Alle istituzioni che chiedono la collaborazione dei sacerdoti dell’Opera nell’attività pastorale vengono fornite indicazioni che descrivono i modi e i luoghi della confessione, in ossequio alle norme della Chiesa.
San Josemaría, come tanti santi e autori spirituali, raccomandava la pratica della confessione frequente per fortificare la vita spirituale basata sulla grazia di Dio. Incoraggiava, anche, a cercare l’aiuto di altre persone tramite l’accompagnamento spirituale, inteso sempre da una prospettiva di libertà che serva alle persone ad aprire orizzonti interiori.
Papa Francesco, attraverso i suoi insegnamenti e i suoi gesti, ha insistito sull’importanza e sull’attualità di questi due mezzi di aiuto spirituale. Per esempio, in varie occasioni, ha ricevuto il sacramento del perdono nella basilica di San Pietro come un penitente qualunque, e, in occasione del Giubileo della Misericordia, ci ha ricordato che è importante che “vada al confessionale, che metta me stesso di fronte a un sacerdote che rappresenta Gesù, che mi inginocchi di fronte alla Madre Chiesa che è chiamata a distribuire la misericordia di Dio. C’è obiettività in questo gesto, nell’inginocchiarsi di fronte a un sacerdote, che in quel momento è il tramite della grazia che mi arriva e che mi guarisce”[1].
Riguardo all’accompagnamento spirituale, nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium papa Francesco ha dedicato i punti dal 169 al 173 a questo tema, spiegando il suo significato e le caratteristiche che deve avere per essere di aiuto efficace, tanto per chi la riceve che per chi la dispensa: “L’ascolto ci aiuta ad individuare il gesto e la parola opportuna che ci smuove dalla tranquilla condizione di spettatori. Solo a partire da questo ascolto rispettoso e capace di compatire si possono trovare le vie per un’autentica crescita, si può risvegliare il desiderio dell’ideale cristiano, l’ansia di rispondere pienamente all’amore di Dio e l’anelito di sviluppare il meglio di quanto Dio ha seminato nella propria vita”[2].
I sacerdoti dell’Opus Dei nella loro formazione permanente ricevono orientamenti per migliorare il servizio pastorale che prestano ai fedeli della Prelatura e ad altre persone che si rivolgono al loro ministero. Hanno cercato di fare propri gli insegnamenti di papa Francesco dati in occasione dell’anno della Misericordia e in discorsi più recenti[3], come le raccomandazioni degli esperti in materia di psicologia, comunicazione e altre discipline specialistiche che possono essere d’aiuto con le loro conoscenze. Anche la lettera sulla libertà scritta dal Prelato il 9 gennaio del 2018 è un’importante fonte per scoprire aspetti nei quali è possibile continuare a migliorare su questa linea.
Nei dialoghi di accompagnamento spirituale, il sacerdote o anche un laico particolarmente preparato, consiglia riguardo agli argomenti che gli pone la persona che lo chiede, oppure suggerisce argomenti di cui parlare se interessano. Questi consigli non sono imposizioni ma suggerimenti, affinchè l’interessato li valuti e metta in pratica a seconda di come può farli propri. Chi consiglia non si pone mai come modello dei suggerimenti che può dare, ma fa riferimento alla dottrina della Chiesa, agli insegnamenti del Papa e allo spirito dell’Opus Dei nel caso di fedeli della Prelatura. Su questa linea, negli ultimi anni si è rafforzata la preparazione dei laici, donne e uomini, che aiutano con la loro amicizia altre persone, in modo che lo facciano sempre in questo clima di rispetto della libertà, ed evitino espressioni o gesti che possano essere malintesi dalle altre persone come un erroneo autoritarismo o potere sopra le anime[4].
Come vengono vissuti questi orientamenti nelle istituzioni che chiedono l’aiuto pastorale dell’Opus Dei
Gli orientamenti generali segnalati prima sono quelli che applica anche la Prelatura dell’Opus Dei nel collaborare con attenzione sacerdotale insieme alle istituzioni educative che lo richiedono. Li elenchiamo di seguito:
- L’attenzione dei sacerdoti
L’attenzione spirituale che viene offerta dai sacerdoti della Prelatura dell’Opus Dei presso istituzioni con le quali ha accordi di aiuto pastorale, segue le indicazioni e raccomandazione della Chiesa, contenute in vari testi: il Rituale della Penitenza, il documento “Il sacerdote confessore e direttore spirituale, ministro della misericordia divina”[5], il Catechismo della Chiesa Cattolica, il Codice di Diritto Canonico e altri ancora.
- Riguardo il modo di realizzare la confessione
I cappellani designati, d’accordo con ciascuna istituzione riguardo gli orari e i luoghi della loro attività, assicurano l’accompagnamento spirituale e l’amministrazione del sacramento della Penitenza.
Fanno in modo di essere disponibili e, quando si riferiscono a ciò che per essi è importante, danno sempre risalto alla libertà delle persone che vi vogliono ricorrere[6]. L’iniziativa deve nascere dall’interessato, il quale può scegliere il sacerdote che vuole e smettere di andare da lui quando vuole[7].
Nel sacramento della penitenza si concede un bene grande: l’assoluzione dei peccati nel nome di Cristo. In più il confessore coopera con la grazia con consigli che incoraggiano e aprono orizzonti, con indicazioni che aiutano a considerare l’amore e la misericordia che ci viene da Dio[8]. Nell’accompagnamento spirituale e nella confessione il sacerdote cerca di essere molto prudente nel dialogo[9], mantenendo un tono rispettoso dell’intimità della persona. Qualora il penitente lo ritenga utile il sacerdote può aiutarlo a confessarsi ricordandogli e spiegandogli i comandamenti, sempre in modo positivo ed evitando ogni possibile imbarazzo[10].
- Riguardo il luogo
Il luogo proprio per amministrare il sacramento della Penitenza è il confessionale, che può avere una grata tra il penitente e il confessore, oppure una saletta comoda all’uopo e predisposta con porta a vetri[11]. Ordinariamente il confessionale con la grata è più indicato e verrà suggerito specialmente per bambine, bambini e adolescenti. Anche quando si tratta di donne, verrà utilizzato il confessionale con la grata.
Anche gli incontri propri della direzione spirituale ordinariamente si faranno utilizzando il confessionale, oppure una saletta con porta a vetri, oppure in luoghi aperti, e per le donne si faranno nei confessionali con la grata.
- Il sigillo sacramentale
I sacerdoti vivono l’inviolabilità del sigillo sacramentale con rigore assoluto, come è sottolineato dal Rituale della Penitenza, dal Codice di Diritto Canonico e dalla recente Nota della Penitenzeria Apostolica[12]. Inoltre, si rispetta una discrezione assoluta riguardo i colloqui di direzione spirituale[13].
[1] Papa Francesco, Il nome di Dio è Misericordia.
[2] Evangelii Gaudium, 169 - 173
[3] Web dell’Anno della Misericordia: http://www.im.va/content/gdm/es.html ; Lettera apostolica Misericordia et misera: https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_... ; omelie e angelus: https://www.vatican.va/content/francesco/it/omelie/2019/documenti/papa-francesco_20190329_omelia-penitenza.html e https://www.vatican.va/content/francesco/it/angelus/2021/documenti/papa-francesco_angelus_20210214.html
[4] Un libro che raccoglie in parte questa visione o orientamenti è Para llegar a puerto, de Francisco Fernández Carvajal (https://www.palabra.es/para-llegar-puerto-0568.html).
[5] Congregazione per il Clero, 9 marzo 2011.
[6] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1464.
[7] Come spiega il Catechismo ai nn. 1425-1429, il sacramento della Penitenza si comprende nel contesto della conversione personale che spinge ad accostarglisi liberamente.
[8] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1465-1466; El Sacramento de la Reconciliación n. 14, Conf. Episcopal de Chile 17 de noviembre de 1978; Per riscoprire il rituale della Penitenza, Congr. Per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.
[9] Cfr. Rituale per la Confessione, n. 18; Per riscoprire il rituale della Penitenza, Congr. Per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; Codice di Diritto Canonico, canone 979; Catecchismo della Chiesa Cattolica, n. 1466.
[10] In ciò che si riferisce al sesto comandamento del decalogo, i sacerdoti hanno presente particolarmente i criteri di delicatezza e prudenza nelle domande che ritengono di fare per illuminare la coscienza. Seguendo la prassi abituale della Chiesa in questa materia, in caso di dubbi sull’integrità del sacramento, vale di più essere schietti piuttosco che creare imbarazzo o scandalo per eccesso. Cfr Messaggio di Giovanni Paolo II alla Penitenzeria Apostolica, 21 marzo 1998, n.5.
[11] Cfr. Rituale per la Confessione, n. 12; El Sacramento de la Reconciliación n. 12, Conf. Episcopal de Chile 17 de noviembre de 1978; Codice di Diritto Canonico, canone n. 964.
[12] Cfr. Rituale per la Confessione n. 1; El Sacramento de la Reconciliación n. 12, Conf. Episcopal de Chile 17 de noviembre de 1978; Codice di Diritto Canonico, canone n. 983 y 984, Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1467 y la recente Nota della Penitenzeria Apostolica sull’importanza del foro interno e l’inviolabilità del sigillo sacramentale, 29-VI-2019, n. 1.
[13] “Nella direzione spirituale, i fedeli aprono liberamente il segreto della propria coscienza al direttore spirituale/guida, per essere quidati e aiutati nell’ascolto e nel compimento della volontà di Dio. Pertanto, anche questo ambito particolare esige un certo grado di segreto ad extra, riguardo al contenuto dei colloqui spirituali, e derivante dal diritto di ognuno al rispetto della propria intimità”, Nota della Penitenzeria Apostolica sull’importanza del foro interno e dell’inviolabilità del sigillo sacramentale, 29-VI-2019, n. 2.