L’handicap chiama l’abisso dell’amore

Mi chiamo Giuliano, sono laureato in Fisica ma lavoro come traduttore tecnico. Mia moglie Marina è medico fisiatra. Abbiamo due figlie, Alessia e Rossana, di 12 e 7 anni e un figlio, Germano, di dieci, che è autistico.

Di solito dall’handicap si scappa, specie quando si tratta di bambini, perché ci è difficile comprenderlo e ci dispiace vedere soffrire. Ma l’handicap di un figlio - io l'ho scoperto - può essere la chiave della felicità.

Non in sé, perché resta un male. Ma l’abisso dell’handicap chiama l’abisso dell’amore… L’amore di Dio, che ama scrivere dritto su righe storte, come amava dire san Josemaría, per far vedere che è Lui ad agire; l’amore degli uomini, che non è attratto dalla forza e dalla salute ma dalla debolezza e dalla malattia.

Germano è un dono per noi: è stato il cemento più potente, ci ha “costretti” a uscire da noi stessi e a fare tutto il possibile per farlo stare meglio. Ma non solo per noi: per le sorelle, visto che non può difendersi ed è per loro una grande palestra; per le maestre, che sono arrivate a dirci che è stato un elemento di unione e uno stimolo per la classe; per i suoi piccoli amici, che ogni volta lo circondano di attenzioni, per le insegnanti di sostegno, contente di vedere che le loro capacità e il loro affetto sono premiate dai suoi progressi… Un sorriso di Germano vale moltissimo e ripaga di tante cose.

Molti si scoraggiano perché le difficoltà sono grosse e innegabili: mentre è evidente che un bambino paralizzato non può camminare o che uno cieco non ci vede, un bambino autistico sembra semplicemente un bambino maleducato che, per esempio, non è in grado di stare in silenzio durante la Messa. Senza fede è davvero dura. Ma per chi ha la fortuna di averla, la musica è diversa.

Un anno fa abbiamo deciso di trasferirci da Napoli a Verona, dove c’è un centro specializzato per l’autismo. Il trasferimento non è stato facile ma per una serie di combinazioni abbiamo trovato una casa bellissima e un ambiente favorevole per Alessia e Rossana, ma soprattutto per Germano che grazie all’impegno della scuola ha cominciato a scrivere al computer e a fare qualche semplice operazione. Da allora si è sbloccato anche per le sue attività quotidiane come mangiare da solo e siamo fiduciosi che le cose possano migliorare ancora.

Nella mia vita ho fatto molti progetti che sono regolarmente andati a monte, solo per accorgermi dopo un po’ che la Provvidenza aveva fatto andare le cose in maniera da fare molto meglio di quanto avessi potuto pensare. Questo è stato vero in campo professionale, affettivo, nella vita di fede… Ma con Germano questo piano sembra ancora più evidente!