Dritto al cuore senza nascondere le difficoltà: Papa Francesco

Un papa che si è rivolto a tutti senza nascondere che la strada per la felicità, per Gesù, non è mai facile. Condividiamo una riflessione su alcuni aspetti del pontificato di papa Francesco scritta da Mariagrazia Melfi, psicologa e direttrice per lo sviluppo professionale e la Ricerca di EucA (European University College Association).

In questi giorni, accanto alle immagini e ai video, riecheggiano le parole di papa Francesco, le sue frasi incisive e semplici, il suo sapersi rivolgere nel modo opportuno ad ogni categoria di persone. Lavorando da oltre vent’anni nella formazione di giovani universitari, mi sono chiesta che tipo di comunicazione il Pontefice utilizzasse per essere ascoltato dalla generazione Zeta. Sembra che i Gen Z mantengano l’attenzione per circa 8 minuti, poi essa cala e smettono di ascoltare. Eppure ascoltavano Francesco nonostante la distanza generazionale e il disinteresse generale verso temi spirituali.



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A Venezia lo scorso anno diceva loro:

“Dio sa che, oltre a essere belli, siamo fragili, e le due cose vanno insieme: un po’ come Venezia, che è splendida e delicata al tempo stesso”.[1]

In queste due righe è forse abbozzato il ritratto della generazione Zeta, bella, fragile e delicata al tempo stesso. In una società che richiede prestazioni al top e che non contempla la fragilità tra le skills indispensabili per fare carriera e ottenere risultati, il Papa argentino non ha esitato a entrare nelle sabbie mobili dell’incertezza, a volte del buio o della noia che attanagliano i giovani. Ha saputo dire loro che comprendeva la difficoltà di vivere in una post modernità in cui l’unica vera certezza è l’incertezza!

“Nella cultura del provvisorio, del relativo, molti predicano che l’importante è “godere” il momento, che non vale la pena di impegnarsi per tutta la vita, di fare scelte definitive, “per sempre”, perché non si sa cosa riserva il domani”[2]

Al tempo stesso non ha esitato a suscitare domande dirette che arrivano dritte al cuore:

“Voi, vi domando, domando a voi: volete essere giovani addormentati, imbambolati, intontiti?” (..) “Volete che altri decidano il futuro per voi?”[3]

Il Papa, come un vero educatore, non ha lasciato i giovani soli con queste domande e non ha mai smesso di dire con parole e gesti, che si fidava di loro e della loro voglia di essere migliori.

“(..) vi chiedo di essere rivoluzionari, vi chiedo di andare contro corrente; sì, in questo vi chiedo di ribellarvi a questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, crede che voi non siate capaci di amare veramente. Io ho fiducia in voi giovani e prego per voi. Abbiate il coraggio di “andare contro corrente”. E abbiate anche il coraggio di essere felici”[4]

Francesco ha fatto comprendere ai giovani il loro valore, le loro qualità e potenzialità.

“Oggi noi adulti – noi, adulti! – abbiamo bisogno di voi, per insegnarci – come adesso fate voi, oggi – a convivere nella diversità, nel dialogo, nel condividere la multiculturalità non come una minaccia ma come un’opportunità. E voi siete un’opportunità per il futuro. Abbiate il coraggio di insegnarci, abbiate il coraggio di insegnare a noi che è più facile costruire ponti che innalzare muri! Abbiamo bisogno di imparare questo.”[5]

Tuttavia non si è limitato a incoraggiare, stimolare, supportare; ha messo in contatto ogni giovane con la fonte della felicità, con l’orizzonte più ampio a cui abbeverarsi di senso per dare senso alla loro vita.

“Dio ci ama, Dio ci ama come siamo, non come vorremmo essere o come la società vorrebbe che fossimo: come siamo. Ci ama con i difetti che abbiamo, con le limitazioni che abbiamo e con la voglia che abbiamo di andare avanti nella vita. Dio ci chiama così.”[6]

Ha parlato ai ragazzi di quel Gesù che intercetta nella e attraverso la fragilità, per comunicare il grande messaggio che consola, che vince ogni ansia e paura del futuro, che rende coraggiosi e pieni di speranza.

“L’amore del Signore è più grande di tutte le nostre contraddizioni, di tutte le nostre fragilità e di tutte le nostre meschinità. Ma è precisamente attraverso le nostre contraddizioni, fragilità e meschinità che Lui vuole scrivere questa storia d’amore.”[7]

Francesco non ha nascosto ai giovani che la strada che porta a Cristo non è mai facile, ma ormai l’alleanza con loro era solida, li aveva agganciati e poteva proporre mete elevate.

“Per seguire Gesù, bisogna avere una dose di coraggio, bisogna decidersi a cambiare il divano con un paio di scarpe che ti aiutino a camminare su strade mai sognate e nemmeno pensate”[8]

I giovani di Francesco si sono messi in cammino ma non è facile andare avanti, occorre accompagnarli nel complesso viaggio della vita ed è per questo che l’ultima domanda la rivolgo a me stessa e agli adulti che guardano con trepidazione queste nuove generazioni.

“Ve la sentite voi grandi, di guardare i giovani con gli occhi di Dio?”. [9]

Mariagrazia Melfi


[1] Incontro con i giovani a Venezia, 28 aprile 2024

[2] Incontro con i volontari della XXVIII GMG, Rio de Janeiro, 28 luglio 2013

[3] Incontro con i giovani, XXXI GMG, Cracovia, 30 luglio 2016

[4] Incontro con i volontari della XXVIII GMG, Rio de Janeiro, 28 luglio 2013

[5] Veglia con i giovani, XXXI GMG, Cracovia, 30 luglio 2016

[6] Cerimonia di accoglienza XXXVII GMG, Lisbona, 3 agosto 2023

[7] Veglia con i giovani XXXIV GMG, Panama, 26 gennaio 2019

[8] Veglia con i giovani, XXXI GMG, Cracovia, 30 luglio 2016

[9] Veglia con i giovani XXXIV GMG, Panama, 26 gennaio 2019