Un cambiamento grande per una piccola immagine

Mi chiamo Fatima Caringella, ho 22 anni, vivo a Bari, dove frequento la facoltà di giurisprudenza dell’Università “Aldo Moro”.

Nello scrivere la presente testimonianza sul mio incontro con l’Opus Dei, non posso fare a meno di emozionarmi, perché è come ripercorrere rapidamente un anno della mia vita in cui, in realtà, ho avuto uno “speciale” incontro con Dio. Definisco questo incontro “speciale”, perché, nonostante prima di allora ritenessi di aver già incontrato Dio e di essere tutto sommato una persona di fede, cattolica praticante, grazie soprattutto all’educazione ricevuta in famiglia, da quel momento in poi è come se avessi guardato con occhi diversi una persona conosciuta da tempo o, per meglio dire, è come se fossi stata guardata in modo diverso dalla stessa.

Tutto è iniziato per caso: a Pasqua del 2007 durante un viaggio a Roma con i miei genitori, mi venne in mente di andare a visitare la tomba di San Josemaría Escrivá, di cui conservavo un’immagine con la preghiera per la devozione al santo, che avevo trovato due anni prima in una Chiesa, sempre a Roma… Da due anni circa, quindi, raccomandavo a questo santo i miei esami all’Università, ma solo allora fui spinta dal desiderio di andare a visitare Santa Maria della Pace, dove riposano le sue spoglie mortali. Rimasi affascinata dal clima di silenzio e di pace che si respirava in quel luogo e dal raccoglimento con cui pregavano le persone lì presenti.

Compresi che il mio incontro con san Josemaría e con l’Opus Dei non sarebbe finito lì, per cui decisi di chiedere maggiori informazioni sull’Opus Dei e di prendere contatti con un centro a Bari. Intuii sin dall’inizio che avevo trovato ciò che, senza esserne del tutto consapevole, stavo cercando da tempo: qualcuno o qualcosa che mi aiutasse a vivere la fede nella mia vita ordinaria e non sapevo che quel qualcosa avesse il nome di Opus Dei.

La prima volta che andai in un centro dell’Opus Dei alcune persone mi accolsero amabilmente, rimasi colpita dall’ambiente familiare, dalle sale studio, dalla cappella bella e pulita, curata nei minimi dettagli. Sentivo dentro di me che sarebbe iniziato un cammino di formazione che mi avrebbe fatto approfondire la mia fede in un modo nuovo…inspiegabilmente cresceva in me il desiderio di santità. Dopo solo due settimane accettai di partecipare ad un corso di ritiro spirituale; non avevo mai vissuto un’esperienza del genere, ma desideravo farmi aiutare a capire cosa Dio volesse da me, a imparare a stare da sola con me stessa, ad avere il coraggio di osare con Dio, di non aver paura di Lui, di rischiare con la fede, di impegnarmi di più.

A fine ritiro compresi che dovevo vivere meglio le “virtù umane”, “la cui assenza determina il fallimento della stessa vita cristiana”, ero consapevole che questo mi avrebbe portata a soffrire un po’, ma avevo capito che quello sarebbe stato l’unico cammino per passare da spettatrice ad attrice della mia vita, volevo conquistare nuovamente la mia libertà, trasformando gli eventi della mia vita, che a volte vivevo in maniera passiva, in opportunità per riscoprire il senso della mia filiazione divina.

Tuttora, continuando a frequentare i mezzi di formazione dell’Opus Dei e a partecipare attivamente alle attività apostoliche, vedo con chiarezza quanto sia vera e possibile da realizzare l’affermazione di San Josemaría “ Il cielo e la terra, figli miei, sembra che si uniscano laggiù, sulla linea dell’orizzonte… E invece no, è nei vostri cuori che si fondono davvero quando vivete santamente la vita ordinaria…” Ho ritrovato una motivazione più alta soprattutto nel mio studio: dedico le mie ore di lavoro ai miei amici, ogni articolo ad una persona cara, cerco di trasformare il mio studio, svolto al meglio, in una petizione costante a Dio per l’apostolato, andando aldilà del mio interesse personale e rendendo così ogni dovere un’ occasione di servizio.

Si sono aperti ai miei occhi nuovi orizzonti, imparando giorno per giorno a materializzare la vita spirituale e a spiritualizzare quella materiale…se ci penso praticamente in un anno non è cambiato nulla nella mia vita, ma in realtà è cambiato tutto, perché è cambiata l’ottica con cui guardo la mia realtà: avvicinandomi di più a Dio ho imparato ad “amare il mondo appassionatamente”!