I vari interventi hanno analizzato tre tipologie di falsità contenute nel romanzo: il prof. Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale Leonardo da Vinci, ha documentato la superficialità dei riferimenti leonardeschi; il prof. Franco Cardini, ordinario di Storia Medioevale presso l'Università di Firenze, ha sintetizzato rapidamente l'inconsistenza dei documenti storici su cui Brown fonda la serietà scientifica delle sue affermazioni, soffermandosi soprattutto sul fenomeno sociologico del poco senso critico con cui il pubblico ha accolto il libro; infine, don John Wauck, professore di Letteratura e Cristianesimo nella Pontificia Università della Santa Croce di Roma, ha parlato degli interventi della Prelatura dell'Opus Dei in questa vicenda, riferendo l'esperienza del blog che gestisce sull'argomento (davincicode-opusdei.com) e al quale affluiscono numerosissime richieste di informazioni. Ha moderato gli interventi la giornalista Isabella Poli.
Davanti a una sala gremita (circa quattrocento persone e molti giovani) e con la presenza di giornalisti di diverse testate, i relatori hanno risposto all'esigenza di chiarezza espressa sia dal Vescovo che dal pubblico, come è emerso dal dibattito che ne è seguito (fra l'altro, molte domande erano già arrivate nei giorni precedenti alla segreteria dell'incontro mediante un sistema di richiesta via mail e SMS).
Il prof. Vezzosi ha arricchito le sue spiegazioni con la proiezione di quadri, bozzetti, autografi e disegni di Leonardo, dai quali si evidenzia la pura gratuità delle affermazioni di Brown, specie sulla presenza della Maddalena nell'Ultima Cena.
Cardini si è soffermato sulla preoccupazione che desta la passività dei lettori di fronte all'opera di Brown, che è emblematica per quanto potrebbe avvenire in futuro: la mancanza di cultura critica in vasti strati sociali, infatti, corrodendo le radici di un popolo e annullandole l'identità, può determinare operazioni di falsificazioni morali, politiche ed economiche, con grave pregiudizio per la democrazia.
Infine, riguardo all'Opus Dei, è stato apprezzato da molti partecipanti il modo in cui la Prelatura ha risposto alle calunnie del thriller, evitando polemiche ed ampliando su scala mondiale le informazioni sulle attività che svolge, spesso in paesi in via di sviluppo e in situazioni socialmente difficili. «Il film sul Codice da Vinci? Mi auguro che servirà a far capire – ha detto John Wauck - che quel libro è tutta una finzione. In genere, la gente è propensa a credere a ciò che è scritto nei libri. Al cinema invece spesso scatta l'effetto Hollywood: le immagini restano impresse, sì, ma poi vien da riflettere che non tutto è vero. E col film sul Codice da Vinci sono certo che succederà».