È morto Pippo Corigliano

Sabato 8 giugno 2024 è morto Pippo Corigliano. Giornalista, scrittore, ingegnere, fedele dell’Opus Dei ma soprattutto amico di san Josemaría. È stato il direttore dell’Ufficio Informazioni dell’Opus Dei dal 1970 al 2011. È morto in casa sua, circondato dall’affetto delle persone dell’Opus Dei con cui viveva, una morte inaspettata e che ha lasciato tutti commossi.

Giuseppe Corigliano, noto a tutti come Pippo, nacque a Napoli il 31 maggio 1942. Nel 1960, a 18 anni, rispose con entusiasmo alla chiamata di Dio e chiese l’ammissione all’Opus Dei come numerario. Ebbe la possibilità di conoscere direttamente san Josemaría. Riferendosi al primo incontro, Pippo ricordava in un’intervista a TV2000: “Ero un po’ emozionato, ma appena l’ho conosciuto mi sono subito rasserenato, perché era davvero un Padre”.

Ha diretto l'Ufficio Comunicazione dell’Opus Dei per l’Italia per quarant’anni, vivendo in prima linea alcuni momenti molto significativi per l’Opera in Italia e nel mondo, come per esempio la morte di san Josemaría (26 giugno 1975), l’erezione dell’Opus Dei a prelatura personale (28 novembre 1982), la beatificazione (1992) e la canonizzazione (2002) del Fondatore.

Pippo, in virtù del suo lavoro, è stato “il volto” pubblico dell’Opus Dei in Italia negli anni de “Il Codice Da Vinci”, che da possibile danno all’immagine pubblica dell’Opera è stato trasformato, anche grazie alla professionalità di Pippo e dei suoi colleghi di tutto il mondo, in un’occasione per parlare della bellezza del messaggio di san Josemaría e della normalità delle persone che lo seguono.

Una volta in pensione, si è dedicato a scrivere libri con i quali ha trasmesso la bellezza dell’incontro con Gesù, che per Pippo è avvenuto grazie all’incontro con l’Opus Dei, considerato dall’ingegnere napoletano come “un tocco di Dio sulla spalla”. Con la sua amabile ironia napoletana, Pippo attribuiva la sua vocazione di scrittore proprio a Dan Brown, che con l’eco mediatica dei suoi libri aveva attirato l’attenzione su tematiche spirituali e soprannaturali.

Sebbene la sua professionalità e la sua competenza fossero note a tutti, anche a chi la pensava molto diversamente da lui, Pippo ripeteva spesso che la cosa più importante della sua vita non sono stati i successi professionali o la fama, ma la formazione umana e spirituale dei giovani, alla quale si è dedicato con tutta la sua simpatia e ottimismo. In quanto fedele dell’Opera, per tanti anni si è dedicato a seguire persone di tutte le provenienze nella loro crescita spirituale, anche tramite i mezzi di formazione cristiana dell’Opus Dei.

Nel suo blog, Preferisco il Paradiso, si possono leggere molte riflessioni, annotazioni e squarci di quotidianità che aveva imparato ad amare proprio grazie alla sua amicizia con san Josemaría. Chi lo ha conosciuto sa bene che Pippo aveva un buonumore contagioso, ma che soprattutto si manteneva sempre spiritualmente giovane. Queste poche righe, scritte quando già aveva ottant’anni, possono far intuire le due caratteristiche:

“Dio fa il tifo per me e non smette fino a che non divento uno che vive al Suo cospetto, con il cuore infiammato dal sangue di Gesù. Conversioni? Sì che ne devo avere! Continuamente scopro aspetti che dovrei affrontare e migliorare e non sono cose di poco conto. Dio non assiste benevolmente da lontano ma fa un tifo appassionato per me. È stata una scoperta e volevo comunicarla…”.


Omelia che mons. Fernando Ocáriz ha pronunciato durante il funerale di Pippo Corigliano

Il Vangelo di oggi ci riporta a quel momento così commovente nel quale la misericordia di Dio si esprime nello scambio di parole fra Gesù e il Buon Ladrone:“Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”.

Sono parole che possiamo vedere applicate oggi ricordando Pippo, che nei suoi scritti tante volte ha ripetuto (citando san Filippo Neri) “Preferisco il Paradiso”: a lui il Signore ha aperto le sue porte, oltre le quali si realizza quanto abbiamo letto nella prima lettura: “Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro”

Pippo ha percorso il suo cammino su questa terra cercando di essere un buon figlio di San Josemaría. Così ricordava il loro primo incontro, quando aveva 18 anni, nel 1960: “Ero un po’ emozionato, ma appena l’ho conosciuto mi sono subito rasserenato, perché era davvero un Padre”.

Anni dopo, nel 1978 Pippo era già Direttore dell’Ufficio Comunicazione dell’Opus Dei per l’Italia e ricorreva il cinquantesimo della Fondazione dell’Opera; ricordava che un anniversario come quello, egli disse: “doveva significare un maggiore impegno nella preghiera e nell’apostolato” e aggiungeva che “anche il centenario deve avere questo motivo di fondo: preghiera e apostolato che sono il manifestarsi della vita spirituale del cristiano”.

Un suo caro amico scriveva nel ricevere la notizia della sua morte: “La cosa più bella che ci lasci? L’allegria di essere di Cristo”.

Nelle preghiere che si reciteranno dopo la benedizione della salma, la liturgia prega così: “Ti rendiamo grazie, o Signore, per tutti i benefici che hai donato al tuo servo in questa vita, come segno della tua bontà verso di noi”. Perché un funerale è anche un momento in cui possiamo ringraziare Dio Padre che, attraverso le qualità umane di cui ha dotato Pippo, ha fatto di lui uno strumento attraverso il quale molti hanno potuto incontrare Dio.

Aveva imparato a vivere ogni situazione con un profondo e contagioso ottimismo, naturale e soprannaturale; cercando di lasciare una traccia potente e, soprattutto, simpatica nella vita di tante persone.

Quanti hanno imparato da lui ad essere veri amici! Ma la vera amicizia è un dono raro, e occorre che qualcuno ci dia l’esempio con la sua vita, sapendo ascoltare, pronti a dare il proprio tempo e la propria attenzione a chi ne ha bisogno. Per questo Pippo con la sua empatia ha saputo creare legami forti e duraturi, con persone di ogni provenienza e credo, facendo in modo che tutti si sentissero compresi e valorizzati.

Un cristiano ottimista sa vedere il lato positivo e anche divertente delle cose, sa sdrammatizzare con una battuta e creare un’atmosfera di gioia e semplicità.

Nell’ultimo punto diCammino san Josemaría ci ricorda: “Qual è il segreto della perseveranza? L'Amore. —Innamòrati, e non ‘lo’ lascerai”. Perché è proprio così; il cuore grande è il segreto della perseveranza; e il cuore di Pippo era molto grande, tale da mantenerlo spiritualmente giovane e capace di continuare a interloquire, anche negli ultimi anni, con le persone giovani.

In queste ore tante persone hanno ricordato che in Pippo si notava che ti voleva bene, con un sincero affetto, che ha cercato di viverlo tutta la sua vita.

Pippo ci ha lasciato sabato, festa del Cuore Immacolato di Maria; l’amore alla Madonna ha attraversato tutta la sua vita; la recita quotidiana del Santo Rosario costituiva un momento importante della sua giornata. E allora sulla porta di quel Paradiso, che lui preferiva a ogni cosa, la Madonna l’avrà trovata ad accoglierlo.