Annunciare la misericordia di Dio come cuore pulsante del Vangelo

Don Andrea Mardegan ci parla della misericordia di Dio che "non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio".

L’8 dicembre veniamo ancora una volta abbagliati dalla luce che circonda Maria grazie alla sua totale bellezza, una bellezza che proviene dall’Amore di Dio che l’ha creata e che in lei ha trovato la sua dimora più piena, e la sua diffusione più generosa presso tutte le creature bisognose di salvezza. La salvezza di ogni uomo proviene dall’Amore di Dio ed è compiuta dall’Amore del Padre misericordioso, attraverso l’Incarnazione del Figlio per opera dello Spirito Santo nel grembo verginale di Maria, attraverso la sua Pasqua.

In quest’anno 2015 la luce di Maria Immacolata risplende ancora di più perché tutta la Chiesa risponde al suo invito a considerare in ogni generazione la misericordia di Dio (cfr Lc, 1,50), grazie al Giubileo della Misericordia indetto da papa Francesco, a cui saremo sempre immensamente grati per questo dono. Tutte le generazioni che la chiamano Beata si considerano ricolmate della misericordia di Dio, attraverso di Lei. In particolare questa generazione ne ha bisogno. Papa Francesco nella Misericordiae Vultus, la bolla di indizione del Giubileo straordinario, che ci ha accompagnato con la sua densità e ricchezza in questi mesi di preparazione e che continuerà ad essere punto di riferimento della nostra meditazione e della nostra azione lungo l’anno giubilare, ci ha fatto gustare di nuovo le considerazioni di san Giovanni XXIII quando apriva il Concilio Vaticano II: “Ora la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore … vuole mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da misericordia e da bontà verso i figli da lei separati…”.

Ci ha fatto rileggere quanto affermava il Beato Paolo VI quando lo concludeva, esattamente cinquant’anni fa: “L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio … Una corrente di affetto e di ammirazione si è riversata dal Concilio sul mondo umano moderno. Riprovati gli errori, sì; perché ciò esige la carità, non meno che la verità; ma per le persone solo richiamo, rispetto ed amore. Invece di deprimenti diagnosi, incoraggianti rimedi; invece di funesti presagi, messaggi di fiducia sono partiti dal Concilio verso il mondo contemporaneo: i suoi valori sono stati non solo rispettati, ma onorati, i suoi sforzi sostenuti, le sue aspirazioni purificate e benedette … Un’altra cosa dovremo rilevare: tutta questa ricchezza dottrinale è rivolta in un’unica direzione: servire l’uomo. L’uomo, diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità”.

Lo ringraziamo anche per averci riproposto l’insegnamento di san Giovanni Paolo II nella sua seconda enciclica su Dio Padre ricco di misericordia, Dives in Misericordia, che a suo tempo “giunse inaspettata e colse molti di sorpresa” (Misericordiae Vultus, 11). Scriveva allora Il santo papa Giovanni Paolo II: “Il mistero di Cristo … mi obbliga a proclamare la misericordia quale amore misericordioso di Dio, rivelato nello stesso mistero di Cristo. Esso mi obbliga anche a richiamarmi a tale misericordia e ad implorarla in questa difficile, critica fase della storia della Chiesa e del mondo… La Chiesa vive una vita autentica quando professa e proclama la misericordia – il più stupendo attributo del Creatore e del Redentore – e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia del Salvatore di cui essa è depositaria e dispensatrice”. Accompagnati da questi santi che ci hanno fatto da padri nella Chiesa degli ultimi decenni, accogliamo l’invito di Papa Francesco a tuffarci nell’oceano dell’Amore di Dio che crea, salva, perdona, considerandolo necessario per noi, ed essenziale nell’annuncio della Chiesa e di ogni battezzato a tutti gli uomini.

Ci conforta e ci rallegra iniziare questo cammino speciale nella solennità dell’Immacolata Concezione di Maria nostra Madre, perché questo suo dono ci parla in mondo inequivocabile dell’iniziativa di Dio che le ha donato una vita salvata dal peccato fin dall’istante del suo concepimento, nel seno di sua madre, senza attendere il suo sì, con una grazia del tutto preveniente, anticipata, gratuita. Fidandoci totalmente della grazia di Dio che è sempre previa, che ci anticipa sempre, anche noi ci sentiamo protagonisti ricettivi della Misericordia del Padre e quindi in grado di rifletterne il volto, nella nostra esistenza quotidiana, nella relazione con i nostri fratelli, con tutti gli uomini.

Ci proponiamo, grazie alla Misericordia del Padre, di ascoltare e dare corso ai desideri e richieste del Papa alla Chiesa in questo anno giubilare. Ne segnaliamo alcuni.

Contemplare la misericordia di Dio che “non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio. È veramente il caso di dire che è un amore “viscerale”. Proviene dall’intimo come un sentimento profondo, naturale, fatto di tenerezza e di compassione, di indulgenza e di perdono.” (MV, 6)

Guardare lo svelamento della misericordia di Dio in Cristo: “Con lo sguardo fisso su Gesù e il suo volto misericordioso possiamo cogliere l’amore della SS. Trinità. La missione che Gesù ha ricevuto dal Padre è stata quella di rivelare il mistero dell’amore divino nella sua pienezza. « Dio è amore » (1 Gv4,8.16), afferma per la prima e unica volta in tutta la Sacra Scrittura l’evangelista Giovanni. Questo amore è ormai reso visibile e tangibile in tutta la vita di Gesù. La sua persona non è altro che amore, un amore che si dona gratuitamente. Le sue relazioni con le persone che lo accostano manifestano qualcosa di unico e di irripetibile. I segni che compie, soprattutto nei confronti dei peccatori, delle persone povere, escluse, malate e sofferenti, sono all’insegna della misericordia. Tutto in Lui parla di misericordia. Nulla in Lui è privo di compassione.” (MV, 8)

Credere alle parole di Gesù quando ci rivela Dio che perdona con gioia. (MV, 9)

Comprendere in modo nuovo che “siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere. Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici. Accogliamo quindi l’esortazione dell’apostolo: « Non tramonti il sole sopra la vostra ira » (Ef 4,26). E soprattutto ascoltiamo la parola di Gesù che ha posto la misericordia come un ideale di vita e come criterio di credibilità per la nostra fede: « Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia » (Mt 5,7) è la beatitudine a cui ispirarsi con particolare impegno in questo Anno Santo.” (MV, 9)

Convertire la nostra visione della Chiesa e della vita dei battezzati secondo la rivelazione della misericordia: “L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole. La Chiesa « vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia ». Forse per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere la via della misericordia. La tentazione, da una parte, di pretendere sempre e solo la giustizia ha fatto dimenticare che questa è il primo passo, necessario e indispensabile, ma la Chiesa ha bisogno di andare oltre per raggiungere una meta più alta e più significativa…È giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di farsi carico dell’annuncio gioioso del perdono. È il tempo del ritorno all’essenziale per farci carico delle debolezze e delle difficoltà dei nostri fratelli. Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza.”

Annunciare la misericordia di Dio come cuore pulsante del Vangelo. (MV, 12)

Riascoltare l’invito di Gesù a non giudicare e a non condannare, a vincere sentimenti di gelosia e di invidia, a non parlar male del fratello, a “saper cogliere ciò che di buono c’è in ogni persona e non permettere che abbia a soffrire per il nostro giudizio parziale e la nostra presunzione di sapere tutto.” (MV, 14)

“Fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali” (MV, 15).

“Riflettere sulle opere di misericordia corporale e spirituale…per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina… ci sarà chiesto se avremo aiutato ad uscire dal dubbio che fa cadere nella paura e che spesso è fonte di solitudine; se saremo stati capaci di vincere l’ignoranza in cui vivono milioni di persone, soprattutto i bambini privati dell’aiuto necessario per essere riscattati dalla povertà; se saremo stati vicini a chi è solo e afflitto; se avremo perdonato chi ci offende e respinto ogni forma di rancore e di odio che porta alla violenza; se avremo avuto pazienza sull’esempio di Dio che è tanto paziente con noi; se, infine, avremo affidato al Signore nella preghiera i nostri fratelli e sorelle. In ognuno di questi “più piccoli” è presente Cristo stesso. La sua carne diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura. Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce: «Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore » ” (MV, 15)

Porre “di nuovo al centro con convinzione il sacramento della Riconciliazione, perché permette di toccare con mano la grandezza della misericordia. Sarà per ogni penitente fonte di vera pace interiore.”

Preghiamo perché i confessori siano ciò che il Papa desidera:“Non mi stancherò mai di insistere perché i confessori siano un vero segno della misericordia del Padre. Non ci si improvvisa confessori. Lo si diventa quando, anzitutto, ci facciamo noi per primi penitenti in cerca di perdono. Non dimentichiamo mai che essere confessori significa partecipare della stessa missione di Gesù ed essere segno concreto della continuità di un amore divino che perdona e che salva. Ognuno di noi ha ricevuto il dono dello Spirito Santo per il perdono dei peccati, di questo siamo responsabili. Nessuno di noi è padrone del Sacramento, ma un fedele servitore del perdono di Dio. Ogni confessore dovrà accogliere i fedeli come il padre nella parabola del figlio prodigo: un padre che corre incontro al figlio nonostante avesse dissipato i suoi beni. I confessori sono chiamati a stringere a sé quel figlio pentito che ritorna a casa e ad esprimere la gioia per averlo ritrovato. Non si stancheranno di andare anche verso l’altro figlio rimasto fuori e incapace di gioire, per spiegargli che il suo giudizio severo è ingiusto, e non ha senso dinanzi alla misericordia del Padre che non ha confini. Non porranno domande impertinenti, ma come il padre della parabola interromperanno il discorso preparato dal figlio prodigo, perché sapranno cogliere nel cuore di ogni penitente l’invocazione di aiuto e la richiesta di perdono. Insomma, i confessori sono chiamati ad essere sempre, dovunque, in ogni situazione e nonostante tutto, il segno del primato della misericordia.” (MV, 17)

Come insegnava san Josemaría incoraggeremo, come riflesso della misericordia ricevuta nel sacramento della gioia, i nostri amici, conoscenti, parenti e colleghi di lavoro a fare l’esperienza diretta della misericordia di Dio nella confessione dei propri peccati e nel perdono di Dio attraverso il sacerdote e la Chiesa. Li accompagneremo con la nostra amicizia, la comprensione, l’amore per la loro libertà, la pazienza, il rispetto.

Questi sono solo alcuni degli spunti che le parole del Papa, nella Misericodiae Vultus, ci offrono per vivere con pienezza il giubileo. Sono un invito a rileggerle tutte con attenzione per non lasciarne cadere nessuna.

La Madre della Misericordia in quest’anno Giubilare ci aiuterà a fare un’esperienza ancor più viva del mistero del suo Figlio Incarnato. “La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio. Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne. La Madre del Crocifisso Risorto è entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore.” (MV,24)

Don Andrea Mardegan