Già pubblicato in 10 lingue, il quinto volume dei 26 anni di pontificato di Karol Wojtyla è uscito il 23 febbraio, in 330.000 esemplari con la prima edizione italiana voluta dalla Rizzoli.
Il libro, che ha come leitmotiv il male, si apre con un primo capitolo su “Il limite imposto al male”. Seguito poi da capitoli su: “Libertà e responsabilità”, “Pensando patria” (patria-nazione-stato) e “Pensando Europa” (Polonia-Europa-Chiesa). Mentre l’ultimo si occupa di “Democrazia: possibilità e rischi”.
L’epilogo, scritto con un altro stile “anche se non si tratta di una aggiunta”, come ha precisato il portavoce vaticano, Joaquín Navarro-Valls, durante la presentazione del libro tenutasi il 22 febbraio a Roma, ha come titolo “Qualcuno aveva guidato quel proiettile” ed è la trascrizione del dialogo tra il Papa e il suo Segretario personale, Stanislaw Dziwisz, dopo l’attentato di Ali Agca il 13 maggio del 1981 in Piazza San Pietro.
Nel volume il Papa risponde ai temi del Novecento, in particolare al “male eretto a sistema” nei regimi totalitari come il nazismo e il comunismo. Giovanni Paolo II ricorda e scrive: “Il Signore Dio ha concesso al nazismo dodici anni di esistenza e dopo dodici anni quel sistema è crollato. Se il comunismo è sopravvissuto più a lungo e se ha ancora dinanzi a sé, pensavo allora tra me, una prospettiva di ulteriore sviluppo, deve esserci un senso in tutto questo”.
È in questo senso che il Papa si riferisce a “un male necessario”: “Ciò che veniva fatto di pensare era che quel male fosse in qualche modo necessario al mondo e all’uomo. Succede, infatti, che in certe concrete situazioni dell’esistenza umana il male si riveli in qualche misura utile, in quanto crea occasioni per il bene”.
Il libro termina con un richiamo a Cristo: “Cristo è il Redentore del mondo: “Per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Is 53,5).