Il Convegno è stato promosso dalla Fondazione Rui, ente eretto nel 1959 su proposta del Ministero della Pubblica Istruzione, che attiva e gestisce diversi collegi universitari in Italia. E’ stata un’intensa settimana di conferenze, incontri e dibattiti, in cui più di sessanta studentesse provenienti da diverse facoltà universitarie di tutta Italia si sono confrontate sul tema dei rapporti tra razionalità, volontà e sentimenti, nella ricerca della verità.
Proprio in questa chiave l’incontro con Giuliano Ferrara ha rappresentato un approfondimento riguardo al sentire e ricercare la verità, in primo luogo sul piano personale. Il direttore de Il Foglio ha contribuito al convegno con un’analisi degli eventi e dei mutamenti storici da cui è scaturito il quadro sociale in cui oggi ci muoviamo, offrendo una testimonianza concreta di come sia possibile battersi in primo piano per dare voce a un pensiero diverso da quello comunemente accettato.
La sua relazione ha avuto per oggetto la comunicazione della cultura dopo gli eventi del ’68, con particolare attenzione alle componenti più significative per capire il presente. Il ’68, ha spiegato Ferrara, ha la sua radice in un insieme di fattori: l’America del dopoguerra, la cultura hippies e il progressivo abbandono di determinati arcaismi a cui essa puntava, l’emergere dei capitalismi, gli esiti di certe interpretazioni del Concilio Vaticano II, gli ideali della rivoluzione francese e il marxismo sono alcuni dei molti aspetti di un quadro che fin dalle prime battute Ferrara ha definito sfumato, nel quale si inserisce la chiarezza dell’enciclica Humanae Vitae, di cui ha sottolineato il valore e l’attualità. Con il ’68 si apre un’epoca di contestazione di alcuni stili di vita tradizionali e di dialettica sui valori, che portano all’abbattimento di alcuni stereotipi. Tuttavia la perdita di senso e di punti di riferimento oggettivi a cui oggi assistiamo suggerisce che la libertà - che secondo l’eredità del ’68 viene talvolta ridotta a mera autonomia dell’individuo - necessita di orizzonti veritativi che la indirizzino.
Ferrara ha parlato con toni sereni e positivi, ed è stato disponibile anche a rispondere a domande più personali riguardo al suo particolare percorso, che lo ha visto partecipe e protagonista della lotta sessantottina e successivamente coinvolto nel Partito Comunista, per poi distaccarsi da quello schema, anche sotto l’influenza del filosofo Leo Strauss e di quel filone di pensiero che ha ridato valore al giusnaturalismo di fronte al giuspositivismo. Ferrara è attivo nelle battaglie a favore della vita, convinto che una delle più importanti sfide di oggi è quella di far sì che le nuove tecnologie non dimentichino i limiti più concreti dell’essere umano. “Nessuno è capace di darsi la vita da solo”, ha detto, chiarendo in modo decisivo l’equivoco dell’uomo che si fa egli stesso creatore.
L’incontro è stato seguito con molta attenzione dalle studentesse, che ne hanno colto l’importanza proprio nella chiave della ricerca di verità e di affinamento della sensibilità personale, e che ha costituito un momento di riflessione significativo per quelle che saranno le donne, mogli, madri, professioniste del futuro.