Ho vinto il Tour de France …

Piero Pavesi, aggregato dell’Opus Dei, abita in un paese del Milanese ma è Lodigiano di adozione. Racconta con semplicità la sua grande passione di sempre, la bicicletta, che ora per lui è divenuta un vero strumento di apostolato.

Nel lontano 1984 (ero impiegato da 10 anni presso una banca della Lombardia) ho conosciuto Antonio, un mio collega, e ho scoperto con gioia che anche lui era un grande appassionato di ciclismo.

Scattò l’intesa e nei fine settimana cominciammo a trovarci per percorrere assieme una cinquantina di km., prima in pianura, poi nelle vicine colline e infine in montagna. Tale era il nostro entusiasmo che riuscimmo a contagiare alla passione per le due ruote altri colleghi e nel giro di un paio di anni il gruppo raggiunse la ventina di iscritti.

Non mi dilungo a sottolineare che cosa significa praticare il ciclismo - sia pur a livello amatoriale e non agonistico - in termini di sforzo, costanza, resistenza, allenamenti, ecc. Ma voglio sottolineare che aldilà del gesto atletico il ciclismo può dare risultati molto più importanti. Ho infatti sperimentato su me stesso che assieme ai muscoli si rassodano in qualche modo anche le virtù: la fortezza per raggiungere la meta prevista, la temperanza per mantenersi in forma, la prudenza per commisurare lo sforzo all’età; l’umiltà di accettarsi con i propri limiti. Ma, soprattutto, la carità, intesa come amicizia concretamente vissuta: il rispetto reciproco, l’interessamento per gli altri, l’impegno per non abbandonare chi va più lento, la gioia di arrivare tutti assieme a festeggiare il sospirato traguardo.

E l’autentica sorpresa fu che tra i componenti del gruppo cresceva, di giorno in giorno, oltre a una sana competizione sportiva, anche l’amicizia sincera, la confidenza e la condivisione. E piano piano i discorsi si spostavano dal ciclismo ai problemi sul lavoro e della famiglia, ai rapporti con la moglie e i figli, alle questioni politiche, alla possibilità di impegnarci nel sociale.

Il santuario della Madonna del Ghisallo, in Lombardia, patrona dei ciclisti

Nel frattempo, a me è capitato di vincere … quasi un Tour de France. Non esagero, perché la conoscenza dell’Opus Dei prima, la scoperta della vocazione poi, mi hanno trasportato in una dimensione nuova e ho provato l’emozione tipica di chi valica un passo a 2000 metri, magari staccando tutti gli altri concorrenti alla vittoria finale. Ho chiesto l’ammissione all’Opus Dei come aggregato (a 55 anni suonati) e anche qui continuo a pedalare: in salita sì, perché la risposta quotidiana alla vocazione è ardua ma, con la grazia di Dio, il cuore è leggero e la borraccia è piena. E poi ti senti in squadra, pardon in famiglia!

Così anche le uscite ciclistiche hanno avuto un sapore del tutto nuovo. Trascinati da Antonio e da me, con Guido, Luciano, Luigi e Alberto (i “fedelissimi”) e tanti altri ci siamo avventurati in autentiche imprese, scalando montagne da leggenda (i passi Dolomitici, il Mortirolo, il Gavia, ecc.). Abbiamo organizzato settimane cicloturistiche della durata di 7 tappe percorrendo in media 100 km. al giorno; 20 i partecipanti. Per citarne alcune: il tour della Corsica, Londra, Vienna, Barcellona e, per restare in Italia, il giro dell’Umbria, della Sicilia, del Triveneto. Quest’anno è in previsione l’iniziativa denominata “dalla Calabria al Salento” per un totale di km. 950, in otto tappe.

Ovviamente ho cominciato ad approfittare di ogni occasione per consolidare le amicizie e aumentare le occasioni di fraternità, di aiuto e di consiglio nelle difficoltà e nell’affrontare i problemi che la vita di ogni giorno riserva a tutti. La maggior confidenza mi ha così permesso di approfondire singolarmente i vari aspetti legati alla vita spirituale, suggerendo la partecipazione ai sacramenti, invitando a momenti di formazione culturale e religiosa. La testimonianza cristiana mia e di altri ha dunque fatto sorgere in varie persone domande e richieste di motivare comportamenti e abitudini che ai più appaiono poco comprensibili, per esempio la partecipazione alla S. Messa, i momenti di orazione personale, la recita del Santo Rosario e così via.

Molti dei miei amici hanno compreso bene che, in un mondo che vede il cristiano spesso emarginato, è esperienza comune che si debba andare controcorrente e che si incontrino difficoltà nel mantenersi fedeli alla vocazione cristiana. Prego sempre per i miei amici ciclisti – e per  tanti altri che ho potuto conoscere nel frattempo – perché riescano a correre la corsa vera, quella che corrono alla pari gregari e campioni e che porta dritti al traguardo del Cielo: la corsa della santità.

Lo dice anche san Josemaría, nel punto 169 di Solco: “Dà ottimi risultati intraprendere le cose serie con spirito sportivo… Ho perso diverse tornate? Bene, ma – se persevero – alla fine vincerò”.