Mons. Stephen Lee: “Come ha detto papa Leone XIV, Gesù vi chiama, anzitutto, a fare esperienza della sua amicizia”
Nella sua omelia, mons. Lee ha illustrato le parole di Gesù «vi ho chiamato amici» (Gv 15,15), ricordando ai nuovi diaconi che l’amicizia con Gesù «influirà su tutti gli aspetti della vostra vita» e che «tutto deve essere preso e trasformato, come il chicco di grano del Vangelo».
In seguito, il vescovo consacrante ha ricordato ai neo ordinati che la Chiesa, «nostra Madre, vi affida il potere di predicare la Parola di Dio con autorità, di distribuire il Corpo di Cristo nella Santa Comunione e di compiere opere di carità nel nome dello stesso Signore. Dobbiamo tutti avere presente, e ricordare ai nostri fratelli e sorelle, ciò che la liturgia di oggi ci insegna: nella bontà del nostro Signore, la misericordia e la legge sono intrecciate».
Li ha esortati a spiegare nella loro nuova missione «le grandi verità della nostra fede, speranza e amore, specialmente la speranza, in modo positivo», poiché «questo è un servizio di grande importanza nel mondo attuale, perché c’è una grande tendenza nelle anime mondane —come ha scritto san Josemaría— a dimenticare la misericordia, l’amore e la speranza del Signore».
Citando Leone XIV, il vescovo di Macao ha osservato che nell’amicizia con Cristo «potrai diventare un uomo gioioso e un sacerdote gioioso, un “ponte”, non un ostacolo per coloro che ricorrono a te per arrivare a Cristo”».
Infine, ha fatto le sue congratulazioni ai familiari e agli amici dei nuovi diaconi, cogliendo l’occasione per chiedere loro preghiera e aiuto per coloro che hanno iniziato questo cammino verso il sacerdozio.
Mons. Ocáriz: “Con la vostra vicinanza e le vostre preghiere siete stati parte della Provvidenza di Dio”
Al termine della cerimonia, mons. Fernando Ocáriz, prelato dell’Opus Dei e ordinario dei nuovi diaconi, ha ringraziato il vescovo consacrante e ha rivolto le sue felicitazioni agli ordinandi e ai loro familiari, che ha incoraggiato a continuare a pregare per loro: «Vorrei congratularmi con voi e unirmi alla gioia di tutta la Chiesa per questa ordinazione diaconale. Ringraziamo il Signore perché continua a mandare operai nella sua messe. Voi, diaconi, siete chiamati a una carità pastorale speciale».
E ha proseguito: «Ringrazio i genitori, i fratelli, i familiari e gli amici dei nuovi diaconi: con la vostra vicinanza e le vostre preghiere siete stati parte della Provvidenza di Dio per rendere possibile la loro risposta alla chiamata del Signore. Continuate a pregare per loro e ad accompagnarli con il vostro affetto.
Ricordiamo oggi, in modo speciale, san Josemaría; chiediamo la sua intercessione per tutti i presenti e per tutti coloro che si sono uniti a noi nella giornata di oggi».
I 18 nuovi diaconi provengono da Argentina, Brasile, Camerun, Cile, Colombia, Spagna, Filippine, Guatemala, Italia, Kenya, Nigeria e Venezuela, e sono: José María Álvarez de Toledo Martín de Peralta, Joseph Michael Nicolas Arbilo, Tobechukwu Ugochukwu Attoh, Alfonso Carlos Aza Jácome, Pablo Bistué Muñoz, Alfonso Cabrera Salinas, Pedro José de León Chávez, Francisco de Paula Febres-Cordero Carrillo, Josimar Pereira Freitas, Juan Martín Gismondi, José Tomás Larraín Correa, Anthony Oluchukwu Momah, Peter Leonard Otieno Ndeda, Charles Ejike Ozoene, David Serrano Ariza, Federico Angelo Carlo Skodler, Víctor Torre de Silva Valera, Augustine Onyekachi Ufoegbune.
A questo link è possibile rivedere la trasmissione in streaming offerta dalla basilica di Sant’Eugenio. Qui si può scaricare il libretto con i testi della cerimonia.
Conosci alcuni dei diaconi
Federico Skodler è nato nel 1978 a Trieste, città dove ha vissuto la sua infanzia e conseguito gli studi presso il liceo linguistico Petrarca. «Sono il primo di 3 fratelli - racconta Federico - mia sorella Francesca ha un anno meno di me, mentre mio fratello Matteo tre. Mio papà - che è morto tre anni fa - era agente di assicurazioni, mentre mia mamma - che ora è pensionata - era impiegata all’ospedale infantile della nostra città». Clicca qui per leggere la sua storia.
Anthony Momah, nigeriano, 34 anni, dopo gli studi in chimica ha lavorato nel coordinamento di programmi dell’Istituto di Tecnologia Industriale (IIT), un progetto dedicato alla formazione tecnica di giovani diplomati. Ha collaborato in iniziative di ONG impegnate in servizi sociali per comunità rurali in sviluppo. Nel 2019 ha iniziato gli studi di teologia. Racconta che, come diacono e poi come sacerdote, il cammino che sta percorrendo “è una vocazione e una grande responsabilità, per portare Gesù al popolo di Dio”.
Josimar Pereira Freitas, originario di Campos dos Goytacazes (Brasile), è ingegnere civile. Ha lavorato per uno dei principali operatori di energia elettrica del Paese. In quegli anni ha scoperto la sua vocazione all’Opus Dei come aggregato. Negli ultimi anni ha vissuto a Pamplona e a Roma, dove ha completato gli studi di teologia e la preparazione personale per il diaconato e, nel maggio 2026, l’ordinazione sacerdotale. Riflettendo sul suo cammino, spiega che l’amore di Dio che desidera trasmettere agli altri “è lo stesso amore che ho ricevuto nella mia famiglia e che ho visto crescere e rafforzarsi nella mia famiglia soprannaturale, l’Opera”.
Juan Martín Gismondi, argentino, 40 anni, nato ad Adrogué (provincia di Buenos Aires). È stato direttore e responsabile della formazione in una residenza universitaria a Mendoza e a Córdoba; ha lavorato anche come contabile a Buenos Aires. A Roma sta svolgendo studi di specializzazione sulla vocazione dell’imprenditore cristiano. Afferma che, come futuro sacerdote, lo entusiasma “poter accompagnare spiritualmente molte persone nella loro relazione con Gesù, aiutandole nella preghiera e a incontrarne il perdono e l’unione nei sacramenti”.
José María Álvarez de Toledo, di Madrid, ha studiato Giornalismo e Amministrazione d’Impresa. Oltre agli studi di teologia, ha lavorato come editor di contenuti sul sito web dell’Opus Dei. “Amo scrivere e, soprattutto, raccontare storie: come presentare la luce del Vangelo ai giovani che guardano serie come Stranger Things”, afferma. Recentemente è stato coautore di Segura intemperie, un libro che raccoglie storie vere unite dallo stesso filo conduttore: la Provvidenza. “Lavorando a questo libro, abbiamo capito che Dio non agisce in serie: prepara per ciascuno un cammino proprio e, con la pazienza di un artigiano, trasforma vite vuote in autentiche opere d’arte”.