Roma.
Nella chiesa parrocchiale di san Josemaría Escrivá nel pomeriggio del 23 marzo S.E.R. Javier Echevarría ha presieduto la concelebrazione eucaristica nel dodicesimo anniversario “del piissimo transito del Servo di Dio S.E.R. mons. Álvaro del Portillo, vescovo, prelato della Prelatura dell’Opus Dei”, come recita il frontespizio del libretto distribuito ai fedeli.
La chiesa era affollata come si conviene nelle grandi ricorrenze, con famiglie del quartiere, molti giovani, professionisti e tante persone che partecipano al lavoro di formazione cristiana svolto dai fedeli della Prelatura. In tutti è sempre molto viva l’immagine di mons. del Portillo, che, tra l’altro, tanto si prodigò per la realizzazione di questa parrocchia di Roma, anche se non ebbe la gioia di vederla terminata e inaugurata dal Papa Giovanni Paolo II.
Il Prelato dell’Opus Dei nella sua omelia ha ricordato “l'insistenza di Mons. Álvaro del Portillo, che seguiva le orme di San Josemaría, nell'esortare alla pratica della Confessione. Vivere in grazia di Dio è infatti il presupposto indispensabile per coltivare la vita interiore. Per questo don Álvaro ci spronava ad aiutare gli altri a ricevere questo sacramento. «Dovete avere molta pazienza con le persone che volete avvicinare — ci diceva — senza scoraggiarvi quando sembra che non rispondano. Dedicate loro del tempo, vogliate loro bene e alla fine si arrenderanno di fronte all'amore di Dio che scopriranno nella vostra condotta. E non dimenticate che ogni passo avanti che fanno ci obbliga ad aiutarle di più»" (Mons. Álvaro del Portillo, Lettera pastorale, 1-III-1984).
Ha anche suggerito di osservare “se le relazioni con le persone con cui ci incontriamo più frequentemente — nella famiglia, nell'ambiente di lavoro — sono animate dallo spirito di servizio, da uno spirito cioè che non cerca il proprio tornaconto ma il bene degli altri, per imitare così il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti (Mt 20, 28). Mi piace ricordare che fin dal lontano 1948 il carissimo don Álvaro ebbe modo di percorrere tutta l'Italia, svolgendo in diverse città un fecondo apostolato. Non poteva contare su alcun mezzo materiale, ma amava il Signore e le anime; ci ha lasciato un buon esempio, per la nostra vita quotidiana".
La preghiera dei fedeli, recitata in 7 lingue, ha invocato l’aiuto del Servo di Dio “a santificarci nel lavoro professionale e nella vita di ogni giorno, essendo veri testimoni della nostra fede”.
Milano.
La Santa Messa è stata celebrata nella bellissima chiesa romanica di S. Ambrogio. Hanno concelebrato il Vicario Regionale della Prelatura dell'Opus Dei, mons. Lucio Norbedo, e altri quattro sacerdoti. Nell'omelia, mons. Norbedo ha ricordato la figura e le virtù precipue di mons. del Portillo, di cui è iniziato il Processo di Canonizzazione, fedele figlio di san Josemaría Escrivá, che conobbe nel 1935 e di cui fu il più stretto collaboratore dal 1944 fino alla morte.
La chiesa di S. Ambrogio era affollata da un migliaio di fedeli attenti e partecipi; numerosa la presenza di giovani e di molte famiglie con bimbi in tenera età. Cinque sacerdoti hanno amministrato il Sacramento della Confessione fino a cerimonia conclusa. Ha proclamato le letture Arséne, un giovane studente della Costa d'Avorio che studia ingegneria a Milano grazie a una borsa di studio del Politecnico.
Palermo.
S.E.R. mons. Salvatore Di Cristina, Vescovo Ausiliare e Vicario Generale delle Diocesi di Palermo, ha presieduto la concelebrazione.
Tra gli altri sette concelebranti c’era don Bruno Padula, Vicario della delegazione dell’Opus Dei per la Sicilia, che nel saluto iniziale ha sottolineato la fortunata coincidenza dei 60 anni dall’arrivo di don Álvaro in Italia, il suo amore per la Chiesa e la sua fedeltà al carisma dell’Opus Dei. Alla Messa hanno partecipato circa settecento persone di tutte le età: fedeli della Prelatura, cooperatori ed amici.
Mons. Di Cristina, nel commentare vari testi di don Álvaro, alcuni dei quali pubblicati nel volume “Rendere amabile la verità”, ha ricordato l’importanza della risposta fedele alle mozioni dello Spirito Santo. Tra l’altro ha detto: “Il mio lavoro – non importa se poco o molto importante – messo responsabilmente a frutto, al servizio degli altri uomini, (...) darà il suo contributo al miglioramento dei rapporti umani, al corretto orientamento del progresso della scienza e dello sviluppo della tecnica".