"Le notizie che continuano a giungere dall'Asia" - ha detto il Papa - "mostrano sempre più la vastità dell'immane catastrofe, che ha colpito in particolare l'India, l'Indonesia, lo Sri Lanka e la Thailandia".
"La comunità internazionale e molte organizzazioni umanitarie si sono rapidamente mobilitate per i soccorsi. Così stanno facendo anche numerose istituzioni caritative della Chiesa. Nel clima natalizio di questi giorni invito tutti i credenti e gli uomini di buona volontà a contribuire generosamente a questa grande opera di solidarietà verso popolazioni già duramente provate ed esposte ora al rischio di epidemie.
Io resto loro molto vicino con l'affetto e la preghiera, specialmente a quanti sono feriti e senzatetto, mentre affido alla misericordia divina le innumerevoli persone che hanno perso la vita".
La Chiesa si mobilita a favore della vittime
Nel primo pomeriggio di oggi è stato reso pubblico un Comunicato del Pontificio Consiglio Cor Unum che annuncia che il Santo Padre: "ha disposto l'invio di un Suo primo aiuto alle popolazioni dei paesi colpiti dal terremoto e dal maremoto che hanno violentemente sconvolto il Sud-Est Asiatico raggiungendo anche alcuni Paesi dell'Africa".
"Per incarico di Sua Santità, il Pontificio Consiglio Cor Unum, tramite le rispettive Rappresentanze Pontificie, ha inviato soccorsi d'urgenza in Sri Lanka, in India, in Thailandia, in Indonesia ed in Somalia".
"Nella Chiesa, come per altro ovunque nel mondo, si è levato unanime un coro di solidarietà fraterna con risposte concrete agli appelli delle popolazioni colpite: la Conferenza Episcopale Italiana ha stanziato 3.000.000 di Euro, la rete Caritas ha già raccolto la somma di oltre due milioni di dollari americani. Alcune Caritas (Austria, Paesi Bassi, Stati Uniti) hanno già inviato esperti sul posto al fine di sostenere l'opera della varie Caritas Nazionali. Anche il "Jesuit Refugee Services" appoggia l'azione delle Chiese locali".
"Cor Unum, che nel nome del Papa segue da vicino l'evolvere degli eventi e l'opera delle diverse organizzazioni ecclesiali, fa appello ai fedeli affinché, singolarmente e comunitariamente, sostengano con generosità l'impegno delle rispettive Chiese locali e delle loro Organizzazioni caritative affinché si possa presto avviare il programma di riabilitazione delle popolazioni tanto duramente toccate dalla devastante calamità".
"Quanti vogliono affidare al Santo Padre il loro gesto d'amore per gli sventurati fratelli asiatici, possono farlo tramite versamento su conto corrente postale n. 603035 intestato a Pontificio Consiglio Cor Unum - 00120 Città del Vaticano indicando la motivazione "emergenza Asia". Una testimonianza dall’India
Sulla costa del Golfo del Bengala, 250 km a sud della città di Madras, c’è un luogo assai singolare, un piccolo paese di appena cinquemila abitanti che oltre venti milioni di pellegrini, da ogni angolo dell’India e da altri Paesi della terra, vengono ogni anno devotamente a visitare.
Questo ridente paesino indiano ricco di palmizi si chiama Vailankanni e a noi Occidentali il suo nome probabilmente non dice molto, ma nell’immaginario religioso dell’immenso Continente asiatico è conosciuto e venerato come la "Lourdes d’Oriente".
Nella Basilica di Nostra Signora di Vailankanni, si lavora ''giorno e notte per estrarre i cadaveri dalla sabbia''; ne sono stati recuperati piu' di 500, ma, padre Xavier, responsabile della basilica, dice di non avere idea di quanti siano morti domenica scorsa.
''Dovevano essere giorni di festa, invece la nostra chiesa si e' trasformata in un cimitero'', racconta padre Xavier all'agenzia missionaria AsiaNews. Il 26 dicembre, al momento del maremoto, centinaia di fedeli erano arrivati al santuario mariano nazionale, approfittando del Natale e del week end.
Ora, racconta p. Xavier, ''le autorità ecclesiastiche hanno iniziato a scavare le fosse per seppellire i pellegrini, anche se molti di loro devono ancora essere identificati o tirati fuori dalle macerie degli edifici crollati''. Padre Xavier racconta che le onde si sono ritirate alla stessa velocità con la quale si sono abbattute sulla costa, così chi non è morto nell'impatto'' è stato trascinato in mare e risucchiato dalla corrente''. Intorno al santuario, nel villaggio di Thanjavur, lo tsunami ha distrutto l'intera comunità di pescatori, che vivevano lungo la spiaggia.