvi, come attesta la sua firma apposta sulla ricevuta di ritorno, non ebbe mai alcuna risposta.

La vicenda sembrò fermarsi lì. Per alcuni anni non se ne parlò più. Più avanti, per es. nel 1988, ci furono altre dichiarazioni più o meno dello stesso tenore di quelle dei famigliari di Roberto Calvi, che vennero puntualmente contrastate. Per es. quelle diffuse da un giornalista, R. Domenech, in un suo libro sullo IOR e il caso Calvi; ecco il testo di due smentite:

“Avvenire”, 19 aprile 1988

Caso Calvi, precisazione Opus Dei

Roma. L’Ufficio informazioni della prelatura “Opus Dei”, in merito ad affermazioni diffuse dal giornalista Rossend Domenech nella presentazione di un suo libro sullo IOR, riprese da alcuni organi di informazione, rileva, come ha fatto altre volte, che “è falso sostenere che l’Opus Dei abbia avuto parte in alcuna operazione economico-finanziaria di qualsivoglia entità o rilevanza” e che “è altrettanto privo di fondamento che qualche persona abbia intrattenuto alcun rapporto-trattativa per conto dell’Opus Dei”. Ciò si riferisce all’affermazione secondo la quale Licio Gelli avrebbe assicurato, in una lettera a Calvi poco prima che questi morisse, un interessamento ai suoi casi finanziari da parte di personaggi dell’Opus Dei”.

Lettere al Direttore, “Il Corriere della Sera”, 30 aprile 1988

Mai avuto rapporti né scritti né verbali con lo IOR e la P2

A proposito di quanto dichiarato da Rossend Domenech nel corso della presentazione a Roma di un suo libro sullo IOR ( cfr. “Corriere della Sera” del 16-4-88), desidero precisare che il sottoscritto Aurelio Finetti, unico membro dell’Opus Dei con tale cognome, residente a Bruxelles dal 1969, non è sacerdote, e non ha mai avuto alcun rapporto né scritto, né verbale con Gelli, Calvi, IOR, Marcinkus, P2 o Steingassen.

Elio Finetti

Negli anni successivi si conclusero vari processi legati alla bancarotta del Banco Ambrosiano; varie persone furono condannate. E’ da mettere però in evidenza che nessun membro dell’Opus Dei fu mai imputato o condannato. La Prelatura e i suoi membri non sono mai stati coinvolti nel crack dell’Ambrosiano. Significativo ad es. è quanto scrive il giornalista Fabio Tamburini su “Il Sole 24 Ore” del 14 gennaio 2004, nell’articolo: “Quelle coincidenze sui misteri di Calvi”. Il giornalista afferma:

“ ... vent’anni dopo, rimangono oscuri i veri motivi che spiegano il viaggio a Londra di Calvi. Il banchiere, dopo l’ultima cena a cui parteciparono Florio Fiorini, ex direttore finanziario dell’Eni nonché fondatore della Sasea, rilevata dal Credito svizzero e dal Vaticano, e Karl Kahane, l’uomo d’affari austriaco con interessi in mille faccende, passò gli ultimi giorni della sua vita nella capitale inglese. Con ogni probabilità, anche se non risultano conferme, cercava capitali di soccorso, stava tentando di organizzare investimenti significativi che sarebbero serviti a scongiurare, sia pure all’ultimo minuto il crollo del gruppo. Il faccendiere Francesco Pazienza, tramite tra Calvi e l’allora capo del Sismi, Giuseppe Santovito, è arrivato ad evocare interventi dell’Opus Dei ma, in proposito, non esiste alcun riscontro... “

Inoltre, per completezza, talvolta sono stati definiti come membri dell’Opus Dei, alcuni personaggi, che avrebbero in qualche modo collaborato con Roberto Calvi o offerto aiuto al medesimo per uscire dall’imminente bancarotta: per es. Arthur Wiederkehr e Walther Pierre Sieghenthaler, svizzeri, e José López de Letona, spagnolo. Ebbene nessuno di essi è membro dell’Opus Dei.

Inoltre, riportiamo per completezza un'ulteriore smentita pubblicata su "Il Sole 24 Ore" il 12 agosto 2007:

"A venticinque anni dal caso Calvi, "Il Sole 24 Ore" in un articolo del 7 agosto ("L'enigma dei soldi scomparsi") riporta alcune allusioni all'Opus Dei che sono state continuamente chiarite in questi anni. La finanziaria venezuelana "Inecclesia" non è partecipata, né controllata dall'Opus Dei, che in nessun caso opera istituzionalmente in settori economici. Il suo presidente, Berti, non è dell'Opus Dei, come non lo è un certo Siegenthaler, presentato come tale. Dopo venticinque anni continua lo stupore da parte nostra nel vedere persistentemente nominata l'Opus Dei in una vicenda in cui non c'entra affatto, da nessun punto di vista".

Dott. Ing. Giuseppe Corigliano

Ufficio informazioni dell’Opus Dei in Italia

Infine, riguardo ai rapporti tra lo IOR, Calvi e il Banco Ambrosiano, alcune fonti (per es. Francesco Pazienza, Il Disubbidiente, Ed. Longanesi) riportano che il Vaticano, per cercare di chiudere in qualche modo l’intrigata faccenda, pur senza riconoscere alcuna responsabilità, versò 300 milioni di dollari nelle casse del Banco Ambrosiano; aggiungono erroneamente che i soldi uscirono dalle finanze dell’Opus Dei, in cambio de “il privilegio di diventare una prelatura personale del Santo Padre”. L’affermazione è completamente falsa, priva di alcun fondamento e lesiva del buon nome dell’Opera e dell’operato del Papa, il quale avrebbe concesso per denaro un riconoscimento canonico: sembra che si accusi il Papa di simonia. Questa falsa notizia oltre a non essere vera è inverosimile.

Un'informazione esauriente sul caso Calvi, e su altri "casi" montati pretestuosamente contro l'Opus Dei, è rintracciabile nel recente libro di Patrice de Plunkett, ed. Lindau, Torino, gennaio 2008.