Testo integrale della Lectio Magistralis del Card. BagnascoUn forte richiamo all’unità in ogni aspetto dell’esistenza, un appello alla coerenza tra la morale individuale e le manifestazioni della vita sociale. Parla dritto al cuore dell’uomo e si diffonde e permea tutto l’universo il messaggio proposto dalla “Caritas in veritate”. E’ forse questo l’insegnamento di Benedetto XVI che l’Arcivescovo di Genova, Cardinal Angelo Bagnasco, ha inteso sottolineare con maggior forza nella sua densissima ed articolata lectio magistralis dedicata al documento papale. Seguito da un pubblico foltissimo che la mattina di sabato 19 ha gremito la ex Sala delle Grida della Borsa di Genova, trasformata dalla Camera di Commercio in auditorium a servizio della città, il Presidente della CEI ha svolto la propria relazione nel corso di un incontro promosso dall’Ucid ligure, dalla Fondazione RUI, dalla Compagnia delle Opere e dal Forum delle Associazioni familiari della Liguria, che ha visto anche gli interventi d’eccezione di Bernhard Scholz, presidente nazionale della Compagnia delle Opere, e di Ettore Gotti Tedeschi, presidente del Banco di Santander Italia.
In apertura dalla sua lectio il Cardinal Bagnasco ha ricordato come l’Enciclica si inserisca nel filone aperto dai due precedenti documenti di Benedetto XVI, nel richiamo del Magistero perchè una razionalità illuminata della fede possa riscoprire l’essenza della realtà. “Anche in economia e nelle scienze sociali è necessario un pensiero lucido che sappia comprendere non solo i nessi di causa ed effetto ma vada alla radice dell’esistenza dei fenomeni. Un pensiero che guardi all’uomo nella sua integrità e che sia quindi aperto alla metafisica e alla teologia”. E’ questo, come dichiara la “Popolurum Progressio” richiamata più volte dal Papa, il servizio all’umanità che svolge la Dottrina Sociale della Chiesa, corpus dottrinale che considera la persona e la società nella sua globalità, “luogo dove la carità purifica ed eleva la giustizia, dove si approfondisce la dimensione relazionale di apertura all’altro”. Per questa ragione “l’annuncio di Cristo rappresenta il principale motore dello sviluppo umano”, ha spiegato l’Arcivescovo. “Con la “Caritas in veritate” Benedetto XVI non si limita ad entrare nelle attuali contraddizioni della dialettica delle scienze sociali ma guarda molto più in là. Spiega che la concezione dello sviluppo non va ridotta al solo aspetto quantitativo ma va vista soprattutto nella sua essenza vocazionale che interpella la responsabilità di ogni uomo. Il Papa sottrae così lo sviluppo ad un cieco ed arido determinismo e ci indica che esso dipende dalla qualità umana delle persone coinvolte”. Anche gli “episodi di degrado politico cui assistiamo oggi, che rivelano mancanza di progettualità e la resa ad interessi di corto respiro, così come recenti episodi di abbrutimento finanziario che hanno portato al collasso del sistema economico, colpendo le fasce più deboli dei risparmiatori, confermano che l'etica sociale si regge soltanto sulla base della qualità delle singole persone", ha ribadito il Cardinale evidenziando che "lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano con forza nelle coscienze l'appello del bene comune".
Si tratta in ultima analisi di quella coincidenza tra questione sociale e questione antropologica che, come ha spiegato il Cardinal Bagnasco, è l’asse portante dell’Enciclica. Una prospettiva secondo cui una morale pubblica non può esistere separata o contrapposta a quella privata e che investe i diversi aspetti della vita sociale nella loro globalità: dalla famiglia, alla vita economica, all’ambiente. Se relegare la famiglia nel privato, lontano dalla sua giusta rilevanza sociale, ha creato danni che hanno indebolito alle radici l’attuale società, gravi negazioni del diritto alla vita come “l'aborto e l'eutanasia corrodono il senso della legge ed impediscono all'origine l'accoglienza dei più deboli, rappresentando una ferita alla comunità umana dalle enormi conseguenze di degrado”. Anche il problema ambientale è affrontato dal Magistero nella sua dimensione antropologica, ha proseguito il presidente della CEI. “E’ necessaria un'ecologia dell'uomo, per proteggere l’uomo dalla distruzione di se stesso. Il degrado della natura è infatti strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana. Ai deserti esteriori corrispondono spesso dei deserti interiori”, ha concluso Bagnasco ricordando come quella del Papa rappresenti una voce di speranza, che indica all’umanità la strada per ritrovare il cammino smarrito, recuperando “il senso di discernimento e una nuova progettualità”.
Di tali prospettive, aperte dalla “Caritas in Veritate”, ha parlato nel suo intervento il presidente della Compagnia delle Opere, Bernhard Scholtz, che ha sottolineato come il documento papale valorizzi il lavoro e l’attività di impresa come motori dello sviluppo. Lavoro che, liberato dalla chiusura dell’individualismo, si apre alla vocazione a compiere il bene comune, a offrire il proprio contributo per la crescita umana della società, in un ottica che lascia spazio anche alla gratuità del dono e alla sussidiarietà.
Riprendendo l’analisi del Cardinal Bagnasco sui temi della famiglia e del diritto alla vita il banchiere Ettore Gotti Tedeschi ha infine spiegato quanto profonde, anche da un punto di vista sociologico ed economico, siano le indicazioni in materia offerte dall’Enciclica. “La crisi attuale è una crisi innanzitutto morale che affonda le sue radici nella cultura della denatalità abbracciata dall’Occidente dal ’75 in poi”, ha dichiarato il presidente di Santander Italia. Un’opzione che ha portato ad un invecchiamento della popolazione con un conseguente aumento dei costi sociali finanziati con la delocalizzazione delle produzioni a basso costo, con l’incremento esagerato dei consumi, con le bolle speculative che hanno portato alla situazione attuale. Anche Gotti Tedeschi vede nel recupero della dimensione etica delle scienze sociali e nella responsabilizzazione delle persone nell’assunzione delle decisioni economiche la strada per uscire dalla crisi. “Il percorso alternativo sarebbe quello di gonfiare nuove bolle. La più pericolosa di tutte è quella che punta a mettere in moto investimenti tipo “Sylicon Valley” sulle biotecnologie, su quelle attività di ricerca, cioè, che puntano alla manipolazione della vita umana. Se non vi sarà l’inversione di rotta nella cultura dominante auspicata dal Papa, chi potrà impedire che ciò avvenga?”.