A proposito di un libro sull' Opus Dei

“Opus Dei segreta”, di Ferruccio Pinotti, presenta 17 testimonianze di persone che hanno avuto rapporti con la prelatura dell'Opus Dei.

Alcuni libri ben documentati sull'Opus Dei.

(Su cercate un articolo sul tema "Opus Dei e indice dei libri proibiti" cliccate qui)

Quattordici di queste testimonianze erano già note. Tre di esse furono pubblicate quindici anni fa in un libro di Peter Hertel. Un’altra è quella di Alberto Moncada che uscì dall’Opus Dei quarant’anni fa e fu pubblicata da una piccola rivista spagnola anticlericale. Altre circolano da tempo su Internet.

Il libro di Pinotti presenta alcuni problemi metodologici che meritano una riflessione.

Problemi metodologici

Il titolo del libro sembra indicare un'inchiesta esauriente e nuova sulla realtà dell'Opus Dei. In realtà non è esauriente perché sceglie solo alcuni testimoni che hanno lasciato l’istituzione dopo un’esperienza a loro giudizio negativa, e ignora la vita delle migliaia di fedeli della prelatura, che sono felici di esserlo.

L’inchiesta non è nuova perché, come si è visto, la maggior parte delle testimonianze sono già note e accessibili su internet.

Il problema metodologico fondamentale sta dunque nella unilateralità delle fonti: l'autore non ha intervistato persone dell'Opus Dei e neppure ex membri soddisfatti della loro esperienza nella prelatura. Manca, inoltre, di altri strumenti professionali utili per affrontare seriamente l'analisi di qualsiasi istituzione o gruppo etnico, geografico o religioso. Per esempio non viene fornito supporto documentale alle tesi principali; non è concessa la possibilità di rispondere a chi viene criticato, ecc.

In queste righe non si risponderà a ciascuna delle accuse menzionate in “Opus Dei segreta”, perché ci sono vari altri libri che lo fanno in modo sistematico e con maggiore profondità e rigore; si cercherà di precisare soltanto alcuni punti che nel libro vengono instancabilmente ripetuti:

a) Segretezza

L'Opus Dei cerca di farsi conoscere con tutti i mezzi alla propria portata. Ogni giornalista che vuole scrivere o sapere qualcosa sull'Opus Dei trova le porte aperte: centinaia di giornalisti italiani hanno potuto verificarlo in prima persona. Le istituzioni sociali ed educative avviate dall'Opus Dei sono sotto gli occhi di tutti: si sa dove sono, chi le dirige e come si finanziano. La prelatura offre ben quattro siti web in 25 lingue, sui quali possono essere consultati nomi, telefoni, statuti, nomine e altri documenti. In tale contesto è ridicolo affermare, come fa il libro, che i membri debbano tenere nascosta la propria appartenenza. Ci si domanda: come farebbero a fare apostolato senza parlare della propria fede, della propria vita e della propria condizione di fedele della prelatura?

Sembra che la scusa della “segretezza” sia utilizzata dall’autore per evitare che l’evidenza dei fatti smentisca idee preconcette.

Il libro fa continuo riferimento ai “poteri forti”, al possesso di banche, imprese, giornali e TV, alla segreta appartenenza di “capi di Stato e di governo, ministri e intellettuali” in un elenco tanto ampio quanto approssimativo, ma di fatto non è in grado di indicare con sicurezza alcun nome. Perché sono segreti, si afferma nel libro. Perché non esistono, è la risposta giusta. Con questo metodo, si può affermare qualsiasi cosa, lasciando agli altri l'onere della prova.

b) Mortificazione corporale

Il cilicio e le discipline sono usate con gioia e in piena libertà da alcuni fedeli della prelatura come parte del patrimonio ascetico della Chiesa e della tradizione cristiana. Questi umili strumenti di penitenza, che hanno poco a che vedere con la loro fantasiosa presentazione e che non causano nessun male alla salute, sono stati usati dalla maggior parte dei santi (come Padre Pio, Madre Teresa di Calcutta, San Tommaso Moro) e da altri personaggi quali Paolo VI, Von Balthasar, ecc. Insieme a questo, va sottolineato che lo spirito dell’Opera dà priorità alle piccole mortificazioni e rinunce che rendono più amabile la vita agli altri, come quelle legate al servizio a chi ci sta accanto.

c) Questioni economiche

Quanto alle questioni economiche, la vera novità dell'Opus Dei è che i membri sono dei laici (e non dei religiosi) che cercano di vivere un completo distacco, come successe anche nei primi tempi del cristianesimo, quando molti lasciavano i loro beni ai piedi degli Apostoli. D’altra parte, non è vero che i membri dell'Opus Dei siano obbligati a fare testamento a favore della Prelatura, come si ripete diverse volte in questo libro.

d) Le donne

Come è noto, le donne dell’Opus Dei svolgono una molteplicità di professioni: dalla docenza universitaria alla politica, dalla cura della casa alla imprenditoria. San Josemaría Escrivá fu un precursore nella valorizzazione della condizione femminile, come dimostra fra l'altro il fatto che già nei primi anni '50 chiese il permesso perché le donne dell'Opus Dei potessero frequentare le università ecclesiastiche: fu anche grazie a questa lungimiranza se oggi ci sono molte donne - fra le quali molte dell'Opus Dei - che sono affermate docenti di teologia. Le donne dell'Opus Dei non hanno bisogno di alcuna rivalutazione: molte, oltre al loro lavoro, hanno incarichi direttivi nella prelatura e nelle più varie attività in cui le persone dell’Opus Dei collaborano con altri cittadini: università, centri di formazione, associazioni culturali ecc.

e) Libri e le letture

Per i fedeli dell'Opus Dei, che svolgono professioni di ogni genere, i libri hanno un ruolo importante. Per migliaia di essi, che hanno una professione di tipo intellettuale, i libri sono materia di lavoro ordinario. Per tutti, si propone lo studio come abitudine quotidiana. La lettura viene promossa anche come fonte di formazione spirituale, di arricchimento, di riflessione, di maturazione, tramite il ricorso a libri di teologia e di spiritualità, senza dimenticare che la letteratura è fondamentale per la conoscenza dell'anima umana.

Nell'Opus Dei si consiglia di informarsi sulle letture che si intende fare, salva restando la libertà di decisione, che spetta al singolo. Si tratta quindi di una pratica che si pone a un livello spirituale: capire che cosa merita di essere letto, e farsi muovere dal desiderio di scegliere libri consoni con la propria fede e con le proprie libere scelte di vita. Niente di più lontano da un “indice di libri proibiti” come quello menzionato da Pinotti. La richiesta di consiglio si pone nel contesto menzionato da Giovanni Paolo II nel libro “Alzatevi, andiamo!”: “Ho sempre avuto questo dilemma: che cosa leggere? Cercavo si scegliere quello che era piú essenziale. La produzione editoriale è cosí vasta! Non tutti i libri sono di valore o utili. Bisogna saper scegliere e chiedere consiglio riguardo a ciò che merita di essere letto” (p. 74).

f) Rispetto per chi ha sofferto

Infine, vorrei riferirmi alle persone che hanno fatto parte dell'Opus Dei e che mantengono dei risentimenti. Di fronte a un’esperienza negativa è necessario il rispetto, condividere il dolore, anche se a volte non si condivide l’interpretazione dei fatti. Di fronte a una ferita, a un ricordo doloroso, non c’è posto per una smentita. Non si tratta di vero o di falso, si tratta di atteggiamenti più profondi. Tutti coloro che si sono avvicinati alla prelatura possono essere sicuri di avere sempre la considerazione e la stima dei fedeli dell'Opus Dei. Quando l’autore di un libro precedente ha interpellato il Prelato al riguardo, monsignor Echevarría ha affermato che alle persone che non si sono sentite trattate bene si chiede scusa con tutto il cuore (1).

Libertà di espressione e ricerca della verità

La libera espressione delle proprie opinioni, atteggiamenti e scelte, è uno dei pilastri di una società aperta e pluralista. Ma il loro esercizio è davvero liberatore quando lo si cerca di fare in modo obiettivo. Le analisi parziali possono mettere in ombra e nascondere l'oggetto di studio.

In alcuni casi, il pregiudizio genera imprecisioni ed errori di sostanza che sfiorano il ridicolo: le descrizioni delle visite dell’autore ai centri dell'Opus Dei e alla sede centrale, per esempio, fanno ridere i lettori che ci sono stati.

Riassumendo, Pinotti approfitta maldestramente di un aumentato interesse circostanziale nei confronti dell’Opus Dei, per elaborare un prodotto dalle tinte sensazionalistiche, che manca di rigore e peso specifico.

Bruno Mastroianni

(1) Cfr. John Allen, Opus Dei: La vera storia. I segreti della forza più controversa nella Chiesa Cattolica, Newton Compton Editori, Roma 2006, pag. 308.