I tre novelli sacerdoti italiani sono:
Don Massimo Del Pozzo, nato a Napoli il 25 gennaio 1966, ha ottenuto la maturità classica nel Liceo Umberto I. Ha compiuto gli studi di Giurisprudenza alla Statale di Milano, dove si è laureato in Diritto del Lavoro. Ha poi conseguito un’altra laurea in Scienze politiche, e una specializzazione in Diritto del Lavoro e Relazioni industriali. Fa parte dell’Opus Dei nel 1984. Tornato a Napoli nel 1989, ha esercitato l’avvocatura nello studio paterno e contemporaneamente è stato vicedirettore della Residenza Universitaria Monterone, dell’IPE. Ha anche conseguito la licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia università della S. Croce, a Roma.
Don Giorgio Romani è nato a Roma nel 1969. Fedele dell’Opus Dei dal 1987, ha conseguito la laurea in Lettere presso l’Università di Bari e si è dedicato interamente alla formazione di giovani, dirigendo per molti anni la Residenza Universitaria del Levante di Bari.
Don Sergio Fumagalli, nato a Cassano d’Adda nel 1957, laureato in fisica, fa parte dell’Opus Dei dal 1977. Ha lavorato per quasi vent'anni al Centro ELIS di Roma, dove ha svolto diverse funzioni: direttore della Scuola Sportiva e della Residenza per lavoratori, professore al CFP e promotore di numerose attività, tra cui il servizio civile. Per vari anni ha insegnato Fisica in un liceo scientifico statale di Roma.
Abbiamo posto alcune domande a don Massimo Del Pozzo.
Come può accadere che un brillante avvocato con tre lauree e una specializzazione, dopo anni di esercizio professionale, decida di farsi sacerdote?
Diversamente da come si potrebbe pensare, non c’è stata nessuna, come dire, “crisi mistica” e tantomeno una disillusione circa il lavoro. Il messaggio di santità dell’Opus Dei è proprio centrato sulla santificazione del lavoro professionale! Ma nell’Opus Dei capita anche che il Prelato interpelli alcuni fedeli laici circa la disponibilità a diventare sacerdoti. La risposta naturalmente è completamente libera, e io, così come gli altri 42 che saranno ordinati con me, sono stato ben felice di rispondere affermativamente.
Che cosa fa un sacerdote incardinato nella Prelatura dell’Opus Dei?
Come diceva san Josemaría Escrivá, un sacerdote dell’Opus Dei viene ordinato per essere sacerdote al cento per cento e fondamentalmente per essere a completo servizio dei fedeli e degli apostolati della Prelatura, il che comprende anche la formazione spirituale e dottrinale delle persone che, senza far parte dell’Opus Dei, desiderano riceverla. Ciò vuol dire una dedicazione molto assidua al lavoro pastorale perché, grazie a Dio, sono sempre più numerose le persone che si rivolgono all’Opus Dei per trovare, migliorare o completare la propria vita cristiana.
Allora, evidentemente, non tornerà a fare l’avvocato…
Certamente no, anche se mi è rimasto un grande amore per questa professione. Tuttavia, credo che continuerò a svolgere un po’ di lavoro accademico presso la Pontificia Università della Santa Croce, dove attualmente sono professore assistente di Diritto Processuale Canonico. Farò ricerca e didattica. L’Università è stata voluta dal Servo di Dio mons. Álvaro del Portillo, di cui è da poco iniziato il Processo di canonizzazione, per la formazione dei sacerdoti e dei seminaristi che vengono a studiare a Roma da tutto il mondo. Anche questo è un modo molto pratico e utile di servire la Chiesa.
Un po’ di emozione davanti alla prospettiva del sacerdozio?
Non un po’ ma molta! Il sacerdozio cristiano è un fatto tanto grande e impegnativo che mi sento tremare di fronte ai miei difetti e alla mia incapacità. Tuttavia, il Prelato dell’Opus Dei, mons. Echevarría, ci ha assicurato che da molto tempo convergono su di noi ordinandi le preghiere di tante persone in tutto il mondo. La Comunione dei santi, nella Chiesa, è una realtà molto consolante, e per questo io confido, oltre che nell’aiuto divino, nella preghiera di molte persone. Prima di tutto quelle della mia famiglia, che è di solide tradizioni cristiane e nella quale la notizia della mia ordinazione è stata accolta con tanta gioia e commozione.
Oltre a fare l’avvocato, per un certo tempo lei si è dedicato alla formazione dei giovani universitari napoletani, nella Residenza Universitaria Monterone. Conserva ricordi particolari di questa esperienza?Ha qualche consiglio da dare ai giovani?
Ho ricordi meravigliosi di tanti ragazzi bravi e simpatici, che si sono preparati con grande impegno a diventare ottimi professionisti, buoni cristiani e, per chi non ha seguito un’altra vocazione, esemplari padri di famiglia. In quegli anni ho toccato con mano la verità di una frase che san Josemaría ha scritto in Cammino (n. 30): (…) La giovinezza dà tutto quello che può: dà sé stessa, senza misura. Davvero ho avuto a che fare con persone giovani e generose. E questo è l’unico consiglio che mi sento di dare ai giovani: rispondete con generosità e senza calcoli alle chiamate del Signore. Egli si interessa di tutti e di ciascuno e per tutti ha un progetto di vita: non deludiamolo!