Erano gli anni della seconda guerra mondiale. Il viaggio “non fu privo di emozioni e pericoli. L’aereo di linea fu coinvolto, all’altezza della Sardegna, in un combattimento aereo-navale tra alcune squadriglie di bombardieri inglesi e una flottiglia di navi dell’Asse che navigavano in quei mari. Il pilota dell’aereo civile riuscì a schivare abilmente lo scontro e atterrò a Roma senza altre novità, anche se non potè evitare la paura a buona parte dei passeggeri”[1]. Don Álvaro arrivò il 25 maggio e il 4 giugno fu ricevuto in udienza privata dal Papa Pio XII, al quale parlò ampiamente degli apostolati che i membri dell’Opus Dei avevano avviato in molte città della Spagna.
Don Álvaro allora non era sacerdote e andò all’udienza con l’uniforme di Ingegnere Civile – che era la sua professione -: una uniforme azzurro-mare con bottoni dorati, simili a quelli delle divise degli ufficiali superiori. Perciò qualcuno, quando lo vide, lo scambiò per un ammiraglio. Durante tutta la vita conservò il ricordo di quel primo incontro con il Santo Padre. Durante la permanenza a Roma conobbe parecchie personalità ecclesiastiche; fra le altre, ebbe un lungo colloquio con Mons. Montini, allora Sostituto della Segreteria di Stato, che più tardi sarà Papa col nome di Paolo VI. Lavorò intensamente anche con i canonisti che dovevano dare forma alla richiesta da presentare. Ritornò in aereo a Madrid la mattina del 21 giugno.
“Nel febbraio 1946 il fondatore lo rimandò a Roma. Andò a stare in un appartamento affittato da Salvador Canals in corso Rinascimento, con i balconi che davano su piazza Navona”[2]. Ritornava a Roma con la documentazione necessaria per ottenere per l’Opera uno status di carattere universale, che in quegli anni era ormai una necessità improrogabile. Ancora una volta i motivi giuridici gli offrivano l’opportunità di videre Petrum, di vedere Pietro.
Il viaggio lo fece per mare: salpò dal porto di Barcellona il 25 febbraio e sbarcò a Genova il giorno dopo. Appena scese dalla nave, prese un’automobile che lo portò a Roma percorrendo strade che erano in pessimo stato a causa del conflitto mondiale terminato pochi mesi prima. Aveva fretta di arrivare perché si era appena celebrato un Concistoro e desiderava far visita ad alcuni Cardinali prima che facessero ritorno alle loro rispettive sedi. Don Álvaro voleva ringraziare tre Cardinali spagnoli per le lettere commendatizie che appoggiavano questo nuovo passo giuridico dell’Opus Dei e raccoglierne altre. Aveva anche intenzione di spiegare l’Opera ad alcuni prelati non spagnoli che sarebbero rimasti nell’Urbe ancora per qualche tempo. Il 16 marzo presentò alla Curia Vaticana l’istanza per ottenere il Decretum laudis, il decreto di approvazione dell’Opera come Istituzione di diritto pontificio. Più tardi, alla fine del mese, ebbe l’opportunità di avere un altro incontro con Mons. Montini.
Il 3 aprile, grazie all’inestimabile appoggio di Mons. Montini, don Álvaro fu ricevuto di nuovo in udienza privata dal Santo Padre e potè informarlo delle pratiche in corso presso la Curia e delle difficoltà che si intravedevano per ottenere il riconoscimento giuridico adeguato alla realtà pastorale dell’Opus Dei: una Istituzione formata da fedeli normali – uomini e donne – e da alcuni sacerdoti secolari, in unità di vocazione, che cercano la santità cristiana attraverso il loro lavoro professionale nella società civile.
Dato che le difficoltà sembravano insuperabili senza la presenza del Fondatore a Roma, don Álvaro gli scrisse esponendogli la situazione. San Josemaría, pur essendo gravemente malato, decise di andare a Roma. Arrivò nella Città Eterna il 23 giugno 1946, proveniente da Genova, dove era sbarcato il giorno prima. A Roma abitò in un appartamentino in Piazza della Città Leonina, insieme con don Álvaro e altri fedeli dell’Opus Dei.
Per ottenere ilDecretum laudis si dovette aspettare fino al 24 febbraio 1947. Furono mesi nei quali su don Álvaro gravò un volume di lavoro enorme, tanto da intaccare la sua salute, che però seppe mettere sempre nelle mani di Dio affinché l’Opus Dei potesse servire meglio la Chiesa.
[1] J. Orlandis, Memorias de Roma en guerra (1942-1945), Rialp, Madrid 1992, pag. 66.
[2] S. Bernal, Álvaro del Portillo, Prelato dell’Opus Dei, Ares, Milano 1997, pag. 80.