Messaggio del prelato (10 ottobre 2024)

Mons. Fernando Ocáriz ci invita a meditare sulla santificazione del lavoro e su alcune sue manifestazioni nella vita cristiana di tutti i giorni.

Carissimi, Gesù protegga le mie figlie e i miei figli!

Spesso, per non dire continuamente, sentiamo la necessità interiore di pregare molto. Ci sono tanti motivi che invitano a ricorrere alla misericordia del Signore, dalle questioni che ci riguardano personalmente fino ai grandi problemi che agitano il mondo. Al tempo stesso ci rendiamo conto di quanto è importante ringraziare Dio, dal momento che non mancano tanti aspetti positivi. Tutto può essere occasione per pregare, anzi, tutto può diventare preghiera.

Pertanto, possiamo pensare alla possibilità reale di trasformare il lavoro in preghiera, con la sicurezza che «il lavoro, essendo stato assunto da Cristo, diventa attività redenta e redentrice: non solo è l'ambito nel quale l'uomo vive, ma mezzo e strada di santità, realtà santificabile e santificatrice» (È Gesù che passa, n. 47).

Santificare il lavoro vuol dire rendere santa tale attività umana, con alcune conseguenze immediate, che sono piuttosto le facce di una medesima realtà: cooperare alla santificazione della persona stessa che lavora e alla santità degli altri mediante la Comunione dei santi, oltre che alla santificazione delle strutture della società degli uomini.

Potrebbe sembrare complicato e invece è molto semplice, dove semplice non è lo stesso che facile: «Da' un motivo soprannaturale alla tua ordinaria occupazione professionale, e avrai santificato il lavoro» (Cammino, n. 359). Logicamente, il motivo che lo santifica non è un semplice elemento devozionale indipendente dal lavoro. Si tratta piuttosto del motivo e dello scopo con i quali lo si compie quando li si assume seriamente come fine ultimo, e pertanto influiscono in maniera decisiva sia sull’esecuzione, sia sui risultati materiali e formali di tale lavoro. Di conseguenza, «elemento essenziale dell’opera della santificazione del lavoro ordinario che Dio ci ha affidato è farlo bene, anche con perfezione umana, compiere bene tutti i propri doveri professionali e sociali» (Lettera 24, n. 18).

Il motivo soprannaturale alla base della santificazione del lavoro è l’amore: «Non bisogna pertanto dimenticare che tutta la dignità del lavoro è fondata sull'Amore. Il grande privilegio dell'uomo è di poter amare, trascendendo così l'effimero e il transitorio. L'uomo può amare le altre creature, può dire un tu e un io pieni di significato. E può amare Dio, che ci apre le porte del Cielo, ci costituisce membri della sua famiglia, ci autorizza a dar del tu anche a Lui, a parlargli faccia a faccia. L'uomo, pertanto, non deve limitarsi a fare delle cose, a costruire oggetti. Il lavoro nasce dall'amore, manifesta l'amore, è ordinato all'amore» (È Gesù che passa, n. 48).

È consolante sapere che il lavoro è santo e santifica quando è guidato e informato dall’amore di Dio e del prossimo. È questa l’essenza del motivo soprannaturale che è sufficiente dare al lavoro per santificarlo, e si capisce ancor meglio che tale motivo sia causa diretta della perfezione umana del lavoro.

Non è solo un lavoro svolto per Dio e offerto a Dio, ma anche e necessariamente lavoro di Dio. È Lui che ci ama per primo e mediante lo Spirito Santo ci rende capaci di amare.

Continuiamo a pregare per la Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che è iniziata il 2 di questo mese e si concluderà il 27. Quel giorno stesso è il mio compleanno e faccio molto affidamento sulle vostre preghiere.

Naturalmente, vi chiedo di tenere molto presente il lavoro di adeguamento degli Statuti della prelatura. La prossima riunione di esperti dovrebbe svolgersi all’inizio di novembre.

Con grandissimo affetto vi benedice

vostro Padre

Roma, 10 ottobre 2024