Don Álvaro, testimone di fedeltà

Il 20 marzo ha avuto luogo la sessione di apertura del tribunale della prelatura dell’Opus Dei che interverrà nella fase istruttoria della causa di canonizzazione di mons. Álvaro del Portillo. L’atto è stato celebrato nell’ Aula Höffner della Pontificia Università della Santa Croce, a Roma, alla presenza di circa quattrocento persone.

Durante il suo intervento, il prelato dell’Opus Dei ha commentato uno degli ultimi scritti di don Álvaro, datato 17 marzo 1994, una settimana prima della sua morte. Si tratta di una cartolina che mons. del Portillo ha inviato da Gerusalemme al segretario personale del Papa, mons. Stanislaw Dziwisz, con queste parole: "Carissimo amico: da questi santi luoghi ho pregato — abbiamo pregato — tanto per Lei, “vir fidelis”, e con la supplica di voler presentare al Santo Padre il nostro desiderio di essere “fideles usque ad mortem”, nel servizio alla Santa Chiesa ed al Santo Padre ".

Il prelato dell’Opus Dei ha sottolineato che “oggi, la lettura di quel breve testo, manoscritto da don Álvaro, acquista un rilievo particolare alla luce di ciò che sarebbe avvenuto di lì a poco. Si può dire che il Signore lo abbia preso in parola — usque ad mortem —: poche ore dopo essere rientrato a Roma, infatti, questo servo buono e fedele — così lo definì Giovanni Paolo II — venne chiamato al cospetto di Dio. Quest'episodio — ha affermato Mons. Echevarría - mi sembra molto adatto ad inquadrare la cerimonia per la quale siamo convenuti qui oggi e che ha per protagonista un Pastore che, fino alla fine, ci ha lasciato una testimonianza, appunto, di fedeltà".

Mons. Echevarría ha rilevato che sono giunte molte testimonianze autografe su don Álvaro: tutte mostrano che il primo successore di san Josemaría ha veramente lasciato dietro di sé una speciale eredità di ammirazione e di affetto. Poco dopo la sua morte –ha aggiunto– “mi sono arrivate numerose testimonianze scritte che confermavano la diffusione di una solida fama di santità già in vita di Mons. del Portillo ed auspicavano il sollecito inizio della sua Causa di canonizzazione. Fra queste, circa 200 lettere di Vescovi (fra cui 35 Cardinali) di 25 Paesi”.

La Congregazione delle Cause dei Santi ha approvato che nella prima fase della Causa, o inchiesta diocesana, sulla vita, le virtù e la fama di santità di Álvaro del Portillo, intervengano due tribunali con ugual grado di competenza: uno del Vicariato di Roma e l’altro della Prelatura dell’Opus Dei.

Le sessioni del tribunale del Vicariato di Roma sono cominciate il 5 marzo con una cerimonia analoga a quella che ha avuto luogo il 20 marzo presso l’Università della Santa Croce. Como ha sottolineato mons. Echevarría, i due tribunali si coordineranno per quanto sia necessario nello svolgimento della fase istruttoria della causa (dichiarazioni dei testimoni e raccolta dei documenti), ma non saranno chiamati a esprimere nessuna sentenza: questo compete esclusivamente alla Santa Sede.

Il prelato dell’Opus Dei ha spiegato anche che il tribunale del Vicariato si occuperà “dell'esame di alcuni testi residenti a Roma: fra questi, io stesso, alcuni esponenti della Curia romana ed altri membri dei Consigli generali della Prelatura che per anni hanno collaborato da vicino con Mons. del Portillo”.

Mons. Echevarría ha ricordato che quanto i iniziò a lavorare alla causa di canonizzazione di san Josemaría, don Álvaro “non perdeva occasione per farci osservare che tale decisione non mirava a procurare la gloria umana dell'Opus Dei, bensì il bene della Chiesa, l'edificazione delle anime”. Il prelato dell’Opus Dei ha espresso il suo desiderio che anche la causa de mons. del Portillo sia l’occasione perchè molte persone, attraverso la figura di don Álvaro, “scoprano il volto paterno di Dio, che sorride, incoraggia, perdona”.