La tv è la “cosa” più importante della nostra epoca. La provocatoria tesi è stata sostenuta da Minoli partendo dall’episodio doloroso del fraintendimento delle parole del Papa in Germania. Il mondo musulmano in agitazione. Una suora uccisa. Il Presidente della Turchia assente durante il prossimo viaggio papale. Ingresso della Turchia in Europa sempre più problematico.
Naturalmente Minoli non ha voluto semplificare questioni complesse ma , con la sua provocazione, ha voluto evidenziare il ruolo della tv nella vita politica, così come negli altri aspetti dell’esistenza quotidiana del mondo intero.
Altro esempio: venti anni fa solo il 20 per cento delle donne in Algeria portava il velo, ora, dopo la nascita della tv satellitare Al Jazeera, sono il 60% a portare il velo. A questo si aggiunga che questo canale televisivo presenta la televisione occidentale come specchio realistico della società occidentale, alimentando così la diffidenza fra le due culture. In realtà va tenuto presente che, secondo una recente statistica, l’80% degli operatori della tv americana dichiara di non credere in Dio, mentre l’80% degli spettatori dichiara di crederci. E perché questo ribaltamento che ha tutta l’aria del sopruso?
Il motivo va cercato nel fatto che la televisione commerciale tende a considerare lo spettatore solo come un potenziale consumatore. In conseguenza gli operatori della televisione vengono selezionati e preparati per offrire programmi che stimolino il desiderio di consumo. In realtà lo spettatore è sì un consumatore ma è anche una persona, e questo spiega gli straordinari e imprevisti successi di trasmissioni di approfondimento, come “La storia siamo noi”, assieme ad altri esempi positivi (le piazze che si riempiono anche sotto la pioggia per sentir parlare di filosofia e di poesia) anche se per ora sono numericamente insignificanti.
La speranza viene dalle “catacombe” ha sostenuto Minoli. Sono le minoranze qualificate che cambiano i grandi trend della storia, perciò è importante prepararsi culturalmente per saper spendere “parole che pesano”, convinzioni maturate nel silenzio della meditazione. Tutti sono chiamati a questa mobilitazione per il solo fatto di essere cittadini.