La Prosa Quotidiana

Riportiamo un breve articolo di Gianfranco Ravasi pubblicato su Avvenire nella vigilia della festa di san Josemaría il 26 giugno. Parole che riprendono la profondità e la santità del fondatore dell'Opus Dei.

La vocazione cristiana consiste nel trasformare in endecasillabi la prosa quotidiana. Il cielo e la terra sembra che si uniscano laggiù, sulla linea dell'orizzonte. E invece no, è nei vostri cuori che si fondono davvero. L'immagine ha una sua originalità e potenza: «Trasformare in endecasillabi la prosa quotidiana».

A renderla un simbolo spirituale è san Josemaría Escrivá, il fondatore dell'Opus Dei, nel suo scritto Amare il mondo appassionatamente. Di lui domani la liturgia celebra la memoria; noi lo evochiamo oggi proprio perché illumini questa settimana che sta di fronte a noi con la sua ferialità da «prosa». il tema è profondamente legato al cuore del cristianesimo e, se si vuole, dell'intera religione biblica. L'incarnazione dichiara che cielo e terra si sono incontrati e abbracciati, il divino e l'umano si sono intrecciati, l'eterno intride il tempo, l'infinito avvolge lo spazio, l'assoluto irradia il contingente e il relativo.

Continuava Escrivá: «Quando un cristiano compie con amore le attività quotidiane meno trascendenti, in esse trabocca la trascendenza di Dio». Per questo anche l'azione più modesta, compiuta con la passione della fede e dell'amore, si trasfigura. Il cuore povero e limitato della creatura diventa la sede di Dio stesso. La casa, il lavoro, la strada riescono a diventare un tempio, senza perdere la loro semplicità e quotidianità. E un po' come quando si è innamorati: tutto diventa colorato, anche il grigiore di una giornata comune.

    Gianfranco Ravasi su Avvenire del 25 giugno