Alla presentazione sono intervenuti il Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, monsignor John Patrick Foley, e il Segretario e il Sottosegretario del medesimo dicastero, rispettivamente monsignor Renato Boccardo e Angelo Scelzo.
“Proprio perché influiscono sulla coscienza dei singoli, ne formano la mentalità e ne determinano la visione delle cose, occorre ribadire in modo forte e chiaro che gli strumenti della comunicazione sociale costituiscono un bene primario per la persona e per l’umanità e rappresentano un patrimonio da tutelare e promuovere”, ha affermato monsignor Boccardo nel suo intervento citando la Lettera.
I media sono infatti per il Papa “agenti attivi nella costruzione di orizzonti culturali e valoriali entro i quali ciascun uomo e ciascuna donna comprende se stesso, gli altri, il mondo”, ha proseguito il Segretario del dicastero pontificio.
Già nella Christifideles laici (30 dicembre 1988), Giovanni Paolo II affermava: “Il mondo dei media, in seguito all’accelerato sviluppo innovativo e all’influsso insieme planetario e capillare sulla formazione della mentalità del costume, rappresenta una nuova frontiera della missione della Chiesa” (n. 44).
Poiché i media hanno a che fare “con l’uomo e la sua visione del mondo e della vita” per il Papa è dunque “necessario avviare quanto prima una seria riflessione dal grande respiro etico che sia garanzia per l’esercizio di responsabilità personale e sociale” , ha poi spiegato monsignor Boccardo.
Dal momento che esiste uno stretto legame tra le strutture dei media e la costruzione di processi culturali, non mancano “alcuni snodi problematici che richiedono con urgenza attenta riflessione e profondo discernimento”, ha ricordato il prelato, che è anche l’organizzatore dei viaggi papali.
I mezzi di comunicazione, ha proseguito, costruiscono in primo luogo “modelli di percezione della realtà che spesso obbediscono a visioni antropologiche non più cristianamente determinate”, avviando un “processo di messa in mora di una prospettiva cristiana circa la vita e la dignità della persona umana”.
Basta ricordare, ha sottolineato Boccardo, come “troppo spesso” la televisione divenga “strumento potente di aggressioni personali, occasione di denigrazione e agorà di battaglie spesso volgari e senza gusto”.
I media hanno una grande influenza anche sulla “costruzione ed eterodirezione” dell’opinione pubblica, ha affermato monsignor Boccardo.
Anche se la Chiesa guarda infatti “con favore e simpatia” ai mezzi di comunicazione, per il prelato sarebbe “ingenuo”, nonché “gravemente lesivo” del bene comune, non interrogarsi sul rapporto tra media e costruzione dell’opinione pubblica.
A tal proposito, nel documento “Comunicazione e missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa”, approvato nel maggio 2004, i Vescovi italiani affermavano che: “Doverosi e legittimi sono la partecipazione dei cattolici al dibattito pubblico sui media e l’intervento su singole questioni”, soprattutto laddove si ravvisa una perdita dell’interiorità e una tendenza a rimpiazzare la verità con l’opinione.
Monsignor Boccardo ha spostato l’accento sull’uso di internet, sottolineando come esso sia intervenuto a ridefinire “in modo radicale il rapporto psicologico di una persona con lo spazio e con il tempo”.
Al giorno d’oggi, ha proseguito, “attrae l’attenzione ciò che è tangibile, utile, subito disponibile”, venendo a volte a mancare “lo stimolo a un pensiero e a una riflessione più profondi”.
”L’uomo on line è l’uomo del presente, dell’immediata soddisfazione, delle relazioni de-somatizzate, l’uomo al quale è continuamente sottratta la necessità della scelta perché la grande Rete è magazzino di esperienze sempre disponibili”, cosa che può portare ad un “individuo smemorato, disperso nella folla di solitudini”.
Alla luce di questo fenomeno si leggono bene le parole contenute nel messaggio di Giovanni Paolo II per la 39° Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali del 2005, dove il Papa avvertiva sul principio etico intorno al quale dovrebbero ruotare la nuove tecnologie: “La comunicazione dovrebbe essere fatta da persone a beneficio dello sviluppo di altre persone” .
“Di fronte a questi scenari come è possibile per la Chiesa aiutare uomini e donne che lavorano nei media e coloro che ne fruiscono a intraprendere la strada di un nuovo umanesimo, di una rinnovata
centralità della persona umana?”, si è chiesto Boccardo.
Giovanni Paolo II segnala almeno tre strade: “la formazione, la partecipazione e il dialogo”.
Quanto alla prima, “si tratta di uscire dalle secche dell’occasionalità e promuovere investimenti di risorse umane che sappiano radicare nella riflessione propriamente teologico-pastorale gli aspetti e le competenze specificamente professionali”.
Riguardo alla partecipazione, si tratta invece di “avviare progetti di cooperazione tra le Chiese per promuovere e coordinare strumenti di comunicazione sociale che divengano spazi possibili di comunicazione secondo prospettive cristiane”, cercando anche di opporsi “al processo di costruzione dell’opinione pubblica oggi spesso regolata da interessi e potentati economici”.
C’è infine il dialogo, che può essere favorito a diversi livelli proprio dai media, che la Lettera Apostolica definisce come “veicoli di reciproca conoscenza, di solidarietà e di pace” e “risorsa positiva potente se messi a servizio della comprensione tra i popoli”, ma anche “un’‘arma’ distruttiva se usati per alimentare ingiustizie e conflitti”.
Di fronte a questa sfida Boccardo ha affermato che Giovanni Paolo II continua a ripetere con forza l’invito rivolto all’inizio del suo Pontificato: “Non abbiate paura! Non abbiate paura delle nuove tecnologie! […] Non abbiate paura della vostra debolezza e della vostra inadeguatezza!”.
“Ai credenti, uomini e donne che hanno a cuore il destino dell’umanità, è consegnata la responsabilità nel discernimento culturale”, ha concluso il prelato. “In fondo non ci viene chiesto di possedere una luccicante armatura per vincere Golia, ma semplicemente di saper scegliere pochi e giusti ciottoli con la sapienza e il coraggio di Davide”.