“La nostra università si caratterizza per la sua mission, la centralità della persona, che rende possibile una reale apertura a persone di ogni religione, cultura e ceto. Questo è il motivo per cui non possiamo astenerci dall’affrontare temi di fondo come quelli sulla dignità umana. E abbiamo scelto di farlo con chi condivide i principi di una visione etica della vita, avendo in comune il riferimento alla natura umana e l’Antico Testamento”. Con queste parole all’insegna del dialogo religioso e del riconoscimento di valori morali comuni rivolte a Oded Ben-Hur, Ambasciatore dello Stato di Israele presso la Santa Sede, il Presidente del Campus Biomedico di Roma Paolo Arullani apre i lavori del convegno “La dignità umana come riferimento per la medicina: il contributo della teologia ebraica e cattolica” che si è svolto nella sede di via Longoni del Campus lo scorso 10 dicembre.
L'Ambasciatore Ben-Hur ha sottolineato a proposito del convegno che "il dialogo è solo un mezzo perchè la cosa più importante è sentire il dovere di conoscere l’altro". E ha proseguito: "bisogna avere questa intenzione altrimenti rischiamo di ridurre il dialogo a mero scambio di monologhi".
"Il mondo ebraico e il mondo cristiano - ha affermato Riccardo Di Segni, Rabbino Capo della Comunità ebraica di Roma nel suo intervento - partendo dalle stesse radici arrivano a conclusioni differenti". Ed ha aggiunto che entrambe le tradizioni hanno un compito derivante da una consapevolezza fondamentale: "si deve rispettare l'uomo - ha detto Di Segni - perchè¨ l'uomo è “a immagine e somiglianza di Dio. Questo è il valore aggiunto fondamentale che noi, malgrado tutte le differenze, condividiamo e che dobbiamo testimoniare di fronte a tutto il mondo”.
Entrando nello specifico della professione medica, uno stato di debolezza e sofferenza colloca la persona malata nelle mani degli operatori sanitari. E allora difendere la dignità del malato è un compito morale anche soprattutto per i medici e i parenti. Di estrema efficacia è stato il confronto tra Asa Kasher, Ordinario di Etica pratica e Filosofia morale presso l’Università di Tel Aviv, e Angel Rodriguez Luño, Ordinario di Teologia Morale alla Pontificia Università della Santa Croce e Membro della Pontificia Accademia per la Vita. Luño ha ricordato come esistano circostanze particolari nelle quali la debolezza è tanta e la prognosi così oscura che la dignità umana, superiore a ogni prezzo e che non tollera calcoli, perde buona parte della sua evidenza. Si pensi alla vita embrionale nascente, alla malattia terminale, alla prospettiva di una vita segnata da handicap.
Ecco perchè, sottolinea Paola Binetti, Direttrice del Dipartimento di Ricerca e Didattica del Campus e Membro del Comitato Nazionale di Bioetica, è “necessaria un’etica della relazione che suggerisca al medico credente la necessità di chiedere consiglio, di essere prudente, consultando chi ha più esperienza di lui, muovendosi non in un’ottica di competitività, ma nella logica della collaborazione”.
Le conclusioni affidate a monsignor Sergio Pintor, Direttore dell’Ufficio Nazionale della CEI per la Pastorale Sanitaria, e al Rettore del Campus Bio-Medico Vincenzo Lorenzelli, hanno incoraggiato a perseguire la strada della ricerca, del dialogo e del confronto per svolgere un autentico servizio all’uomo e promuovere una medicina che metta la persona la centro.
"La sanità - ha detto Mons. Pintor - è l'ambito in cui sorgono le domande fondamentali su noi stessi, sul senso della vita. Credo che da questo incontro potranno nascere contributi molto importanti di grande urgenza per tutta la medicina, per questo vi ringrazio".