San Tommaso Moro e il Beato Josemaría.

Relazione annuale delle attività del Centro ELIS di Roma e intervento del senatore a vita Francesco Cossiga, nell’atto di inaugurazione dell’anno formativo.

Non sempre è facile trovare dei punti di contatto tra un laureato in ingegneria elettronica, un giocatore dilettante di basket ed un pensionato settantenne; ma se ci troviamo al Centro ELIS di Roma si può indovinare a colpo sicuro il loro “comune denominatore”: la formazione.

Il direttore del Centro, Girolamo Inzerillo, ha aperto l’incontro illustrando l’ideale che guida chi lavora all’ELIS. “C’è in noi la consapevolezza di avere fra le mani un “tesoro”, i nostri allievi, e che, assicurando loro un’adeguata formazione, contribuiamo a migliorare la società di domani.”

Nella relazione annuale sulle attività svolte il Direttore dell’ELIS ha fornito anche qualche “numero” per comprendere l’incidenza quantitativa dello sport nel lavoro formativo: 3 campi di calcio, 1 di basket, 1 palestra coperta, 400 allievi, 19 gruppi. Sport praticati: calcio, basket, pallavolo; 1 gruppo senior per il “mantenimento fisico dei papà”, 8 ore di attività quotidiana, 10 volontari, 20 allenatori, 20 tornei annuali fra i quali Eliscup e Olimpiadi Elis. L’estate scorsa è stato organizzato anche un campo estivo con 40 giovani del quartiere, per tutto il giorno dalle 8.30 alle 16.30.

La capienza della Residenza quest’anno è aumentata, passando da 75 a 100 posti e ospitando studenti delle varie università di Roma, fra cui anche due europei del programma Erasmus.

In Italia l’artigianato costituisce una risorsa importante. Per questo la scuola professionale ha continuato i corsi per orafi incastonatori e orologiai riparatori, rivolti a ragazzi di età compresa fra i 15 e i 18 anni.

Il 10 novembre la Scuola di Formazione Superiore ha consegnato i diplomi a cinquanta alunni dei corsi biennali residenziali per Tecnici di Ingegneria della Manutenzione e Telecommunication Managers. Il 90% di questi neo-diplomati ha già oggi un’occupazione soddisfacente. Il loro profilo professionale, infatti, è stato disegnato insieme alle aziende che partecipano al progetto offrendo ad ogni allievo la possibilità di svolgere uno stage di complessivi 5 mesi. Il 60% della formazione è a carico di esperti aziendali, garantendo così un costante aggiornamento dei contenuti.

Un ultimo accenno è stato dedicato all’attività dell’AVEL, l’associazione che riunisce ex-allievi ed amici dell’ELIS e che sta svolgendo un paziente lavoro di volontariato. Oltre a favorire la raccolta di donativi necessari per le attività di formazione, l’AVEL finanzia “prestiti d’onore” per consentire ad alcuni ragazzi di coprire almeno in parte il costo degli studi. Inoltre, anche quest’anno l’AVEL promuove corsi di alfabetizzazione informatica aperti al quartiere, in cui lavorano come docenti gli studenti della scuola di formazione superiore.

L’ing. Inzerillo ha dato quindi la parola al senatore a vita Francesco Cossiga, che ha illustrato il rapporto tra la figura di san Tommaso Moro e gli insegnamenti del Beato Josemaría Escrivá.

Il senatore Cossiga, ripercorrendo le fasi principali della biografia di Sir Thomas More, ha messo in luce la specificità della sua vocazione genuinamente laicale, realizzata attraverso le circostanze quotidiane della vita, nel suo lavoro come avvocato e nelle responsabilità di padre di famiglia.

«La vocazione del laico non è una vocazione residuale, per sottrazione, come di colui che non è né sacerdote né religioso. Il laico può e deve coltivare una autentica spiritualità secolare che passa attraverso le circostanze ordinarie professionali, familiari e sociali. Per questo il Beato Josemaría Escrivá vide in Tommaso Moro un antesignano della piena vocazione dei laici ed è stato un tenace sostenitore della chiamata universale alla santità ancor prima del Concilio Vaticano II.»

E’ per questo - ha concluso Cossiga –che anche la politica può diventare una vocazione professionale per un cristiano, purché vissuta come espressione temporale della giustizia e della carità. È quanto fece Thomas More, il quale l’anno scorso, durante il Giubileo, è stato proclamato da Giovanni Paolo II “patrono” dei politici e dei governanti, anche in seguito ad una formale richiesta inoltrata da numerosi capi di governo e pubblici amministratori delle più svariate militanze politiche.