Salerno, Roma, Londra e… ritorno

Il suo sogno è diventare cardiochirurgo pediatrico. Mario Fittipaldi, salernitano di 24 anni, racconta la genesi della sua vocazione di soprannumerario dell'Opus Dei.

Sono salernitano, mi chiamo Mario Fittipaldi, ho 24 anni e studio l’ultimo anno di Medicina nell’Università Campus Bio Medico di Roma: da quasi nove anni vivo nella capitale dove mi sono trasferito per terminare il liceo classico. Sono molto grato alla mia famiglia che con tanti sacrifici mi ha dato l’opportunità di fare una splendida esperienza di vita in questa città.

Ho conosciuto l’Opus Dei all’età di 20 anni quando decisi un po’ per caso di iscrivermi al Campus, e andai a vivere nella Residenza Universitaria RUI. Successivamente, mi sono trasferito in un appartamento con alcuni amici ma, grazie alla perseveranza di un mio amico dell'Opus Dei che per fortuna non mi ha mai "mollato" nonostante i miei reiterati dinieghi e frequenti fughe, ho proseguito la mia formazione spirituale iniziata l’anno prima.

Fin dai tempi del Liceo avevo cercato una direzione spirituale ed ero anche assiduo ai sacramenti ma devo confessare che non ero molto soddisfatto. Con il tempo conobbi un sacerdote dell’Opera con il quale invece riuscii per la prima volta ad aprirmi davvero e finalmente a liberarmi attraverso la confessione di tante angosce e tante ombre che di fatto riempivano la mia vita interiore. E iniziai a fissare obbiettivi per la vita quotidiana attraverso una intensa direzione spirituale.

Decisiva è stata la mia esperienza a Londra quando decisi di trascorrere un periodo di studio presso un importante ospedale pediatrico per lo studio e la ricerca delle cardiopatie congenite: il mio sogno nel cassetto è infatti diventare un cardiochirurgo pediatrico.

A Londra andai a vivere nella Residenza Netherhall House. Ebbene lì di lì a poco mi resi conto che dovevo dare una svolta alla mia vita: percepii intensamente l’importanza fondamentale per ognuno di noi di fare un apostolato fatto di profonda amicizia e di confidenza perché era proprio così che anche io mi ero riavvicinato a Dio; scoprii anche l’importanza della Messa quotidiana.

A Netherhall House, dove abita e studia gente di tutto il mondo, avevo finalmente capito l’Opus Dei: conobbi tante persone molto diverse, di tutte le razze e di tutte le nazionalità che vivevano la stessa vocazione. Ciò mi ha aiutato a capire che Dio mi chiamava. Mi posi per la prima volta il "problema" della vocazione all’Opera: fino a poco tempo prima mi sembrava una cosa lontana da me, e invece era una cosa totalmente mia! Il Signore l’aveva pensato da sempre ma la mia percezione troppo umana e poco soprannaturale delle cose non riusciva a farmela vedere benché Dio fosse stato sempre presente nella mia vita; ma io cocciutamente non lo avevo saputo scoprire per davvero. E meditai intensamente ciò che disse il fondatore dell’Opera: la vocazione vuol trasformare la prosa quotidiana negli endecasillabi di un poema eroico.

Tornando a Roma fui io a parlare della mia possibile vocazione al mio amico, da tempo numerario dell’Opera: egli si accorse che dentro di me era cambiato qualcosa. E mi fu fraternamente vicino anche in quei mesi che precedettero la mia richiesta di far parte dell'Opera come soprannumerario. Da allora apparentemente non è cambiato nulla nella mia vita quotidiana, ma di fatto è cambiato tutto! La cosa sorprendente è che ho scoperto Cristo proprio facendo le stesse cose di sempre!!!

Faccio mia una riflessione che lessi un giorno nel libro, “Conversione” di Leonardo Mondadori: “La vita per alcuni è cupa, per altri è grigia. Per me è radiosa”; sicuramente l’elemento fondamentale che dona luminosità alla mia esistenza attuale è la vocazione cristiana nell’Opus Dei.