Ai confini della vita

Organizzata dal Centro Culturale Rivalto e con il contributo dell’ERDISU martedì 9 marzo 2004, nell’Università di Trieste, è stata tenuta dall’onorevole Carlo Casini, Presidente nazionale del Movimento per la Vita, una conferenza sul tema “Ai confini della vita. L’embrione: oggetto o soggetto?”, alla presenza di un centinaio di persone, tra cui parecchi giovani.

Il relatore ha preso spunto dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, tante volte ripresa in atti internazionali e costituzioni nazionali, nella quale si proclama che il fondamento della giustizia consiste nel riconoscimento della dignità di ogni essere umano. Ma quando ci troviamo di fronte ad un uomo? L’esperienza della schiavitù ha mostrato che alcuni uomini non tanto tempo fa erano ancora considerati oggetti (“servus nullum caput habet”) e parimenti fa il razzismo verso alcune persone, non riconoscendone la personalità giuridica.

Analogamente, molti trattano l’embrione come un oggetto, molti altri sono convinti che già nei primi giorni di vita sia un essere umano. Il diritto non può attendere e deve guidare l’azione, proteggendo il più debole. Bene, a giudizio di Casini, ha fatto il Comitato Nazionale di Bioetica italiano a pubblicare il 26/6/1996 un documento su “Identità e statuto dell’embrione umano”, dove conclude di essere pervenuto “all’unanimità a riconoscere il dovere morale di tutelare l’embrione umano fin dalla fecondazione, secondo i criteri di rispetto e tutela che si debbono adottare nei confronti degli individui umani a cui si attribuisce comunemente la caratteristica di persona”.

La legge sulla fecondazione artificiale, appena varata in Italia, presenta luci e ombre, ma ha il grande pregio di affermare che l’embrione umano è un soggetto. A conclusione del suo intervento l’onorevole Casini ha voluto citare Giovanni Paolo II, straordinario campione dei diritti umani, riprendendo un punto della “Evangelium Vitae”: “Come un secolo fa ad essere oppressa nei suoi fondamentali diritti era la classe operaia e la Chiesa con grande coraggio ne prese le difese, proclamando i sacrosanti diritti della persona del lavoratore, così ora, quando un’altra categoria di persone è oppressa nel diritto fondamentale alla vita, la Chiesa sente di dover dare voce con immutato coraggio a chi non ha voce … A essere calpestata nel diritto fondamentale alla vita è oggi una grande moltitudine di esseri umani deboli e indifesi, come sono, in particolare, i bambini non ancora nati”. Essi fanno appello al diritto.

Alla fine dell’ampia e vivace relazione, ci sono state numerose domande.