Seimila in dialogo con Echevarría

Seimila giovani di tutto il mondo si sono ritrovati per la GMG 2013 al “Centro de Convencoes Sul America” di Rio per un incontro con il vescovo prelato dell'Opus Dei, Javier Echevarría.

L'elevato numero di ragazzi universitari e liceali, membri della prelatura e loro amici, ha indotto gli organizzatori a duplicare nella stessa mattinata del 25 luglio l'incontro previsto (la capienza della sala era di 3.500 persone), con una moltiplicazione dei numeri che è stata una costante di queste giornate.

Numerosissimi, ovviamente, i brasiliani e gli argentini (ben 800), ma hanno fatto sentire la loro presenza anche rappresentanti degli altri continenti: dall'Oceania all'Europa, dall'Africa all'Asia. In un clima colorato e familiare, il secondo successore di san Josemaría Escrivá alla guida dell'Opus Dei si è intrattenuto con i giovani che nei loro Paesi frequentano i mezzi di formazione spirituale della prelatura personale per due ore, parlando a braccio e rispondendo alle domande che gli venivano rivolte dalla platea. Il filo conduttore è stato l'invito a continuare a fare, quotidianamente, quello che papa Francesco ha chiesto il giorno dell'elezione al Soglio pontificio: pregare per la sua persona e le sue intenzioni.

Si sono poi alternate domande sul valore dell'amicizia, l'importanza della confessione, il senso del pudore e, soprattutto è stato chiesto a Echevarría quando e in che modo sia possibile scoprire la propria vocazione. Sul sacramento della Riconciliazione la domanda è arrivata da una diciassettenne giunta a Rio da Wellington, capitale della Nuova Zelanda, primogenita di una famiglia con nove figli. «La confessione è come una medicina ha spiegato il prelato -: quando hai mal di testa prendi un'aspirina per fartelo passare anche se sai che ti tornerà tra tre giorni. Analogo discorso per la Confessione: vale sempre la pena di ricorrere a questo Sacramento».

    Anna Sartea // Avvenire