Si tratta di una collana di 14 volumi, per un totale di 3500 pagine, curata dalle Edizioni Università della Santa Croce e alla cui elaborazione hanno preso parte circa 370 autori provenienti da 65 nazioni.
Il primo volume si apre con il discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti al congresso, in cui il Papa affermò che “Josemaría Escrivá pose al centro della sua predicazione la verità che tutti i battezzati sono chiamati alla pienezza della carità, e che il modo più immediato per raggiungere questo comune traguardo si trova nella normalità quotidiana”.
La maggior parte dei contributi adesso pubblicati versa proprio sui rapporti fra la fede e le realtà quotidiane. A ricordarlo durante la presentazione è stato mons. Mariano Fazio, Rettore della Pontificia Università della Santa Croce, il quale ha ribadito che “molte delle riflessioni contenute nei volumi non hanno soltanto una valenza teoretica, ma provengono da una esperienza vissuta e sono indirizzate ad illuminare e a vivificare cristianamente vari aspetti della società contemporanea. La famiglia, l'educazione, la creazione artistica, l'impegno nel sociale, l'impresa, lo sport e tante altre dimensioni della vita quotidiana vengono ripensate alla luce della dottrina della santificazione del lavoro e delle circostanze ordinarie del cristiano”.
“Quando il Santo Padre, nella giornata mondiale della pace celebrata qualche giorno fa, commentava le parole paoline 'vinci con il bene il male' non ho potuto non pensare ad un'altra espressione caratteristica di San Josemaría ben presente lungo questi 14 volumi: 'annegare il male nell'abbondanza del bene' (ahogar el mal en abundancia de bien). Questi volumi possono essere di aiuto per una riflessione dai risvolti pratici – ha concluso Fazio -, cioè su come ognuno di noi può contribuire a vincere il male con il bene di una vita cristiana coerentemente vissuta nella consapevolezza che l'amore è più forte che la morte".
Una parte dei testi adesso pubblicati cerca anche di evocare la figura umana ed ecclesiale del fondatore dell’Opus Dei. Per il sociologo bolognese Pierpaolo Donati, ad esempio, “la novità di Escrivá sta proprio nel proporre una sorta di ‘superamento’ della distinzione sacro/profano così come è stata rappresentata e vissuta nelle culture e nelle società che conosciamo”. Un ‘superamento’ – aggiunge Donati – “che non significa ‘annullamento’ o ‘inveramento’ dei termini, ma l’esaltazione di una qualità speciale della loro relazione: vedere la vita quotidiana come hic et nunc del divino che agisce e si rivela nel mondo in modo ‘ordinario’ attraverso il temporale”.
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Edizioni Università Santa Croce (EDUSC)
Dott. Andrea Zanni