Un’esistenza spesa pienamente al servizio del Signore

Alle 20.55 di lunedì 30 giugno a Genova è morto don Mario Lantini. Il Signore ha voluto che cominciasse con noi l'Anno Paolino e lo ha chiamato nel giorno dei martiri cristiani di Roma, quelli che facevano apostolato nel bel mezzo della strada. Proprio a Roma un amico gli parlò di vocazione all'Opera nel 1948.

La sera di lunedì 30 giugno a Genova, dove ha trascorso gli ultimi anni della sua lunga e intensissima vita di giovane innamorato delle cose belle, di ingegnere appassionato delle costruzioni solide e durature e di sacerdote appassionato di Cristo, a ottant'anni di età mons. Mario Lantini ha concluso la sua esistenza terrena affidando a Dio Padre la sua anima. Era nato nel 1928, aveva dunque gli stessi anni dell'Opus Dei, e aveva chiesto l'ammissione a Roma nel 1948, tra i primissimi in Italia, dunque nella sua vita ha percorso e ha fortemente contribuito a tutto lo sviluppo dell'Opus Dei in Italia. Tantissime sono le persone che lo ricordano con grande affetto, che hanno ricevuto da lui orientamento, forza, slancio, incoraggiamento, affetto, buon umore e profondo senso di fedeltà alla chiamata di Dio. L'amore per il Signore vibrava nella sua predicazione e nella sua Messa come nei momenti di vita familiare, allietati spesso dalle canzoni belle che lo stesso san Josemarìa amava ascoltare e gli chiedeva di cantare.

Alla notizia della sua morte, mons. Javier Echevarría, Prelato dell’Opus Dei, ha espresso con una lettera il suo dolore e la sua vicinanza nella preghiera per l’anima di don Mario. Il Prelato ha ricordato l’espressione sentita spesso da san Josemaría alla notizia della morte di un suo figlio nell’Opera: “Dio ne sa di più! Accetto la Sua Volontà, che esige fortezza e abbandono della testa e del cuore”.

Rimane la gioia di guardare alla vita di don Mario come ad un’esistenza spesa pienamente al servizio del Signore, attraverso un costante servizio all’Opus Dei. Il Prelato ha concluso la lettera esprimendo la certezza di avere ora in Cielo un efficace intercessore per il lavoro apostolico di tante persone in Italia e nel mondo.

Giovedì 3 luglio è stato celebrato il funerale a Milano, alla presenza di tante persone che si sono riunite per salutare don Mario un’ultima volta e per ringraziarlo affidandolo all’abbraccio di Dio Padre. Durante l’omelia, mons. Lucio Norbedo, vicario dell’Opus Dei per l’Italia, ha letto un appunto dello stesso don Mario: “Sul finire dell’estate del 1949, una delle volte che il Padre arrivò a Castel Gandolfo come faceva praticamente tutti i giorni in quel periodo, dopo aver lavorato giù a Roma malgrado il caldo estivo, mi venne vicino e mi prese sottobraccio, appartandosi dagli altri per dirmi qualcosa. Notai che faceva forza sul mio braccio, appoggiandovisi proprio molto. Mi disse: “Posso appoggiarmi su di te?”. Gli risposi: “Sì, Padre!”. Mi disse allora: “Se ci sarà bisogno, tu vorrai essere sacerdote?”. In quel giorno che mi pare fosse di metà settembre del 1949 stesso, alla domanda del Padre non ebbi la minima esitazione. Dissi subito di sì. Allora il Padre ricordo che mi disse che prima avrei dovuto sbattere la testa con le difficoltà della vita; prima e per un po’ di anni e che nel frattempo pregassi molto, facessi molto apostolato e studiassi tutto ciò che bisognava studiare”.

Mons. Norbedo ha preso spunto dalle parole di San Paolo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede”, per ripercorrere la vita di don Mario da quel 29 febbraio 1948, quando donò la sua vita a Dio nell’Opus Dei, attraverso gli anni di intenso apostolato a Roma, Bologna, Milano e poi di nuovo Roma, fino a quando san Josemaría volle nuovamente appoggiarsi su di lui, dandogli nel 1972 la responsabilità del governo dell’Opera in Italia, che ha tenuto fino al 1998. Adesso, dopo questi anni di abnegato servizio nell’affetto e nell’esempio alle persone che gli stavano vicino, per don Mario è arrivato, come scriveva ancora San Paolo poco prima di morire martire: “… il momento di sciogliere le vele”. Tante persone dell’Opus Dei e non, sentono il bisogno e il dovere di salutarlo per tutto ciò che il suo ricordo ci lascia, pregando per lui, ma anche chiedendo da subito per la sua intercessione dal Cielo.