Domande e risposte su un’indagine giudiziaria in Argentina

In questo documento condividiamo un breve riassunto dell’evoluzione di una richiesta avanzata all’Opus Dei da un gruppo di donne in Argentina.

Fin da settembre 2020 sono state rese pubbliche diverse critiche contro l’Opus Dei in Argentina. Il conflitto ha avuto inizio sui media e ha subìto nel tempo diverse trasformazioni nella sua impostazione: prima come rivendicazione di diritti lavorativi, poi come richiesta di risarcimento per danni e infine come denuncia per sfruttamento lavorativo. Da giugno 2023 è in corso un’indagine giudiziaria avviata in seguito a una denuncia che sostiene che un gruppo di donne sia stato vittima di tratta di persone e sfruttamento lavorativo. La prelatura dell’Opus Dei nega categoricamente tale accusa. Ritiene inoltre che tale accusa rappresenti un uso distorto di una fattispecie giuridica penale che non ha alcun legame con i fatti narrati dalle denuncianti, e ancor meno con la realtà dell’Opus Dei.

1. Come è cominciato tutto?

Nel settembre 2020 un avvocato si è presentato alla prelatura dichiarando di rappresentare 43 donne che erano state numerarie ausiliari dell’Opus Dei, chiedendo la regolarizzazione dei contributi previdenziali (versamenti al sistema di sicurezza sociale del Paese, per pensioni e altri benefici). È stato ricevuto e ascoltato dalle autorità della prelatura, ma le informazioni fornite dall’avvocato erano insufficienti per analizzare la situazione previdenziale di ciascuna persona.

Da allora sono circolate nuove accuse attraverso diversi media, distorcendo la realtà e confondendo i diversi piani della vicenda (previdenziale, lavorativa, penale). In assenza di denunce formali da parte dell’avvocato o delle sue assistite davanti alla giustizia, nel 2022 le autorità della prelatura in Argentina hanno creato una Commissione di Ascolto per comprendere meglio i fatti, il contesto in cui si sono verificati e offrire risposte adeguate. Come esito di tale processo, alla fine del 2022 è stato costituito un Ufficio per sanare e risolvere casi come questi, per gestire in modo personalizzato eventuali reclami e promuovere percorsi di risanamento.

2. Qual è la situazione oggi davanti alla giustizia?

Nel settembre 2022, l’avvocato querelante ha presentato una denuncia presso la procura specializzata in tratta e sfruttamento di persone (Protex), basandosi su interventi nei media di alcune persone che avevano fatto parte dell’Opus Dei. Successivamente i procuratori della Protex hanno presentato formalmente la denuncia penale nel giugno 2023. Il giudice federale competente ha delegato l’indagine alla procura. Dopo alcune misure investigative, la procura ha presentato il risultato delle indagini al giudice nell’agosto 2024; tale risultato è stato reso pubblico dai media nel settembre successivo.

Nel 2024 i procuratori hanno chiesto al giudice di convocare per un interrogatorio quattro sacerdoti che avevano ricoperto l’incarico di vicario dell’Opus Dei in Argentina negli ultimi trent’anni, sostenendo che potessero avere responsabilità nei presunti fatti in base al ruolo da loro ricoperto. Al momento, però, il giudice non li ha ancora convocati.

Nel 2025 la richiesta è stata estesa anche a mons. Mariano Fazio, già vicario regionale, oggi vicario ausiliare della prelatura, residente a Roma. Di recente, l’avvocato querelante ha dichiarato ai media di aver chiesto alla procura di coinvolgere anche mons. Fernando Ocáriz, prelato dell’Opus Dei, anch’egli residente a Roma.

Attualmente, dunque:

  • il giudice non ha ancora formulato alcuna imputazione;

  • vi è solo una richiesta dei procuratori di convocare alcune persone per ascoltare la loro versione dei fatti;

  • il giudice non ha ancora deciso se accoglierà questa richiesta, né chi eventualmente citerà.

In merito a questa indagine giudiziaria, torniamo a negare nel modo più assoluto l’accusa di tratta di persone e sfruttamento lavorativo nei confronti di membri dell’Opus Dei.

Pur avendo preferito che non si arrivasse a questo punto, ci sentiamo in dovere di denunciare la grave manipolazione mediatica del sistema giudiziario, attraverso accuse infondate utilizzate per fare pressione su una rivendicazione di natura economico-lavorativa. Al tempo stesso, confermiamo il nostro impegno ad ascoltare tutte le persone che desiderano condividere un’esperienza vissuta nell’Opus Dei e la piena disponibilità a collaborare con la giustizia.

3. Chi sono le numerarie ausiliari?

Le numerarie ausiliari sono membri dell’Opus Dei, istituzione della Chiesa cattolica, che – come tutti gli altri membri – fanno parte dell’Opera in risposta a una vocazione: cercare Dio e renderlo presente nella vita quotidiana, soprattutto attraverso il lavoro, e le relazioni familiari, sociali e di amicizia.

Nel loro caso, il lavoro professionale – che richiede competenze specifiche, formazione continua e un percorso di sviluppo – consiste nella cura delle persone e dei centri dell’Opus Dei, creando un ambiente familiare, sia materiale che spirituale, che favorisca la crescita e la formazione di ciascuno.

Inoltre, come tutti i membri dell’Opus Dei, hanno amicizie, interessi personali, legami familiari e partecipano alla missione evangelizzatrice della prelatura, collaborando a iniziative formative e apostoliche.

Si tratta di una scelta fatta da molte donne nel mondo, che presuppone libertà piena e un processo di discernimento e incorporazione graduale e volontario. Chi desidera far parte dell’Opus Dei deve manifestare esplicitamente la propria volontà più volte, anche per iscritto: per l’incorporazione definitiva è necessario rinnovare questa volontà almeno otto volte in un periodo minimo di 6 anni e mezzo.

Chi volesse conoscere meglio la vita delle numerarie ausiliari, può vedere le testimonianze di persone provenienti da diversi Paesi.

4. Quali sono le condizioni di vita delle numerarie ausiliari?

Le numerarie ausiliari percepiscono un compenso per il proprio lavoro professionale, hanno copertura sanitaria, formazione accademica e opportunità di crescita professionale. Dispongono anche di risorse per viaggiare e visitare le loro famiglie o per sostenerle economicamente se necessario.

Contrariamente a quanto affermato da alcuni media, vivono in ambienti curati, con spazi dedicati al riposo, alla lettura e allo sviluppo personale.

Alcune numerarie ausiliari in Argentina hanno espresso il desiderio che si mostrino le case in cui vivono: cliccando qui è possibile vedere fotografie di alcune abitazioni.

5. Qual è la posizione dell’Opus Dei sul caso in questione?

Fin dall’inizio l’Opus Dei ha cercato di instaurare canali di dialogo e oggi conferma la piena disponibilità a collaborare con la giustizia affinché i fatti siano chiariti. Al tempo stesso respinge fermamente le accuse di tratta e di sfruttamento e sostiene che la denuncia nasca da una decontestualizzazione della vocazione liberamente scelta dalle numerarie ausiliari.

Si ritiene inoltre che si stia manipolando l’applicazione al caso di una fattispecie penale che non ha alcuna corrispondenza con i fatti narrati dalle persone denuncianti e ancor meno con la realtà dell’Opus Dei.

È perciò fondamentale che le persone a cui si intende attribuire questo reato possano esercitare pienamente il proprio diritto alla difesa e presentare per la prima volta la propria versione dei fatti, contribuendo a fare chiarezza.

Questo è tanto più importante di fronte a tentativi sistematici di costruire una narrativa mediatica di colpevolezza automatica, senza rispettare il giusto processo né la presunzione di innocenza, e stravolgendo i fatti per sostenere accuse che nulla hanno a che vedere con la realtà. Un esempio di ciò è la recente proposta dell’avvocato querelante di coinvolgere il prelato dell’Opus Dei, cosa che è priva di ogni fondamento in fatto e in diritti. Per questo, l’Opus Dei denuncia una grave manipolazione mediatica del sistema giudiziario, usato per fare pressione su una rivendicazione economico-lavorativa.

6. Come funziona il sistema penale in Argentina in un caso come questo? A che punto è il procedimento?

Per chi non conosce il funzionamento della giustizia penale in Argentina, può essere utile una breve spiegazione per comprendere lo stato attuale della situazione ed evitare conclusioni affrettate su una vicenda tanto delicata e complessa.

In linea generale, un procedimento penale in Argentina attraversa due grandi fasi:

  1. una prima fase di indagine (o “istruttoria”), condotta da un giudice o da un pubblico ministero;

  2. una seconda fase di dibattimento in aula (processo), condotta da un tribunale composto da tre giudici, che si apre solo se vengono ravvisati elementi sufficienti per proseguire.

Al momento della pubblicazione di questo testo, il caso si trova nella fase di indagine, ovvero nell’istruttoria. Questa fase può durare diversi mesi o addirittura anni e ha lo scopo di raccogliere elementi per stabilire se vi sia stato o meno un reato e, in caso affermativo, formulare un’ipotesi su chi potrebbe esserne responsabile.

Generalmente, questa fase è condotta dai pubblici ministeri, come avvenuto all’inizio di questa indagine. Tuttavia, in questo caso, il tribunale ha ritenuto opportuno avocare a sé l’indagine. Da quel momento, è il giudice a guidare l’indagine, valutando le prove raccolte, garantendo il rispetto delle garanzie procedurali e decidendo infine se archiviare il caso o procedere con il dibattimento.

Dopo l’indagine preliminare, il giudice deve prendere una decisione: può emettere il proscioglimento, se stabilisce che non c’è stato reato o che la persona non l’ha commesso; può dichiarare la mancanza di fondamento, se considera che non ci sono prove sufficienti che sia stato commesso un reato e che si deve approfondire l’indagine; oppure, se ritiene che esistano indizi sufficienti che sia stato commesso un reato, lo accusa formalmente mediante l’ordinanza di rinvio a giudizio, che implica procedere verso il dibattimento processuale in primo grado - retto dalla presunzione di innocenza e dalle garanzie processuali -, nel quale le parti devono presentare i loro argomenti e prove davanti a un tribunale che giudica il caso. Dopo il primo grado, il sistema prevede gradi di appello.

In questo caso concreto, fino a questo momento, il giudice non ha preso alcuna decisione sulle possibili citazioni per l’indagine previa, né ha definito chi citare.

Per questi motivi è importante tenere presente che, in Argentina, una denuncia penale aperta (incluse le dichiarazioni di chi il giudice consideri necessario) non implica automaticamente la celebrazione di un processo. In molti casi, la causa si chiude prima di arrivare a quella fase, o perché il giudice considera che non c’è stato reato (proscioglimento) o perché considera che le prove sono insufficienti (mancanza di fondatezza). La differenza è rilevante per coloro che sono abituati a sistemi giudiziari diversi. Per esempio, nel caso degli Stati Uniti, la situazione attuale è equivalente a un’indagine senza indictments.

La tratta di persone è un reato gravissimo, che lede profondamente la dignità umana. Proprio per questo, l’Opus Dei ha fin dal primo momento negato con forza questa accusa, ritenendo inoltre molto grave che si cerchi di forzare l’applicazione di una fattispecie penale così seria a un caso che non c’entra nulla con i fatti raccontati dalla denunciante.

Manovre di questo tipo non solo sviliscono la funzione della giustizia, ma banalizzano le vere tragedie che colpiscono migliaia di vittime reali nel mondo.

In sintesi, allo stato attuale:

  • Il procedimento penale si trova nella fase di indagine (istruttoria).

  • Nessuna persona è stata citata per rendere le proprie dichiarazioni.

  • Il giudice incaricato non ha emesso alcun rinvio a giudizio.

  • Non è in corso alcun processo penale pubblico e orale.

Breve linea del tempo

  • Settembre 2020: Un avvocato presenta una rivendicazione per contributi previdenziali riguardante 43 donne che erano appartenute alla prelatura. Rifiuta di fornire informazioni individuali per poter valutare ogni caso specifico.

  • Aprile 2021: Il caso viene portato sui media, con nuove accuse, alcune delle quali false o decontestualizzate.

  • Novembre 2021: Il vicario regionale incontra l’avvocato, con un atteggiamento aperto e di ascolto per cercare il dialogo. Tuttavia, l’avvocato continua a rifiutare di fornire informazioni sui singoli casi, ostacolando la possibilità di dare risposte appropriate alle singole persone.

  • Giugno 2022: Si istituisce una Commissione di Ascolto e Studio vista l’assenza di azioni giudiziarie da parte delle presunte vittime e l’impossibilità di un dialogo attraverso l’avvocato.

  • Settembre 2022: Numerarie ausiliari da tutto il mondo pubblicano una lettera aperta chiedendo rispetto per la loro vocazione.
    (→ vedere la lettera)

  • Dicembre 2022: Si crea l’Ufficio per sanare e risolvere i casi. Grazie all’esperienza positiva della Commissione di Ascolto, il vicario regionale decide di istituire una commissione permanente rivolta a chi è stato nell’Opus Dei e desidera affrontare situazioni specifiche o condividere la propria esperienza. Grazie a queste iniziative, alcune donne hanno potuto soddisfare i propri reclami e non fanno più parte del gruppo iniziale. Alcune di loro hanno dichiarato di aver voluto solo regolare questioni previdenziali e di essere state usate senza il proprio consenso per sostenere accuse gravi che non condividevano.

  • Marzo 2024: Viene approvato un protocollo internazionale per la gestione dei reclami istituzionali, che include la creazione di Uffici per sanare e risolvere i casi nei Paesi dove si ritenga opportuno.

  • Settembre 2024: Dopo che la procura ha presentato la propria relazione, la notizia viene pubblicata dai media e inserita nella newsletter della procura, in cui si afferma che l’indagine è stata trasmessa al giudice. Si evidenzia come una rivendicazione originariamente relativa a contributi previdenziali e risarcimenti si sia trasformata in una indagine penale per “tratta di persone” e “sfruttamento lavorativo”.
    L’Opus Dei ha respinto categoricamente queste accuse, ribadendo la volontà di collaborare con la giustizia e di ascoltare con rispetto chiunque voglia presentare un reclamo o condividere un’esperienza negativa.

  • Luglio 2025: La procura rinnova la richiesta di agosto 2024, chiedendo che venga interrogato anche mons. Mariano Fazio, già vicario regionale dell’Argentina, oggi vicario ausiliare della prelatura e residente a Roma. Pochi giorni dopo, l’avvocato querelante annuncia in un’intervista radiofonica di aver richiesto il coinvolgimento anche di mons. Fernando Ocáriz, prelato dell’Opus Dei.

    L’Opus Dei si vede costretto a denunciare una grave manipolazione del sistema giudiziario a fini mediatici, per fare pressione su un reclamo economico-lavorativo, attraverso manovre prive di ogni fondamento fattuale e giuridico.

Per approfondire i retroscena di questo conflitto, si può accedere a questo link (in inglese e spagnolo)

Per conoscere meglio la vita delle numerarie ausiliari, cliccare [qui].