Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI

E’ stata una conferenza dai toni familiari quella che si è tenuta alla Residenza delle Peschiere di Genova martedì 5 luglio scorso. I due relatori, Sua Eminenza il Card. Tarcisio Bertone, Arcivescovo di Genova e il Dott. Giuseppe De Carli, direttore della struttura Rai Vaticano erano chiamati a dipingere due figure da loro ben conosciute.

Dai loro interventi, basati principalmente su ricordi personali, sono emersi i ritratti di due Papi, diversi nel carattere e nello stile, ma per certi versi molto simili.

De Carli ha narrato gli straordinari eventi occorsi tra la fine di marzo e la fine di aprile di quest’anno. L’aggravarsi delle condizioni del Santo Padre, la sua morte, il fiume di pellegrini che gli hanno reso omaggio e le sobrie e commoventi esequie in Piazza San Pietro. Eventi che tutti hanno vissuto molto da vicino anche grazie ai mezzi di comunicazione. Dietro un movimento così massiccio e così coinvolto di fedeli si deve leggere la traccia misteriosa e profonda che Giovanni Paolo II ha lasciato in milioni di cuori.

De Carli ha poi ripercorso i suoi ricordi di vaticanista: i suoi incontri personali col Papa, mai formali e freddi, i viaggi apostolici, i momenti commoventi e quelli divertenti vissuti accanto ad un Papa pieno di senso dell’umorismo e amore di Dio. “Era un uomo – ha commentato concludendo – di cui la gente, me compreso, si è innamorata”.

Tra i ricordi dei rapporti con l’allora Card. Ratzinger, De Carli ha raccontato le sue passeggiate quotidiane, nei dintorni di San Pietro, durante le quali era facile accostarglisi e percorrere un tratto di strada con lui, conversando amabilmente.

Il Card. Bertone ha trascorso vari anni a Roma, lavorando a stretto contatto con Giovanni Paolo II e con il Card. Ratzinger, come Segretario della Congregazione per la Dottrina della fede. Nel suo intervento ha raccontato con vivezza la personalità dell’uno e dell’altro, anche per come emergeva dal loro modo di lavorare. Giovanni Paolo II aveva un metodo di lavoro efficace: nella preparazione dei testi e nello studio dei problemi dava sempre una visione di fondo, sapeva fornire delle tracce che poi i suoi collaboratori avrebbero sviluppato. «Un maestro della fede che però era anche capace di ascoltare: un Papa che studiava, che sapeva mettersi in dialogo con la scienza, e apprendere alla scuola della scienza». Aveva anche una memoria di ferro: «Quando incontrava dei gruppi di vescovi, per esempio, ricordava di ciascuno la diocesi di provenienza, e molti dettagli personali, perfino il libro che aveva pubblicato».

Con il progredire della malattia è stata sempre più evidente l’assimilazione a Cristo sulla Croce. Giovanni Paolo II ha saputo essere sacerdote e vittima, e ha continuato il magistero delle parole, con il magistero incarnato della sua sofferenza.

Anche di Papa Benedetto XVI il Card. Bertone ha rievocato molti ricordi. Gli anni di lavoro alla Congregazione di cui era Prefetto, quando nel lavoro e nello studio costante e ordinato delle diverse questioni emergeva la sua profondità di visione e di sintesi, accanto all’umiltà di voler ascoltare il parere di tutti, «anche degli ufficiali che lavoravano lì da poco, anche dell’ultimo arrivato». Il desiderio di lasciare l’incarico al raggiungimento dei 70 e poi dei 75 anni. E la richiesta del Papa di rimanere, fino alla chiamata del Signore ad essere successore di Pietro. Anche Bertone ha ricordato l’amabilità e la cordialità dell’adesso Papa Benedetto XVI, quando, invitato a pranzo portava una buona bottiglia di vino o una scatola di cioccolatini.

Dai tanti episodi e dettagli raccontati da questi due testimoni oculari è emersa la grande ricchezza e anche il lato umano di due uomini di Dio; l’uno ormai in Cielo, e l’altro che adesso occupa il suo posto, alla guida della Chiesa.

L’attività è stata promossa dall’UCID Liguria.